Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Le ondate di profughi, le pressioni dei sindaci Emergenza continua ma non ho violato la legge»
Le dichiarazioni al pm del viceprefetto Aversa, indagato per la vicenda Edeco
Ha assicurato di aver agito nel pieno rispetto della legge, negando di aver avvisato il personale della cooperativa Edeco (ex Ecofficina) alla vigilia dei controlli negli hub e facendo presente di aver dovuto lavorare in un clima a dir poco complicato, tra sindaci sulle barricate ed emergenze da risolvere nel giro di 24 ore. Lui è l’ex viceprefetto Pasquale Aversa e questo in sintesi è il contenuto delle dichiarazioni spontanee che ha reso lunedì al sostituto procuratore Sergio Dini, nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione dei profughi in provincia di Padova dal 2015 al 2017.
Aversa, che nel frattempo è diventato commissario del Comune di Gioia Tauro, è indagato per rivelazione del segreto d’ufficio, frode nelle pubbliche forniture e truffa, con l’accusa di aver preannunciato le ispezioni negli hub programmate dall’usl ai vertici di Edeco (Simone Borile, la moglie Sara Felpati e il socio Gaetano Batocchio, tutti indagati). L’inchiesta vede indagati a vario titolo anche l’altro ex viceprefetto Alessandro Sallusto e la funzionaria prefettizia Tiziana Quintario, trasferiti entrambi a Bologna come l’ex prefetto Patrizia Impresa, che invece non è indagata ma compare nelle intercettazioni dei carabinieri mentre parla con Aversa e definisce «porcherie» le decisioni prese in quegli anni in relazione all’accoglienza dei migranti.
È stato proprio Aversa a chiedere un incontro chiarificatore al pm Dini, che lunedì ha ascoltato la sua versione dei fatti per sette ore. La difesa si è basata soprattutto sulle difficili condizioni di lavoro in cui la prefettura si sarebbe ritrovata a gestire le ondate di sbarchi dall’africa: Aversa in particolare ha ricordato le forti pressioni ricevute dai comuni di Padova e Bagnoli di Sopra, dove l’ex sindaco Massimo Bitonci e il collega Roberto Milan puntavano il dito contro l’emergenza sani- taria e il sovraffollamento nell’ex caserma Prandina e nell’ex base di San Siro per chiedere lo smantellamento di entrambe le strutture. A proposito delle «porcherie», Impresa si era difesa chiamando in causa la «solitudine dei prefetti». Una tesi ribadita con forza anche da Aversa, secondo cui le prefetture erano allo sbando e non avevano il tempo materiale per pianificare l’accoglienza: le comunicazioni sul numero dei profughi in arrivo infatti arrivavano via fax con un preavviso di 24 ore. E con l’ordine di sistemarli tutti al più presto.