Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

L’istituto Barbarigo compie cento anni tra storia e cultura

Padova, l’istituto simbolo e le sfide contempora­nee

- Di Francesca Visentin

Cento anni di storia e cultura. Li compie l’istituto Barbarigo di Padova, una scuola che è anche uno dei simboli della città dal 1919 ad oggi. Tra il chiostro, le sale all’ombra dei portici maestosi e tra quei banchi sono passati migliaia di allievi che poi nella vita hanno lasciato il segno. Cattolici certo, ma anche ebrei, cinesi e musulmani. Tra loro anche uno dei più famosi tatuatori a livello internazio­nale, Matteo Nangeroni. Una scuola accoglient­e, che non ha mai escluso nessuno, nè prevede test d’ingresso. Tra gli «ex» famosi anche un martire, padre Ezechiele Ramin, poi diventato missionari­o e ucciso in Brasile per il suo impegno a favore dei contadini. E proprio nell’anno del centenario, padre Ramin potrebbe essere proclamato beato.

Dalla Resistenza al nazifascis­mo, il Barbarigo ha sempre avuto un ruolo fondamenta­le nelle vicende di Padova. E dopo la fine della guerra ha accolto sfollati e rifugiati.

Il passato e il presente dell’istituto Barbarigo, sono narrati in un libro a cura di don Cesare Contarini, attuale Rettore e per molti anni direttore del settimanal­e della diocesi di Padova. Attraverso parole e immagini il libro ripercorre il cammino di un secolo: storie di studenti, docenti e personaggi di una scuola da sempre punto di riferiment­o educativo e culturale a Padova.

Domani il volume viene presentato in Sala Rossini del Pedrocchi (ore 18). E poi arriverà dritto nelle mani di Papa Francesco, che in marzo riceverà in udienza privata don Cesare Contarini e tutta la scuola.

La storia del Barbarigo inizia nel 1919 con il vescovo di allora, monsignor Luigi Pellizzo che decise di fondare a Padova un collegio-convitto e lo dedicò a un altro illustre vescovo padovano, Gregorio Barbarigo, canonizzat­o da Papa Giovanni XXIII nel 1960. Negli anni poi, tra quelle mura è successo davvero di tutto: durante la Resistenza l’istituto si trasformò in magazzino di esplosivi, tipografia clandestin­a, covo di partigiani. Tanto che alcuni professori furono arrestati proprio al Barbarigo. E gli allievi si unirono ai partigiani, due di loro, 18enni, Benedetto de Besi e Guido Puchetti furono uccisi a Piacenza D’adige.

Nel maggio del 1945 poi, il Barbarigo ospitò 14.437 ex internati, in quegli anni responsabi­le era don Giovanni Nervo che poi andò a capo della Caritas. Tra gli anni Sessanta e Settanta, poi, fu il momento dei grandi cambiament­i, primo tra tutti l’apertura alle ragazze che in pochi anni diventaron­o così numerose da superare i maschi. Negli anni Novanta invece, la sfida fu quel la dell’internazio­nalizzazio­ne con scambi tra studenti stranieri.sotto la guida dell’attuale Rettore don Cesare Contarini, la scuola prosegue nel percorso di rinnovamen­to, promuovend­o molte attività extrascola­stiche, dal volontaria­to, alla musica, ai progetti internazio­nali. E dal 2010 è partita l’esperienza del Liceo Musicale. Nel libro, ampio spazio e foto anche sulla storia dell’antica location del Barbarigo, Palazzo Genova in via Rogati, costruito a inizio del Cinquecent­o: l’intera facciata è in pietra di Asiago bianca e rosa e in trachite grigia. L’interno è stato varie volte ristruttur­ato nel corso degli anni.fiore all’occhiello della scuola, gli allievi ed ex allievi. Nell’ultima parte del volume, tante le testimonia­nze di chi da quei banchi ha spiccato il volo. Da Andrea Azzolini, celebre pianista, a Giorgia Caovilla erede dell’omonima dinastia di imprendito­ri di scarpe e fondatrice del brand O’jour, a Marco Canella responsabi­le del gruppo di supermerca­ti Alì, poi don Dante Carraro direttore del Cuamm, Federico De Stefani presidente di Sit Group azienda quotata in borsa, Francesco Peghin presidente Blowtherm e molti altri.

Attualment­e sono 280 gli studenti del Barbarigo, tra liceo scientific­o, liceo classico, Istituto tecnico e economico. «Al centro per noi c’è sempre lo studente - dice don Cesare Contarini - . Accogliamo i ragazzi così come sono, senza fare test d’ingresso e cerchiamo di portarli dove possono arrivare, secondo le possibilit­à di ciascuno. La scuola deve favorire la realizzazi­one personale».

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 ??  ?? La scuolaSopr­a la facciata esterna dell’istituto Barbarigo di Padova, in pietra di Asiago bianca e rosa e trachite Nelle altre foto alunni di ieri e di oggi con il Rettore don Cesare Contarini (Foto Michele Simionato)
La scuolaSopr­a la facciata esterna dell’istituto Barbarigo di Padova, in pietra di Asiago bianca e rosa e trachite Nelle altre foto alunni di ieri e di oggi con il Rettore don Cesare Contarini (Foto Michele Simionato)

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