Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Criterio di «padovanità» per la casa di Torch
Il marito della sorella, invalido al 100%, ha goduto della «norma Bitonci»
Come non detto. Dopo l’arresto, una settimana fa, del 39enne tunisino Amor Ben Lazhar Torch, ritenuto dai poliziotti della squadra mobile l’autore di almeno quattro delle oltre trenta spaccate a locali e negozi negli ultimi due mesi e mezzo, Padova sembrava davvero tornata a dormire sonni tranquilli.
Nella notte tra sabato e domenica scorsi, però, l’incubo è ripartito. Alcuni ignoti, infatti, hanno preso di mira un bar di via Vescovado, a due passi dal Duomo, nel pieno centro storico della città, forzando il portone d’ingresso e fiondandosi sulla casa, dove c’erano meno di 200 euro. Sul caso, insieme con i colleghi della questura, continuano a indagare anche i carabinieri, da sempre convinti che Torch facesse parte di una vera e propria banda di balordi dedita a sfondare le vetrine per racimolare qualche soldo e un paio di bottiglie di vino. I ricercati, in questo senso, sarebbero almeno due. Nel frattempo, emergono alcune curiose novità in merito all’alloggio popolare di via Varese, zona Palestro di Padova, in cui gli agenti della mobile hanno rinvenuto parte della refurtiva attribuita allo stesso 39enne tunisino e nel quale quest’ultimo, sulla base delle testimonianze di alcuni vicini, avrebbe abitato dall’inizio di quest’anno fino alla notte in cui è stato fermato. L’assegnatario dell’appartamento in questione, di proprietà dell’ater, sarebbe infatti uno «storico» inquilino delle case pubbliche della città: un italiano ultra 60enne, invalido al 100%, titolare di un alloggio popolare almeno dal 2002 e appunto assegnatario di quello di via Varese da agosto 2017, poco dopo il suo matrimonio con la 51enne Mounira Torch, sorella del presunto autore di alcune spaccate. Peraltro, poco più di un anno fa, l’uomo avrebbe beneficiato del cosiddetto criterio di «padovanità» introdotto dall’ex sindaco leghista Massimo Bitonci, che prevede l’assegnazione automatica di 8 punti in più in graduatoria a chi risiede all’ombra di Sant’antonio da più di vent’anni. Adesso però, in base ai diversi sopralluoghi effettuati dai vigili urbani in zona Palestro, marito e moglie (sulle cui nozze potrebbero presto spuntare particolari interessanti), risultano irreperibili. E proprio per questo, al di là del fatto che in quell’appartamento abbia davvero abitato Amor Ben Lazhar Torch, Comune e Ater assieme (così come vuole la nuova legge regionale) hanno avviato la procedura di revoca della casa. Ok, ma dov’è finita la coppia?