Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

L’abbraccio di Conselve a Rosa e Angelo. Madre e figlio uniti per sempre

- Silvia Moranduzzo

Le bare di legno chiaro entrano una dopo l’altra. Percorrono la navata centrale del duomo di Conselve sotto gli occhi umidi di lacrime di quasi mille persone. All’altare, vengono affiancate: gigli e girasoli per entrambe. È l’addio a Rosa e Angelo Volpi, madre e figlio, morti nel rogo della loro casa di Conselve, una settimana fa. Mentre dormivano si sono alzate le fiamme. Angelo, 42 anni, affetto da sindrome di Down, è andato accanto alla mamma ottantenne con l’istinto di proteggerl­a, ha chiamato aiuto dalla finestra. Forse poteva salvarsi, ma è rimasto nella stanza. Morti soffocati, entrambi.

Tra i presenti anche il prefetto di Padova, Renato Francesche­lli, il sindaco di Conselve, Maria Alberta Boccardo, e il comandante provincial­e dei carabinier­i, il colonnello Oreste Liporace. Il vescovo di Padova, Claudio Cipolla, non poteva essere presente ma ha recapitato in chiesa un pensiero, consegnato a don Luciano Danese, il parroco di Conselve che ha celebrato il funerale. «Avrei desiderato essere presente per manifestar­e la vicinanza di tutta la Chiesa – le parole del vescovo –. Provo grande gioia a sapere che Angelo considerav­a la parrocchia una seconda casa, per tutti noi è un privilegio».

A salutare Angelo e Rosa non ci sono solo la famiglia, gli amici e le autorità ma l’intera comunità. Ci sono così tante persone che parecchi devono restare fuori dalla chiesa. «Sono vissuti in un abbraccio e sono morti in un abbraccio – dice don Luciano –. Rosa era una persona che sapeva mettere a loro agio gli altri, devota alla famiglia. Angelo era l’emblema dell’allegria, della spensierat­ezza e della dolcezza. Ma in lui c’era spazio anche per la riflession­e, infatti a volte chiedeva alla madre “Perché non mi posso sposare?” o “Perché non posso guidare?”. Ricorderem­o tutti i suoi abbracci».

Angelo non vedeva l’ora di sposarsi: chiedeva sempre all’insegnante di pianoforte di suonargli la marcia nuziale e alcuni amici avevano stampato anche inviti ad un’ipotetica cerimonia. «Non hai avuto paura davanti al pericolo – continua l’insegnante di piano – Hai donato la vita a tua mamma come lei l’ha donata a te. Ti vogliamo bene». Le commozione è grande, diffusa, palpabile. Lentamente la folla esce sul sagrato per far spazio alle bare. Escono una alla volta dalla chiesa, le portano al cimitero per l’ultima riunione. Angelo e Rosa riposerann­o assieme, come lo sono stati per tutta la vita di madre e figlio.

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(Foto Bergamasch­i) Addio Le bare di Rosa e Angelo Volpi

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