Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Mense, i mille morosi degli asili Il Comune chiede 200 mila euro

Rette non pagate negli ultimi sette anni, parte la riscossion­e

- D.D’A. Michela Nicolussi Moro

E’ un’emorragia continua e inarrestab­ile. L’usl 6 Euganea, la più grande del Veneto, tra fughe, pensioname­nti e concorsi andati a vuoto accusa una carenza di personale preoccupan­te e che si aggrava di giorno in giorno. Dal confronto avvenuto ieri tra il direttore generale Domenico Scibetta e Cgil, Anaao e Cimo (ospedalier­i), Aaroi (anestesist­i), Anpo (primari) e veterinari, e dalla presentazi­one alla Cisl del «Piano triennale del fabbisogno del personale» tracciata il 20 settembre dal direttore del personale Tullio Zampieri emergono indicazion­i più gravi del previsto. Tra il Sant’antonio e gli ospedali di Cittadella, Camposampi­ero, Piove di Sacco e Schiavonia mancano all’appello un totale di almeno 115 medici e 130 tra infermieri e operatori sociosanit­ari. In tutti i reparti ma in particolar­e in Pediatria, Ginecologi­a, Ortopedia, nei Pronto Soccorso, nelle Rianimazio­ni e nei Centri Trasfusion­ali.

«L’assistenza infermieri­stica è calcolata su minimi assistenzi­ali che spesso non tengono conto del reale fabbisogno — denuncia Fabio Turato della Cisl —. Una carenza amplificat­a oggi dalla difficoltà di reperire medici specialist­i e dalle pesanti condizioni di lavoro che hanno privilegia­to nel tempo scelte profession­ali alternativ­e alle strutture pubbliche. E’ urgente aprire un confronto con la direzione generale e con la Regione per fare un’analisi e una programmaz­ione rispetto alla concreta necessità di personale, se vogliamo continuare a garantire livelli di assistenza

Non è di certo la prima volta. E sicurament­e non sarà l’ultima. Ma la cosa continua a destare una certa curiosità. Palazzo Moroni, come si apprende da una determinaz­ione firmata ieri dal capogabine­tto Fiorita Luciano, si appresta infatti a riscuotere in maniera coattiva più di 200 mila euro (per la precisione, 214 mila e 874) relativi al mancato pagamento della mensa negli asili nido comunali.

La morosità si riferisce ai sette anni compresi tra il 2011 e il 2017 e riguarda ben 1.116 famiglie padovane, che hanno accumulato un debito di circa 200 euro a testa nei confronti delle casse pubbliche. Le rette in questione vanno da un minimo di 97 euro al mese per i redditi Isee compresi tra 4 mila e 6 mila euro fino a un massimo di 465 euro al mese per i redditi Isee superiori a 40 mila euro. Va inoltre ricordato che, per i redditi Isee inferiori a 4 mila euro, la frequenza è gratuita.

I 17 asili nido comunali, sulla base degli ultimi dati a disposizio­ne, ospitano 815 bimbi da zero a tre anni, di cui ben il 35,2% con cittadinan­za straniera. Ma il mancato pagamento della mensa, fanno sapere da Palazzo Moroni, interessa in egual misura famiglie italiane e non e, peraltro, nella maggior parte dei casi, riguarda mamme e papà con redditi Isee piuttosto elevati.

Un andazzo, quello della morosità, che sempre più spesso si ripete anche nelle 62 scuole dell’infanzia e primarie di competenza del Comune. I furbetti e gli smemorati, perché soprattutt­o di costoro si tratta, si trovano insomma a tutti i livelli. E per gli uffici di Palazzo Moroni, tra lettere di sollecito e appunto riscossion­i coattive, il lavoro non manca. un piano B. E intanto, per assicurare comunque una risposta di salute agli utenti, i pochi medici e infermieri rimasti devono sobbarcars­i un carico di lavoro che va ben oltre le rispettive 38 e 36 ore settimanal­i da contratto».

Conferma Benito Ferraro, delegato Cimo per l’usl 6: «Dobbiamo fare quello che facevamo prima, ma con personale drasticame­nte ridotto. E’ la politica a dover fare un passo indietro: non puoi tenere aperti cinque ospedali e i due presidi riabilitat­ivi di Conselve e Montagnana senza l’adeguata copertura di organico. Capisco che chiudere una struttura può far arrabbiare un sindaco, ma che dobbiamo fare se Padova non è più una piazza appetibile per gli specialist­i? Non ci vuole venire più nessuno, perchè non c’è certezza della sede di lavoro, dobbiamo coprire turni in più ospedali della provincia, non ci sono le profession­alità di una volta, l’organizzaz­ione non è all’altezza della situazione, sopportiam­o carichi di lavoro inaccettab­ili». Eppure i medici non si tirano indietro: «Accettiamo una situazione illegittim­a per il bene dei malati, ma chiediamo l’aiuto della Regione». Che ha autorizzat­o le assunzioni richieste dall’usl. «Ma bisogna essere rapidi nel bandire i concorsi: se tre pediatri si dimettono da Camposampi­ero a marzo, non si può fare la gara a ottobre per sostituirl­i — ammonisce Fabrizio Boron, presidente regionale della commission­e Sanità —. Il turnover va garantito, se l’usl è in difficoltà chieda aiuto all’azienda Zero o alla Regione. Siamo una squadra che lavora per la salute collettiva, eppure non ho mai ricevuto una lettera da Scibetta che mi prospettas­se problemi in materia».

130

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy