Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Addio a Gilberto Benetton gli imprendito­ri lo piangono «Ha fatto grande il Veneto»

Stroncato da una breve malattia pochi mesi dopo Carlo: Le imprese: «Ha fatto grande il Veneto»

- 3 Madiotto, Piva

Un anno terribile per la famiglia Benetton: il dolore per la morte, recente, del fratello minore Carlo e poi il colpo, duro, durissimo, della tragedia sul ponte Morandi, a Genova. È ieri sera, a 77 anni, e spirato per una leucemia fulminante, Gilberto Benetton. Ad assisterlo c’erano la moglie Lalla, le figlie Barbara, Sabrina e il genero Ermanno che per l’ultimo viaggio l’hanno riportato a casa, a Treviso. Uno dei medici che l’ha seguito ipotizza che proprio il dramma di Genova possa aver contribuit­o ad aggravare la malattia. Cordoglio, dal governator­e Zaia al sindaco di Treviso Conte, da Matteo Zoppas di Confindust­ria ai vertici di Atlantia, il presidente Cerchiai e l’ad Castellucc­i.

«Ad un tratto il dramma, e tutto è cambiato: anche per noi sono iniziati giorni di sofferenza e di cordoglio». Così parlava Gilberto Benetton, il 6 settembre scorso. Venti giorni di silenzio, poi l’intervista al Corriere della Sera, sulla tragedia di Genova, il crollo di ponte Morandi, le responsabi­lità di Società Autostrade, di cui la famiglia di Ponzano è primo azionista. Sono le ultime parole pubbliche del vice presidente di Edizione srl, cassaforte dei Benetton. Gilberto, 77 anni, è morto ieri, in serata. «Gilberto Benetton è spirato oggi nella sua casa di Treviso, dopo un breve periodo di malattia. L’hanno assistito la moglie Lalla, le figlie Barbara, Sabrina e il genero Ermanno», la stringatis­sima nota diffusa dai familiari. Morte per leucemia, malattia che aveva colpito Benetton alcuni mesi fa. Un primo ricovero aveva portato a un migliorame­nto delle condizioni e Gilberto era tornato a casa, con la speranza di una guarigione, poi consumata in poche settimane. Un nuovo, rapido, ricovero, quindi la scelta di tornare a casa, di chiudere il cammino nelle stanze familiari.

Il 10 luglio scorso, il cancro aveva portato via Carlo Benetton, il più giovane dei fratelli. Carlo, Gilberto, Luciano e Giuliana: in pochi mesi l’impero economico simbolo del Nordest perde due dei fondatori. «Avremmo potuto fermarci molto tempo fa, goderuna ci la vita con quello che avevamo creato. Invece siamo ancora qui, coinvolti nel lavoro a tempo pieno, credendo fermamente nelle capacità e potenziali­tà dell’italia». É il passaggio conclusivo dell’intervista al Corriere. La malattia aveva costretto Gilberto a saltare due degli ultimi tre consigli d’amministra­zione di Edizione; al penultimo, però, convocato dopo il crollo del Polcevera e a quello dedicato, il vice presidente non era mancato. Ora fonti mediche, ammettono che «lo stato di profonda prostrazio­ne del paziente, causato da quella tragedia, potrebbe aver accelerato il decorso della patologia». Le voci sulla salute di Benetton circolavan­o da giorni. A posteriori, più di qualcuno tra i partecipan­ti al funerale di Carlo riconosce nel pallore di Gilberto, nel volto lucido e tirato, oltre la sofferenza del momento, un indice di male che portava dentro.

Muore un uomo e muore, poche volte è vero a tal punto, un simbolo. Matteo Zoppas, presidente di Confindust­ria veneto, saluta l’imprendito­re: «Gilberto, insieme a Carlo, appartenev­a a quella classe imprendito­riale che ha fatto grande il Veneto e l’italia nel mondo». E qui le parole rivolte al simbolo: «Con lui scompare un altro testimone di quell’epoca d’oro in cui il saper fare, proprio della nostra regione, ha saputo imporsi a livello internazio­nale, grazie alla capacità di innovare e internazio­nalizzare». Il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha consegnato alle agenzie lunga lettera: «Insieme ai suoi fratelli, Gilberto ha portato nel mondo una nuova immagine del Veneto che, da contadino e artigiano, si è affermato nei diversi continenti con la fantasia dei suoi prodotti e dei suoi colori, la forza dell’organizzaz­ione aziendale e della qualità... Di Gilberto ci mancherà l’ampiezza di vedute, insieme a quel suo carattere schivo e riservato, così connatural­e alle caratteris­tiche dei veneti, operosi e refrattari alla luce dei riflettori». Se ne va «un grande trevigiano», ricorda il governator­e.

I messaggi di saluto, in breve, hanno assunto la consistenz­a di un fiume. Il sindaco di Treviso, Mario Conte, ha cinto in un abbraccio ideale la famiglia Benetton e di Gilberto ha scritto: «Imprendito­re sopraffino che ha scritto pagine importanti e di successo della storia economica, culturale e sportiva non solo di Treviso ma di tutta Italia». Giovanni Manildo, predecesso­re di Conte a Ca’ Sugana: «Un grande uomo per cui ho personalme­nte provato ammirazion­e e stima». Anche da Atlantia, holding del settore autostrade, ha fatto sentire la propria voce, con Fabio Cerchiai, presidente, e l’ad Giovanni Castellucc­i: «La sua riservatez­za - le parole su Benetton - la sua passione per le sfide e la sua ambizione di crescita globale ci hanno accompagna­to e guidato nei tanti anni di lavoro comune... La sua scomparsa ci lascia nel dolore». Maria Cristina Piovesana, presidente vicario di Assindustr­ia Venetocent­ro, ha ricordato Gilberto Benetton «convinto sostenitor­e del progetto di integrazio­ne tra le associazio­ni di Padova e Treviso». Condoglian­ze alla famiglia «per la perdita del signor Gilberto». Piovesana scrive l’aggettivo maiuscola. Addio, signor G.

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Il Fontego Fu Benetton a volere l’archistar Rem Koolhaas per trasformar­e il vecchio palazzo delle Poste di Rialto nel tempio del lusso
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All’asolo Golf Club Gilberto Benetton durante una partita di golf nel club di proprietà della famiglia a Cavaso del Tomba

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