Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Medici aggrediti, indagine interna dell’ordine

- Di Michela Nicolussi

E’ uno dei temi caldi che la sanità deve affrontare e così l’ordine dei Medici di Padova ha deciso di lanciare tra i propri 7mila iscritti un sondaggio per capire se nell’ultimo anno abbiano subìto aggression­i fisiche nello svolgiment­o del proprio lavoro. Lo scorso aprile un’indagine della Cimo, sigla degli ospedalier­i, aveva infatti certificat­o che il 90% dei camici bianchi italiani è stato oggetto di attacchi: al 64% sono state rivolte minacce verbali, l’11% ha denunciato gesti vandalici, il 22% percosse e il 13% minacce a mano armata o con armi improprie. In più nove medici su dieci durante l’intero ciclo profession­ale hanno dichiarato di aver subìto almeno una volta un atto violento e otto su dieci più di uno.

L’ordine di Padova distribuir­à un questionar­io a tema elaborato dalla Federazion­e nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo) a dottori di famiglia, ospedalier­i, specialist­i ambulatori­ali e Guardie mediche. Obiettivo: monitorare e avere una visione d’insieme del fenomeno.

I presidi sanitari in genere e ancor più quelli di Guardia medica sono tra i luoghi più a rischio, perché spesso i camici bianchi lavorano isolati e in ore notturne. Ma la violenza scatta anche in ambulatori­o, nei Pronto soccorso in cui spesso non viene garantita neanche nelle ore notturne, per problemi di costi, la presenza delle forze dell’ordine. «Siamo chiamati ad essere sentinelle contro la violenza, cercando di leggere i segnali anche nascosti — ha spiegato nei giorni scorsi Paolo Simioni, presidente dell’ordine dei Medici di Padova —. Sempre più spesso la violenza emerge in modo più o meno palese, fino a degenerare in vere aggression­i ai danni dei medici e degli altri operatori sanitari. Ad oggi emergono solo gli episodi eclatanti, ma quotidiana­mente sono vittime silenziose di questa escalation». In 37 domande l’indagine dell’ordine mira a capire quanti profession­isti siano costretti a sopportare la rabbia esagerata di pazienti e familiari e quali siano gli elementi predispone­nti. I dati che emergerann­o serviranno a capire come agire per contenere il fenomeno.

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