Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Vicenzaoro, Ieg punta sugli orologi e prepara i cantieri per rifare la fiera
Ravanelli: «Pronto il piano per farli convivere con i saloni. E più spazi da subito»
Vicenzaoro scommette sugli orologi e avvia un’altra edizione da tutto esaurito. E in attesa della Borsa, Ieg ha già definito il piano per gestire i tre anni di lavori, che scatteranno dopo Vicenzaoro a gennaio, e che consegneranno il nuovo quartiere a gennaio 2022. Numero di espositori confermato sul 2017 e i 54 mila metri quadrati lordi del quartiere occupati per intero, con 1.500 buyer. «E i ricavi delle manifestazioni orafe - come dice l’amministratore delegato di Ieg, Ugo Ravanelli - che nel 2018 aumenteranno rispetto ai 23,1 milioni dello scorso anno». È molta la carne al fuoco per Ieg, la spa fieristica nata due anni fa con la fusione di Rimini e Vicenza, alla vigilia di Vicenzaoro settembre, che aprirà i battenti sabato alla Fiera di Vicenza.
Novità sulla manifestazione, ma non solo. «Apriremo una Vicenzaoro da sold-out - dice Marco Carniello, il manager a cui Ieg ha affidato la direzione delle manifestazioni orafe vicentine, fetta corposa dei ricavi della spa fieristica -. E con tante novità sulle iniziative che svelano le tendenze di settore». Ma Ieg guarda avanti, cercando di ampliare l’offerta sulle gemme e avviando la presenza negli orologi. «Interessanti per il nostro sviluppo - spiega Carniello -. Non un progetto per i grandi brand, su cui non pensiamo di essere così attrattivi, ma sugli orologi di design, a cui guardano i consumatori più giovani. Abbiamo inserito 12 marchi per metà stranieri - nella nostra community dell’argento e semi-preziosi con un progetto molto moderno, legato ai social. E poi vorremmo diventare riferimento in Europa sulle gemme, espandendo nei prossimi anni i 150 espositori presenti su distribuzione, taglio e vendita delle pietre».
Un modo per inserirsi, sugli orologi, di fronte alle difficoltà di Basilea, fiera europea di riferimento? «Non parlo di Basilea ma di quel che facciamo noi replica Ravanelli -. Ma orologi e pietre preziose sono una delle aree di sviluppo per Vicenzaoro con i nuovi spazi che avremo nel quartiere. Abbiamo avviato con Confindustria negli ultimi tre mesi un confronto per dare a Vicenzaoro un’identità di hub europeo del settore, nel progetto che abbiamo chiamato Prima. Imperniato su un maggior coinvolgimento dei buyer internazionali, un maggior ingaggio dei brand più importanti, con la proposta di presentare qui le loro collezioni e un miglioramento dell’accoglienza. Cominceremo a concretizzarlo a gennaio».
Ma intanto, Ravanelli, come partite con questa edizione di settembre?
«In pochi mesi, da quando Marco Carniello ha la gestione totale della manifestazione, i cambiamenti sono significativi. Abbiamo mantenuto gli espositori, compensando l’assenza di alcuni di loro per le coincidenze delle festività ebraiche con i giorni di fiera. E vedere il segno più davanti a tutti gli indici in un momento in cui il mercato ha una piccola flessione e significativo».
L’uscita dell’ex direttore generale Corrado Facco dunque non ha pesato?
«Noi apprezziamo il lavoro fatto negli anni dallo staff coordinato da Facco. Il valore di quei risultati sta nella capacità di gestire e modificare alcune cose da parte di Carniello e della sua struttura, e di quella di Ieg, migliorando ancora i risultati già positivi del 2017».
Avete presentato in primavera un poderoso piano di interventi di ristrutturazione del quartiere di Vicenza per oltre 30 milioni.
«Aggiungeremo tremila metri quadrati; ma con gli ammodernamenti ne renderemo in realtà disponibili ottomila lordi. Confermati tempi: saranno disponibili per Vicenzaoro di gennaio 2022».
E il piano per far convivere cantiere e fiere?
«È già definito. I lavori inizieranno subito dopo Vicenzaoro di gennaio 2019. Chiuderemo gli spazi della Chiocciola sostituendoli con due grandi tensostrutture, che resteranno stabili per due anni: una su un’area della fiera, l’altra vicino a villa Bonin. Saranno molto più belle di tanti padiglioni che si vedono in fiere italiane e molto più grandi di quelle previste in origine. Abbiamo rivisto il progetto iniziale, che avrebbe ridotto gli spazi. Potremo allargare subito Vicenzaoro».
I piani di quotazione in Borsa come procedono?
«Secondo gli schemi previsti: ci vedono in Borsa a metà novembre. Con un’operazione in parte in aumento di capitale e in parte di vendita delle azioni degli attuali soci, ancora da definire nei pesi. A vendere saranno solo i soci riminesi, mentre, a quanto sappiamo, quelli vicentini manterranno il 19%, semmai ridistribuendo le quote in Vicenza Holding».
Anche in chiave di sviluppi futuri. Ma sull’ipotesi di aggregazione con Bologna sono tornate le schermaglie.
«Hanno espresso valutazioni su Ieg quando noi non ne facciamo e abbiamo puntualizzato».
E le ipotesi di una holding regionale delle fiere in Emilia Romagna? Il lato vicentino come c’entrerebbe?
«Il mercato fieristico italiano presuppone aggregazioni. Ma non è obbligatorio farle. Possono nascere collaborazioni, siamo disposti a farle. Se non arriveranno, non ne faremo un dramma».
A Vicenza qualcuno teme ulteriori pesanti diluizioni.
«Sono schietto: è un falso problema. Chiaro che ci si diluisce diventando più grandi. Ma Vicenza con i nuovi accordi manterrà comunque una rappresentanza in cda. E la sostanza è che il quartiere e la struttura sono parte integrante di Ieg. Abbiamo inaugurato la nuova impostazione del centro congressi di Vicenza. E il cambiamento già quest’anno è dal giorno alla notte».
Il rapporto con la nuova giunta di Vicenza?
«Molto buono, come dimostra la straordinaria operazione di Vicenzaoro Off. Il feeling è molto positivo».
E quelli con il vicepresidente Matteo Marzotto, apparsi gelidi?
«Marzotto è il vicepresidente della società. Ha il suo ruolo e i suoi compiti. Partecipa al cda ed è un esponente nominato dalla componente vicentina».
” L’AD Marzotto? È il vicepresidente, ha il suo ruolo e i suoi compiti