Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Cisco, un gol da mettere in bacheca «Gioia immensa da padovano doc»

Occhi puntati sul diciannove­nne rilanciato da Bisoli. La sua rete ha riaperto la gara con il Pescara

- Dimitri Canello

Il giorno prima sotto la pioggia, i lampi e i tuoni. Il giorno dopo il sole e il cielo terso, ma a ben guardare le nuvole sopra l’euganeo non se n’erano mai andate. Alle 19.15 una sentenza quasi tombale: Padova-pescara 0-2 al 90’, i cori dal settore ospiti «Salutate la capolista!», la squadra in ginocchio, quasi inerme.

Poi una fiammata, un lampo nel buio al 90’, quella sassata di Andrea Cisco che fulmina Fiorillo e si insacca sotto l’incrocio. Stavolta il palo è amico, a differenza di quanto accaduto a inizio secondo tempo, quando il legno aveva salvato il Pescara dopo il doppio svantaggio. Bum, bum. E cambia un campionato, cambia una stagione, forse non soltanto una partita. Perché il Pescara, che già assaporava la vetta, s’inceppa sul più bello e il Padova agonizzant­e di pochi minuti prima riprende coraggio e scolpisce l’incredibil­e 2-2 con due prodezze.

Quella di Cisco e quella al 95’ di Cappellett­i di tacco. Che è un altro piccolo capolavoro da parte del tuttofare biancoscud­ato, che parte difensore e poi diventa centrocamp­ista, poi torna difensore, ma fa l’esterno e non il centrale. E segna. Mentre lui, il protagonis­ta assoluto di un’inversione a «u» che fa rumore, si gode gli applausi del suo pubblico.

«Da padovano non potete capire che gioia ho provato — esulta Cisco — ho segnato e non ho capito più nulla. La cosa più bella è che siamo riusciti a pareggiare una partita che era praticamen­te persa. A cinque minuti dalla fine perdevamo 2-0, poi abbiamo preso coraggio e ci teniamo stretti questo pareggio».

La storia di Cisco, il talento grezzo di casa – Padova che prova a stupire ancora, segue una traccia ben precisa. Bisoli coi giovani ci sa fare, ma non sopporta le prime donne e, soprattutt­o, quando vede che un giocatore non c’è con la testa, non lo manda in campo.

Per Cisco non era una questione tecnica, ma di atteggiame­nto. Dicono che i suoi comportame­nti dopo la firma con il Sassuolo del gennaio scorso e qualche selfie di troppo con qualche primattore neroverde non fossero stati graditi all’interno del gruppo.

” Quando ho segnato non ho capito più niente Ma da lì abbiamo preso coraggio

” Siamo riusciti a pareggiare una partita che era già persa Ci teniamo stretto il punto

Poi l’atteggiame­nto in allenament­o, che non era quello giusto. Ecco perché Cisco, venduto per 500mila euro al Sassuolo più bonus legati a presenze, rendimento e minutaggio, era sparito dai radar. Poi, un po’ per scelta e un po’ per necessità, Bisoli lo ha tolto dalla naftalina e lo ha spedito in campo con questa spiegazion­e: «Ha dimostrato di essere in condizione durante gli allenament­i». Tradotto in parole povere: ha finalmente dimostrato di allenarsi bene e di avere la testa giusta. E sul campo si è confermato. Ora, però, viene il difficile e non sono tutte rose e fiori. La settimana scorsa erano circolate diverse voci sul probabile addio di Cisco a gennaio. Il Sassuolo non voleva perdere un anno e c’erano stati contatti fra il suo agente Davide Lippi e il Chievo. Di sicuro il Padova serve a Cisco e Cisco serve al Padova. L’attacco stenta e lui, il Cavallo Pazzo del Biancoscud­o, corre sempre e guarda avanti, senza fermarsi mai. Tocca a lui dimostrare di essere cresciuto. Ma il tempo per ricomincia­re c’è. E Cisco stavolta non vuole (più) sbagliare.

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