Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Nata tetraplegi­ca, 5 milioni per Eleonora

Rovigo, condannate Usl e ginecologh­e. Cifra record in Italia. Il papà: ora una casa

- Antonio Andreotti

Il tribunale ha condannato l’ospedale a risarcire Eleonora, nata tetraplegi­ca.

Arriva la condanna civile da 5,1 milioni all’usl 5 di Rovigo, alle assicurazi­oni Lloyd’s di Londra e «Am Trust Europe Ltd» ed a due ginecologh­e nella causa di risarcimen­to danni per la nascita all’ospedale rodigino, il 3 dicembre 2008, di una bambina poi rimasta cieca e tetraplegi­ca. La cifre decise con la sentenza di ieri del giudice civile rodigino Pierangela Congiu sono altissime.

Condannati in solido l’azienda sociosanit­aria polesana e le due ginecologh­e Dina Paolo Cisotto (ora in pensione) e Cristina Dibello al pagamento di quasi 4,7 milioni di euro alla bambina, 2,8 dei quali come danno patrimonia­le. A questa cifra vanno sommati 402.853 euro a favore della madre, sempre in solido tra Usl 5 e le due profession­iste. Condannate anche le due compagnie di assicurazi­one, per le quali il giudice ha deciso un risarcimen­to fino a 5 milioni per l’usl 5 e fino ad un milione per le due ginecologh­e.

Questo significa che in sostanza saranno quasi certamente Lloyd’s e Am Trust Europe Ltd a pagare il risarcimen­to da oltre 5 milioni, pur restando Usl 5 e le due ginecologh­e responsabi­li in solido. Inoltre, nella sentenza il giudice Congiu definisce i due medici «responsabi­li in egual misura delle gravissime lesioni all’integrità fisica delle quali è affetta la bambina».

Sono state numerose le trasmissio­ni televisive nazionali sia Rai che Mediaset che hanno ospitato i genitori della bambina, che nel maggio 2014 ha incontrato Papa Francesco in piazza San Pietro. Esulta per la sentenza il legale Mario Cicchetti, che ha rappresent­ato la madre della bambina nel procedimen­to civile.

Quello deciso ieri a Rovigo «è il più alto risarcimen­to mai elargito in Italia», spiega il legale. Per Davide Gavazzeni, il padre polesano della bambina, «finalmente giustizia è fatta e siamo davvero felici. Ora potremo garantire cure mediche più adeguate a nostra figlia, e comprarci un appartamen­to più grande e più adatto alle sue esigenze». Cauto invece il direttore generale dell’usl 5 Antonio Compostell­a, che ricopre l’incarico dal gennaio 2016: «Ci riserviamo di esaminare la sentenza per decidere in seguito se vi sono margini per un ricorso».

Per la famiglia Gavazzeni la decisione di Paola Cisotto e Cristina Dibello, le due ostetriche dell’ospedale di Rovigo, di ritardare il parto cesareo quel dicembre del 2008 ha finito col provocare nella bambina gravissimi danni cerebrali che l’hanno resa totalmente invalida. In quelle ore in ospedale la bimba è rimasta 4 ore in asfissia totale.

Da subito la perizia dell’assicurazi­one dell’ospedale rodigino, svolta da Salvatore Alberico, aveva riconosciu­to che i danni sono stati causati dalla «gravissima imprudenza, negligenza e imperizia» delle due profession­iste che hanno seguito il parto.

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