Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Zaia: non siamo razzisti, lo fanno tutti E Donazzan: ora tocca a mense e asili
L’assessore: «Non solo i testi scolastici». L’anci: «È così, ma dobbiamo trovare una soluzione»
L’isee non basta, o non basterà più. E non solo per ottenere il bonus libri. La documentazione «supplementare» chiesta ai migranti regolarmente residenti in Italia ma provenienti da Paesi non comunitari è prevista, infatti, in tutti i casi in cui si chieda di concorrere all’assegnazione di servizi e prestazioni pubbliche. Tradotto, si va dalla riduzione dei costi di servizi scolastici come la retta per la mensa (è il caso di Lodi)ma anche quella per l’asilo nido e per tutti i servizi socio sanitari domiciliari che afferiscono al sociale. Per accedere a queste «graduatorie» sarà obbligatorio per i «non comunitari» ottenere dal Paese di provenienza documenti ufficiali sullo stato patrimoniale di cui si gode in quel determinato Paese.
Intanto, da Trento dov’è in tour elettorale a sostegno del candidato del Carroccio Maurizio Fugatti, Luca Zaia dà il suo avallo: «Mi sembra normale, succede anche a Trento, se uno ha un pozzo di petrolio ad Abu Dhabi è giusto che questo rientri nelle sue condizioni economiche. È una polemica sul nulla e il razzismo non c’entra». La conferma dell’allargamento del perimetro di applicazione arriva dall’assessore regionale Elena Donazzan: «L’integrazione all’isee è già prevista da tempo per il percorso di studi universitario e ora sarà richiesta per qualsiasi servizio preveda l’utilizzo di risorse pubbliche. Nel caso del contributo all’acquisto dei testi scolastici spettava a me applicare la norma nazionale che lo prevede». Fin qui la scelta della Regione di applicare, come previsto dalla legge 2 del febbraio scorso, questo schema nei casi previsti. Come sarà possibile, poi, procedere con le verifiche, è un altro paio di maniche. Ad esempio, con le istruzioni operative sul regolamento per i «buoni libro» La Regione Veneto ha chiesto ai Comuni «solo di confermare o meno (e non di `verificare´) di aver ricevuto dai richiedenti con cittadinanza non comunitaria il certificato o l’attestazione rilasciata dallo Stato estero di provenienza su eventuali redditi o patrimoni immobiliari o mobiliari, legalizzati dalle autorità consiliari italiane» precisa ancora Donazzan.
” Donazzan Il Veneto non si è inventato alcuna norma antiimmigrazio ne, stiamo applicando quella nazionale lasciata dormiente per anni, nulla più
” I documenti ufficiali del Paese d’origine degli stranieri saranno richiesti per l’accesso ai servizi sociali che prevedano l’erogazione di risorse pubbliche
Quindi, nessuna proroga ai termini del bando, si va avanti secondo la norma nazionale per eliminare quella che l’assessore regionale definisce «una zona franca di tolleranza» aggiungendo «Se si è omesso di applicare la norma fin qui, è un motivo in più per iniziare ad applicarla e la applicheremo su tutto, dall’edilizia residenziale pubblica ai servizi sociali. È la legge e quella di questi giorni è una montatura ad arte».
L’intricata questione prende le mosse, a inizio 2018 da un dibattito in Regione per l’approvazione della legge numero 2 che, su proposta della Lega, recepiva la tesi secondo cui più di qualche immigrato invia «a casa» parte del proprio reddito, reddito che si può tradurre in beni e proprietà immobiliari. Una situazione che, secondo il Carroccio, penalizza italiani e cittadini comunitari su cui la verifica di beni e proprietà è più semplice. Nel frattempo, a moderare i toni ci pensa l’anci: «Stiamo cercando di trovare una soluzione nell’immediato che sia compatibile con la normativa sul «bonus libri». Il direttore di Anci Veneto, Carlo Rapicavoli, chiarisce che «non vi è nessun contrasto con la Regione, ma stiamo lavorando insieme con l’obiettivo di trovare una soluzione di buon senso a una questione burocratica che rischia di mettere in estrema difficoltà le strutture delle amministrazioni nel controllo e nella validazione delle concessioni del bando. Con la Regione, e in particolare con l’assessore Donazzan stiamo mettendo sul tavolo diverse soluzioni per non penalizzare nessuno nel pieno rispetto della legge». Insomma, si getta acqua sul fuoco di un incendio di polemiche che ha già valicato, complice il precedente del «caso Lodi» sugli stessi requisiti applicati ai buoni per le mense scolastiche, i confini regionali. La circolare dell’anci ai Comuni veneti ribadisce che «la problematica dell’ammissibilità delle autodichiarazioni è risalente nel tempo e si ripropone periodicamente, soprattutto quando emerge l’esigenza di verificarne i contenuti». È pur vero che questo, lo dice anche l’anci, potrebbe essere solo l’inizio: «Stiamo lavorando bene con la Regione in modo da aiutare i Comuni con queste nuove procedure che non riguarderanno solo il bonus libri ma ogni prestazione che includa una valutazione dello stato patrimoniale dei richiedenti».