Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Mense, i mille morosi degli asili Il Comune chiede 200 mila euro
Rette non pagate negli ultimi sette anni, parte la riscossione
E’ un’emorragia continua e inarrestabile. L’usl 6 Euganea, la più grande del Veneto, tra fughe, pensionamenti e concorsi andati a vuoto accusa una carenza di personale preoccupante e che si aggrava di giorno in giorno. Dal confronto avvenuto ieri tra il direttore generale Domenico Scibetta e Cgil, Anaao e Cimo (ospedalieri), Aaroi (anestesisti), Anpo (primari) e veterinari, e dalla presentazione alla Cisl del «Piano triennale del fabbisogno del personale» tracciata il 20 settembre dal direttore del personale Tullio Zampieri emergono indicazioni più gravi del previsto. Tra il Sant’antonio e gli ospedali di Cittadella, Camposampiero, Piove di Sacco e Schiavonia mancano all’appello un totale di almeno 115 medici e 130 tra infermieri e operatori sociosanitari. In tutti i reparti ma in particolare in Pediatria, Ginecologia, Ortopedia, nei Pronto Soccorso, nelle Rianimazioni e nei Centri Trasfusionali.
«L’assistenza infermieristica è calcolata su minimi assistenziali che spesso non tengono conto del reale fabbisogno — denuncia Fabio Turato della Cisl —. Una carenza amplificata oggi dalla difficoltà di reperire medici specialisti e dalle pesanti condizioni di lavoro che hanno privilegiato nel tempo scelte professionali alternative alle strutture pubbliche. E’ urgente aprire un confronto con la direzione generale e con la Regione per fare un’analisi e una programmazione rispetto alla concreta necessità di personale, se vogliamo continuare a garantire livelli di assistenza
Non è di certo la prima volta. E sicuramente non sarà l’ultima. Ma la cosa continua a destare una certa curiosità. Palazzo Moroni, come si apprende da una determinazione firmata ieri dal capogabinetto Fiorita Luciano, si appresta infatti a riscuotere in maniera coattiva più di 200 mila euro (per la precisione, 214 mila e 874) relativi al mancato pagamento della mensa negli asili nido comunali.
La morosità si riferisce ai sette anni compresi tra il 2011 e il 2017 e riguarda ben 1.116 famiglie padovane, che hanno accumulato un debito di circa 200 euro a testa nei confronti delle casse pubbliche. Le rette in questione vanno da un minimo di 97 euro al mese per i redditi Isee compresi tra 4 mila e 6 mila euro fino a un massimo di 465 euro al mese per i redditi Isee superiori a 40 mila euro. Va inoltre ricordato che, per i redditi Isee inferiori a 4 mila euro, la frequenza è gratuita.
I 17 asili nido comunali, sulla base degli ultimi dati a disposizione, ospitano 815 bimbi da zero a tre anni, di cui ben il 35,2% con cittadinanza straniera. Ma il mancato pagamento della mensa, fanno sapere da Palazzo Moroni, interessa in egual misura famiglie italiane e non e, peraltro, nella maggior parte dei casi, riguarda mamme e papà con redditi Isee piuttosto elevati.
Un andazzo, quello della morosità, che sempre più spesso si ripete anche nelle 62 scuole dell’infanzia e primarie di competenza del Comune. I furbetti e gli smemorati, perché soprattutto di costoro si tratta, si trovano insomma a tutti i livelli. E per gli uffici di Palazzo Moroni, tra lettere di sollecito e appunto riscossioni coattive, il lavoro non manca. un piano B. E intanto, per assicurare comunque una risposta di salute agli utenti, i pochi medici e infermieri rimasti devono sobbarcarsi un carico di lavoro che va ben oltre le rispettive 38 e 36 ore settimanali da contratto».
Conferma Benito Ferraro, delegato Cimo per l’usl 6: «Dobbiamo fare quello che facevamo prima, ma con personale drasticamente ridotto. E’ la politica a dover fare un passo indietro: non puoi tenere aperti cinque ospedali e i due presidi riabilitativi di Conselve e Montagnana senza l’adeguata copertura di organico. Capisco che chiudere una struttura può far arrabbiare un sindaco, ma che dobbiamo fare se Padova non è più una piazza appetibile per gli specialisti? Non ci vuole venire più nessuno, perchè non c’è certezza della sede di lavoro, dobbiamo coprire turni in più ospedali della provincia, non ci sono le professionalità di una volta, l’organizzazione non è all’altezza della situazione, sopportiamo carichi di lavoro inaccettabili». Eppure i medici non si tirano indietro: «Accettiamo una situazione illegittima per il bene dei malati, ma chiediamo l’aiuto della Regione». Che ha autorizzato le assunzioni richieste dall’usl. «Ma bisogna essere rapidi nel bandire i concorsi: se tre pediatri si dimettono da Camposampiero a marzo, non si può fare la gara a ottobre per sostituirli — ammonisce Fabrizio Boron, presidente regionale della commissione Sanità —. Il turnover va garantito, se l’usl è in difficoltà chieda aiuto all’azienda Zero o alla Regione. Siamo una squadra che lavora per la salute collettiva, eppure non ho mai ricevuto una lettera da Scibetta che mi prospettasse problemi in materia».
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