Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Addio a Battistin, rugbista combattente la sua lotta a voce alta contro la Sla
Ex petrarchino, s’è arreso a 52 anni. Protestava per l’esclusione dai protocolli sperimentali
Alessandro Battistin, Lillo per gli amici, è morto ieri pomeriggio nella sua casa ad Albignasego. Aveva 52 anni, era ammalato di Sla e la malattia, feroce nel suo caso, lo ha preso in poco più di un anno e mezzo. Lo piange il mondo del rugby veneto, in particolare quello padovano. Era cresciuto prima come giocatore ai Tre Pini, in cui ricopriva il ruolo di seconda linea, poi come allenatore al Petrarca e al Valsugana. Grinta, carattere, ma anche tanto spirito goliardico gli hanno fatto vivere gli anni più belli della sua vita tra i campi da rugby di tutta la regione.
L’annuncio della sua morte è stata data ieri allo stadio Battaglini di Rovigo, dove si stava disputando il match Rovigopetrarca e dove il pubblico ha dato vita a un lungo applauso in sua memoria. Lillo era anche stato un poliziotto e i colleghi non lo hanno mai lasciato solo in questa sua battaglia. Per mesi si sono dati il turno con la moglie Michela per accudirlo, occupandosi delle medicine, degli spostamenti. Ma a lui bastava anche una semplice chiacchiera, guardare e commentare le partite insieme, come una volta. È stato combattivo fino alla fine, ma non ha voluto, in accordo con la famiglia, il ricovero ospedaliero.
Lillo ha dato del filo da torcere alla malattia, lottando talvolta anche contro i medici che non gli consentivano di entrare in protocolli sperimentali che gli avrebbero consentito di accendere una speranza. Nell’ultima intervista rilasciata al Corriere del Veneto il 2 gennaio scorso diceva di essersi sentito tradito dai dottori che lo seguivano. «Mi avevano detto che potevo entrare in un protocollo di sperimentazione e che il Radicut (un farmaco molto costoso ndr) mi sarebbe stato passato dal sistema sanitario nazionale – spiegava – poi improvvisamente non potevo più essere nella lista perché manifestavo già seri problemi di deambulazione, mi sono sentito abbandonato, senza cure». Poi una catena di solidarietà tra ex rugbisti e associazioni aveva creato una colletta per consentirgli di avere il costoso farmaco anche in via privata.
Lo stesso Lillo diceva anche che la comunità scientifica era divisa su quella medicina, che per alcuni però aveva fatto miracoli. Tuttavia negli ultimi mesi il lento e inesorabile decorso della malattia lo aveva portato ad una forte debilitazione. Qualche giorno fa l’associazione di rugbisti «Amici di Mattia» gli aveva regalato un aspiratore per aiutarlo a respirare meglio. Tutto il rugby si era attivato per lui: da Bassano, dove è molto conosciuta la famiglia di Michela, fino a Treviso, dove tra qualche giorno si terrà un torneo che aveva lo scopo di raccofondi per lui, e che invece sarà il primo a celebrarne il ricordo. Lillo lascia una splendida ragazzina di 11 anni e una moglie amorevole, che il mondo del rugby e della polizia di Stato non abbandoneranno mai. I funerali di Battistin sono fissati per martedì alle 10.30 agli impianti del Petrarca alla Guizza.