Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Stop a nove profughi su dieci»
Decreto sicurezza, avvocati certi: «Le bocciature dei richiedenti asilo si moltiplicheranno»
Da una prima stima, con i nuovi paletti fissati dal decreto sicurezza, nove profughi su dieci potrebbero vedersi negare il permesso di soggiorno. Attualmente in Veneto viene respinto il 60 per cento delle domande. »L’accoglimento delle domande da parte delle commissioni potrebbe calare dell’80 per cento», conferma Mario Poggi, legale veronese e componente dell’asgi. Intanto c’è chi teme che sparisca il sistema Sprar.
Un crollo verticale dell’accoglimento delle richieste di asilo in Veneto. È quanto prevedono gli esperti dall’applicazione del nuovo decreto sulla sicurezza che modifica in modo radicale il sistema che finora ha regolato i permessi di soggiorno.
«Da una prima stima, applicando queste nuove regole l’accoglimento delle domande da parte delle commissioni potrebbe calare dell’80 per cento», spiega Mario Poggi, legale veronese e componente dell’asgi, l’associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, che raggruppa gli avvocati che si occupano del tema profughi.
Se la previsione risulterà esatta, considerando che attualmente le commissioni prefettizie di Vicenza, Verona, Treviso e Padova accolgono mediamente meno del 40 per cento delle richieste, significa che solo un profugo su dieci otterrà il permesso di restare nel nostro Paese.
La falce si abbatterà soprattutto su chi chiede protezione per «motivi umanitari», coloro cioè che fuggono dal proprio Paese perché vittime di situazioni di grave instabilità politica, di episodi di violenza o di mancato rispetto dei diritti umani. Stando ai dati forniti dal ministero dell’interno, si tratta del più concesso: il 19% delle domande esaminate nel 2017 dalla commissione di Vicenza; il 20% da quella di Treviso; e il 21 da Verona e Padova. In pratica, quasi i due terzi dei permessi ottenuti dei migranti in Veneto sono per motivi umanitari, considerando che meno della metà (dal 6 all’11 per cento dei procedimenti trattati) ottiene lo status di rifugiato che riguarda le vittime di persecuzione, meno ancora (dal 2 al 10 per cento, a seconda della commissione) quelli che possono rimanere grazie alla protezione sussidiaria, che spetta a chi rischia di subire un danno grave (condanna a morte, tortura, minaccia alla vita in caso di guerra) se dovesse rientrare nel proprio Paese.
Con il nuovo decreto, viene tutto cancellato: al posto di quelli umanitari, potranno essere attribuiti dei permessi temporanei per motivi di salute, per calamità naturali nella patria d’origine o per gravi situazioni di sfruttamento e violenza domestica.
«Oltre a diversi dubbi sulla legittimità costituzionale di alcune delle nuove norme prosegue Poggi - il rischio è che il provvedimento sia controproducente, creando molti più clandestini, anche tra coloro che attualmente stanno affrontando il processo di integrazione, e che perderanno il lavoro perché non rientrano nei “paletti” del diritto d’asilo».
Tra le novità contenute nel decreto, quelle che riguardano lo Sprar - al quale aderiscono i Comuni - che finora ha dato i risultati migliori sotto il profilo della qualità, visto che i migranti finiscono in piccole strutture sparse per la regione. Stando ai dati di quest’estate, in Veneto i rifugiati all’interno del Sistema di protezione per richiedenti asilo sono cinquecento, poco più del 4 per cento degli 11.300 profughi totali. «Da noi si fa accoglienza diffusa ma le nuove regole sembrano andare in direzione opposta, sistemando la totalità dei richiedenti asilo all’interno dei “Cara”, le grandi strutture, con i conseguenti problemi di sicurezza che già vediamo a Cona e Bagnoli», spiega Marco Zamarchi, direttore de «Il Villaggio Globale», la cooperativa che gestisce strutture Sprar a Spinea, Mirano, San Donà di Piave e Piazzola sul Brenta. In tutto un centinaio di migranti.
D’ora in avanti le piccole comunità verranno riservate solo a chi è già titolare di permesso di protezione internazionale e ai minori non accompagnati. Per i richiedenti asilo, invece, l’unica sistemazione sarà all’interno dei «Cara», i Centri di accoglienza richiedenti asilo. «Ma con questo principio, unito al forte ridimensionamento delle domande d’asilo che saranno accolte dopo il giro di vite al riconoscimento della protezione umanitaria, il sistema Sprar è destinato a sparire», conclude Zamarchi.
Con le stesse preoccupazioni, ieri è scesa in campo anche l’anci, l’associazione dei Comuni italiani. Per il presidente Antonio Decaro, il decreto Salvini «produrrà più irregolari sul territorio. L’altro problema per noi davvero grande, per il quale chiediamo di rivedere il decreto, è la chiusura dello Sprar».
L’avvocato
C’è il rischio che il decreto crei molti più clandestini, anche tra coloro che attualmente stanno affrontando il processo di integrazione
L’anci Produrrà più irregolari Ma il problema per noi più grande, per il quale chiediamo di rivedere il decreto, è la chiusura dello Sprar