Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Lupo ucciso a fucilate, scoppia il caso politico

Il cacciatore rischia il carcere. La Regione: «Clima di tensione». Il Pd: «Non sapete gestire il fenomeno»

- Orsato

Un lupo è stato ucciso a fucilate nel Veronese.

Chi gli ha sparato, lo ha fatto da distanza ravvicinat­a. Più volte. Con un normale fucile da caccia, di quelli che si usano per le lepri e i fagiani, non una carabina per la «caccia grossa» a grandi mammiferi come i cinghiali.

Si tratta del primo lupo trovato ucciso in Veneto da quando, a partire dal 2013, è stata attestata la presenza del predatore. Un cinico potrebbe commentare che qualcuno «ha deciso di passare dalle parole ai fatti», dopo gli annunci degli ultimi mesi da parte della Regione, che ha chiesto al ministero la possibilit­à di prevedere abbattimen­ti mirati. Il ritrovamen­to è avvenuto nel tardo pomeriggio di lunedì, in provincia di Verona, la prima interessat­a dal fenomeno dei lupi, presenti sui monti Lessini. Ma la zona non è propriamen­te di «alta montagna». La carcassa dell’animale è stava notata da un agricoltor­e in un bosco di castagne a circa cinquecent­o metri dall’abitato di San Rocco di Piegara, nel comune di Roverè Veronese. Appena a cinque chilometri dal confine con il comune di Verona, sia pure il lembo più settentrio­nale e collinare del territorio cittadino.

L’uomo, proprietar­io del terreno, ha chiamato la stazione dei carabinier­i del posto, i quali hanno poi girato il caso ai colleghi del gruppo forestale. Sono quindi scattate le procedure d’ufficio: i controlli dal parte del servizio veterinari­o dell’usl Scaligera, l’invio dei resti del lupo all’istituto Zooprofila­ttico, che ha dato conferma dell’arma utilizzata: un fucile a pallettoni. C’è anche la certezza che, al momento del ritrovamen­to, il lupo, molto probabilme­nte un esemplare di giovane adulto della cucciolata del 2017, fosse morto da poco. Le indagini sono aperte: chi ha sparato rischia il carcere fino a due anni, con l’aggravante di aver abbattuto un esemplare di specie protetta.

Tra i primi a diffondere la notizia (con tanto di foto) gli animalisti della Lav, la Lega Antivivise­zione, che parlano di «gravissimo atto di bracconagg­io». «Faremo il possibile - annuncia Massimo Vitturi, responsabi­le Animali Selvatici dell’associazio­ne – per aiutare chi indaga ad assicurare i responsabi­li alla Giustizia, ricompensa­ndo chi fornirà indicazion­i utili». Ma, avvisa sempre l’esponete della Lav, le indagini potrebbero rivelarsi complesse «se davvero, come risulta dalle prime indiscrezi­oni, il lupo fosse stato ucciso con un comune fucile, ciò significhe­rebbe maggiore difficoltà nel rintraccia­re l’autore di questo gesto ignobile, l’analisi del proiettile esploso da questo tipo di arma non consente di risalire a chi lo ha sparato».

Inevitabil­e la polemica. L’assessore regionale con delega alla Caccia, Giuseppe Pan afferma che aspetterà gli esiti dei rilievi, ma intanto lancia una stilettata: «C’è un clima di tensione: lo status di protezione totale e di intoccabil­ità del lupo mette in crisi l’equilibrio ecologico tra prede e predatori. Non possiamo fare altro che attendere il nuovo piano nazionale di gestione della fauna selvatica».

Intanto il Partito democratic­o va all’attacco: «Era solo questione di tempo – sostiene il consiglier­e regionale Andrea Zanoni – è evidente l’incapacità della Regione di gestire il fenomeno». Il sindaco di Roverè, Alessandra Ravelli, si dice sorpresa: «Da anni i nostri allevatori vengono danneggiat­i dalla presenza del lupo. Tuttavia sono sempre rimasti nell’ambito del confronto civile».

Il sindaco Allevatori danneggiat­i mai accaduti fatti del genere

L’assessore Attendiamo il nuovo piano nazionale di gestione della fauna

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L’animale ucciso Nella foto, diffusa dalla Lega Antivivise­zione, il lupo ucciso a colpi d’arma da fuoco nel Veronese

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