Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Lavoro, banche e imprese tante sentenze contraddittorie» La Corte dà la linea ai giudici
Sito per prevedere gli esiti di una causa: «Così diminuiamo i contenziosi»
«Il contrasto interpretativo alimenta il contenzioso. L’utente a volte resta sconcertato di fronte a decisioni diverse tra giudici, magari vicini di stanza». Ines Marini, presidente della Corte d’appello, non ha paura di dire cose scomode, come quando poche settimane fa ha «tirato le orecchie» alle procure per le troppe assoluzioni in primo grado (il 40 per cento circa dei processi si conclude così), ma anche ai magistrati che spesso finiscono i processi anche se manca poco alla prescrizione, «consigliando» loro di dedicarsi a processi che abbiano la possibilità di arrivare a una sentenza definitiva. Ieri l’appello è stato lanciato ai giudici civili, ma non solo a parole: la Corte, al termine di un lavoro durato quasi un anno, da oggi mette infatti online sul suo sito una sezione il cui nome è magari un po’ tecnico («Giurisprudenza predittiva»), ma il cui significato è chiaro: «Vogliamo dare non solo agli avvocati e ai tecnici del settore, ma anche al comune cittadino, uno strumento per sapere a cosa va incontro e se la sua richiesta sarà soddisfatta, sperando che questo abbia un effetto deflattivo sul contenzioso», continua la presidente Marini.
Per questo si è partiti da tre settori in cui spesso ci sono punti di vista diversi da parte dei giudici, sia nel primo grado, che tra primo e secondo: sentenze di lavoro (nello specifico settore dei licenziamenti disciplinari con rito della legge Fornero), banche e imprese. Il primo è quello più ampio: il presidente della sezione Lavoro della Corte Luigi Perina e il collega Gianluca Alessio, con un gruppo di lavoro di ricercatori di Ca’ Foscari (ieri era presente alla firma anche il rettore Michele Bugliesi), hanno selezionato 153 provvedimenti suddivisi in nove settori – per esempio furti, atti violenti, ingiurie e così via – e hanno realizzato degli «abstract» non troppo tecnici, in modo che il dipendente licenziato si possa immedesimare in una di quelle situazioni. Per ora ci sono anche 24 sentenze sul fronte delle cause bancarie (capitalizzazioni, interessi, tasso soglia, commissioni di massimo scoperto e così via) e alcune emesse dal tribunale delle imprese di Venezia. «Spesso in materia bancaria ci sono delle divergenze in primo grado, tribunali diversi hanno linee diverse - ammette Maura Caprioli, giudice d’appello che ha curato quel settore con il presidente della Prima sezione Mario Bazzo - noi della Corte siamo costretti a dare un po’ di uniformità nelle decisioni». Anche perché nei tribunali di primo grado la questione bancaria sta montando a causa delle crisi, ma anche in Corte d’appello si vedono le ricadute. «In un anno sono arrivate oltre duecento cause», aggiunge Bazzo.
È un inizio, certo. «Il primo impegno sarà quello di tenere aggiornato questo strumento - dice Marini - poi si potrà valutare l’estensione ad altri ambiti, compreso quello penale, sempre però limitato a questioni specifiche e temi controversi. Sarà importante anche avviare un dialogo tra giudici di primo e secondo grado, per definire degli orientamenti uniformi nel distretto». D’altra parte i dati dell’anno scorso parlano di una sentenza su tre – ovviamente tra quelle impugnate, che sono circa il 30 per cento – riformata nel civile e una su quattro nel penale.
Marini ne ha approfittato anche per rilanciare l’ennesimo appello sulle «risorse», soprattutto umane. «Siamo la regione con il tuo elevato carico di nuovi fascicoli per magistrato - conclude - per essere nella media nazionale ci vorrebbero 7 giudici in più, ma se si guardano distretti simili al nostro il numero sale: per eguagliare Torino ce ne vorrebbero 19, per Milano 33, per Trento addirittura 93. Con questi numeri saremmo un esempio di virtuosità».