Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Cisco, un gol da mettere in bacheca «Gioia immensa da padovano doc»
Occhi puntati sul diciannovenne rilanciato da Bisoli. La sua rete ha riaperto la gara con il Pescara
Il giorno prima sotto la pioggia, i lampi e i tuoni. Il giorno dopo il sole e il cielo terso, ma a ben guardare le nuvole sopra l’euganeo non se n’erano mai andate. Alle 19.15 una sentenza quasi tombale: Padova-pescara 0-2 al 90’, i cori dal settore ospiti «Salutate la capolista!», la squadra in ginocchio, quasi inerme.
Poi una fiammata, un lampo nel buio al 90’, quella sassata di Andrea Cisco che fulmina Fiorillo e si insacca sotto l’incrocio. Stavolta il palo è amico, a differenza di quanto accaduto a inizio secondo tempo, quando il legno aveva salvato il Pescara dopo il doppio svantaggio. Bum, bum. E cambia un campionato, cambia una stagione, forse non soltanto una partita. Perché il Pescara, che già assaporava la vetta, s’inceppa sul più bello e il Padova agonizzante di pochi minuti prima riprende coraggio e scolpisce l’incredibile 2-2 con due prodezze.
Quella di Cisco e quella al 95’ di Cappelletti di tacco. Che è un altro piccolo capolavoro da parte del tuttofare biancoscudato, che parte difensore e poi diventa centrocampista, poi torna difensore, ma fa l’esterno e non il centrale. E segna. Mentre lui, il protagonista assoluto di un’inversione a «u» che fa rumore, si gode gli applausi del suo pubblico.
«Da padovano non potete capire che gioia ho provato — esulta Cisco — ho segnato e non ho capito più nulla. La cosa più bella è che siamo riusciti a pareggiare una partita che era praticamente persa. A cinque minuti dalla fine perdevamo 2-0, poi abbiamo preso coraggio e ci teniamo stretti questo pareggio».
La storia di Cisco, il talento grezzo di casa – Padova che prova a stupire ancora, segue una traccia ben precisa. Bisoli coi giovani ci sa fare, ma non sopporta le prime donne e, soprattutto, quando vede che un giocatore non c’è con la testa, non lo manda in campo.
Per Cisco non era una questione tecnica, ma di atteggiamento. Dicono che i suoi comportamenti dopo la firma con il Sassuolo del gennaio scorso e qualche selfie di troppo con qualche primattore neroverde non fossero stati graditi all’interno del gruppo.
” Quando ho segnato non ho capito più niente Ma da lì abbiamo preso coraggio
” Siamo riusciti a pareggiare una partita che era già persa Ci teniamo stretto il punto
Poi l’atteggiamento in allenamento, che non era quello giusto. Ecco perché Cisco, venduto per 500mila euro al Sassuolo più bonus legati a presenze, rendimento e minutaggio, era sparito dai radar. Poi, un po’ per scelta e un po’ per necessità, Bisoli lo ha tolto dalla naftalina e lo ha spedito in campo con questa spiegazione: «Ha dimostrato di essere in condizione durante gli allenamenti». Tradotto in parole povere: ha finalmente dimostrato di allenarsi bene e di avere la testa giusta. E sul campo si è confermato. Ora, però, viene il difficile e non sono tutte rose e fiori. La settimana scorsa erano circolate diverse voci sul probabile addio di Cisco a gennaio. Il Sassuolo non voleva perdere un anno e c’erano stati contatti fra il suo agente Davide Lippi e il Chievo. Di sicuro il Padova serve a Cisco e Cisco serve al Padova. L’attacco stenta e lui, il Cavallo Pazzo del Biancoscudo, corre sempre e guarda avanti, senza fermarsi mai. Tocca a lui dimostrare di essere cresciuto. Ma il tempo per ricominciare c’è. E Cisco stavolta non vuole (più) sbagliare.