Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Nuovo processo per l’autista dell’audi gialla
Scandalo Terme, in aula i commerciali delle ditte che pagarono per i lavori
Nel 2016 si guadagnarono la fama di imprendibili, con rapine e fughe spettacolari su una super auto, un’audi super potente e gialla. Preso e condannato a Venezia, processo bis per l’autista.
Richieste di tangenti scritte e recapitate su anonimi ma inequivocabili post it gialli. Funzionava anche così il sistema delle tangenti alle Terme. Lo spaccato emerge da una nuova puntata del processo che si sta tenendo davanti al tribunale collegiale di Padova e che riguarda il «filone» dei cartelli luminosi e degli impianti, che vede indagati Saverio e Luciano Guerrato della ditta rodigina, Giuseppe Biava (il padre Marcello, coimputato è deceduto lo scorso agosto), Patrizio Greggio, ex consigliere comunale, e Ermanno Pegoraro, dell’ufficio tecnico di Abano Terme (l’ex sindaco Luca Claudio è uscito dal processo con un patteggiamento a 4 anni).
Ieri, davanti al Collegio, sono stati sentiti i responsabili commerciali della ditta di cartelli luminosi Aesys e della Guerrato. Il primo a salire sul banco dei testimoni, sentito dal pubblico ministero Federica Baccaglini (applicata da Venezia a Padova per seguire il processo) è stato Fabio Foresti, del settore commerciale della bergamasca Aesys, che ha raccontato ai giudici come era avvenuto l’accordo tra Luca Claudio e la ditta che rappresentava. «Il sindaco mi aveva detto chiaramente che per aggiudicarci quei lavori avremmo dovuto pagare, e in un post it mi ha scritto quanto - il 15% ha spiegato –. Io non avevo il potere di trattare questo tipo di faccende, per cui sono tornato in azienda. Il mio capo Marcello dopo un po’ mi ha detto di riferire che eravamo costretti ad accettare. Gli accordi erano stati presi prima del bando – ha spiegato il testimone – abbiamo versato il 15% della quota (quasi 40 mila euro) alla società Rls (di Luca Claudio, ndr) una volta ottenuto il finanziamento».
Subito dopo ha parlato in aula l’ex responsabile commerciale della Guerrato, che ha confermato di aver pagato la Rls, società di «consulenze» di Luca Claudio, senza però aver mai ottenuto dalla Rls stessa una reale fornitura. Per l’accusa, il versamento di 120 mila euro sarebbe una tangente su un lavoro ottenuto dalla Guerrato per conto del Comune guidato da Claudio nel 2015.