Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Stefani: «Autonomia ci sono resistenze» Super Lega a Trento

Il ministro: «Bozza al premier dal 2 ottobre. Avrete i nove decimi o quasi» Zaia incalza: «Fate presto». Salvini rassicura: «Presto intesa al Cdm»

- Zambon

Compleanno in pompa magna per il referendum sull’autonomia con il ministro Stefani che dice: «Avrete i nove decimi o quasi». Ma si attende ancora la firma sull’intesa da parte del premier Conte. Mancano all’appello i pareri dei ministri del M5s perplessi. Zaia chiede di fare presto: «Siamo ai supplement­ari». E intanto la Lega si prende il Trentino, Fugatti presidente.

Un gonfalone di San Marco formato gigante come fondale, due ieratici carabinier­i «col pennacchio» a delimitare il «palco» calcato da due primi attori - il governator­e Luca Zaia e il ministro per le Autonomie Erika Stefani - e la colta relazione del costituzio­nalista Mario Bertolissi a conferire autorevole­zza al «primo compleanno del referendum», quello con cui il Veneto ha chiesto, un anno fa, libertà di gestione (e risorse) per ventitré materie. Una conferenza stampa alquanto solenne a lenire, forse, la delusione di non poter annunciare, ancora, un passo avanti decisivo. E se Zaia scandisce piuttosto severo: «Caro ministro, qui siamo ai tempi supplement­ari, è evidente», Stefani risponde sul capitolo più scottante, le risorse: «Se non saranno i nove decimi dei tributi poco ci manca». Anzi, a dirla tutta, la vicentina titolare del dicastero che si occupa di affari regionali, lo dice in dialetto. Così come in dialetto esordisce avvicinand­osi al microfono da cui ha appena parlato Zaia - «Setto che sto microfono xe ancora basso?». Sarà l’influenza del leone marciano che veglia dall’alto, ma l’orgoglio veneto a Palazzo Balbi sembra quasi una presenza fisica.

Dal salone nobile allestito per le grandi occasioni, allo schieramen­to dell’intera delegazion­e trattante, il compleanno in grande stile del referendum è, di fatto, un accorato appello a Palazzo Chigi perché si sblocchi la situazione. E precisamen­te di «appello» parla Zaia che si sbilancia: «Non ci riteniamo contropart­e del Governo ma sia chiaro che su questa partita andremo fino in fondo». Perché a Palazzo Chigi? Lo spiega il ministro Stefani: «Ho recepito la proposta di intesa presentata in estate dal Veneto e dopo che si sono avviati i tavoli trilateral­i sulle singole materie, l’ho consegnata al premier Giuseppe Conte il 2 ottobre». Quasi venti giorni dopo restano solo le braci delle recenti polemiche con il M5s che starebbe boicottand­o il percorso dell’autonomia. Stefani sceglie con cura le parole ma non ci gira intorno: «Alcuni colleghi ministri hanno chiesto tempo per valutare la materia di loro competenza e, soprattutt­o nel caso del ministro Grillo, manifestat­o qualche perplessit­à che, comunque, ritengo perfettame­nte superabile perché l’autonomia non è prevista solo dalla Costituzio­ne ma anche dal contratto di governo. Certo, il premier è in attesa del parere di alcuni ministri».

La difficile convivenza fra Carroccio e Cinque Stelle, insomma, pesa ancora sull’autonomia. Ma ieri il vicepremie­r Matteo Salvini assicurava: «L’accordo sull’autonomia di Veneto e Lombardia andrà in una delle prossime riunioni del Consiglio dei ministri. Ho sentito Luca Zaia e sentirò Attilio Fontana. Conto che arrivi in uno dei prossimi consigli dei ministri il provvedime­nto attuativo sull’autonomia del Veneto, della Lombardia sicurament­e e mi auguro anche dell’emilia-romagna. L’importante è che si parta e si posi la prima pietra».

E Stefani aggiunge: «Il presidente del Consiglio Conte, che tra l’altro è uomo di grandissim­o spessore anche giuridico ha una piena cognizione di quella che può essere la portata della bozza d’intesa. Il presidente conosce quali sono le nostre istanze». E se il percorso verso una «piena attuazione» si prospetta articolato e non immediato, è pur vero che l’intesa alla firma del premier segnerebbe un primo step imprescind­ibile. «Sono fiducioso sul piano politico perché i compagni di viaggio al Governo, i pentastell­ati, si sono spesi per il referendum del Veneto, a favore del sì». E, per una volta, nessuna spaccatura almeno con i pentastell­ati veneti che rivendican­o il ruolo attivo avuto un anno fa per il referendum e definiscon­o «pura fantasia, creata ad arte per raccontare balle e mettere in cattiva luce il M5s in Veneto le polemiche dei giorni scorsi». Zaia, da parte sua, non arretra né sulle ventitré materie richieste, né sulla modalità «sartoriale» dell’autonomia veneta. E annuncia di voler battezzare il 22 ottobre come la Giornata dell’autonomia. Ieri è rispuntato a più riprese il percorso «gemello» con la Lombardia la cui bozza di intesa è appena un mezzo passo indietro rispetto a quella veneta. «La proposta della Lombardia è già sulla mia scrivania e la valuterò a stretto giro» ha detto Stefani. Più di qualcuno ipotizza che le due regioni possano marciare affiancate anche negli step successivi. La presenza del ministro Stefani, poi, è stata occasione anche di un incontro a latere, spiega l’assessore regionale all’ambiente, il bellunese Gianpaolo Bottacin, per approfondi­re

” Bertolissi Il percorso dell’autonomia è estremamen­te complesso

Punture tra alleati I Cinque stelle veneti ammoniscon­o: «Noi favorevoli, la Lega smetta di accusarci»

l’altra partita autonomist­a veneta, quella della Provincia di Belluno i cui rappresent­anti saranno convocati presto al ministero delle Autonomie. Polemico, invece, Sergio Berlato, consiglier­e regionale di FDI: «La via per l’inferno è lastricata di buoni propositi. Nonostante gli annunci della Lega, ancora niente autonomia per il Veneto». Indirettam­ente, risponde proprio Bertolissi che ragiona su come si tratti di una partita estremamen­te complessa: «Qui parliamo di un evento dallo straordina­rio rilievo istituzion­ale. E aggiungo che il Veneto è, storicamen­te, da sempre ai primi posti nelle graduatori­e di efficienza e capacità gestionale fra le regioni italiane. In un Paese in cui domina ancora Tomasi di Lampedusa, il Veneto ha resistito nella sua richiesta di autonomia. Tutto è stato fatto per bene, ora, come sempre, è questione di volontà, di persone». E sul tutto fatto «per bene» Maurizio Gasparin, direttore della Programmaz­ione strategica della Regione elenca punto per punto i passi che hanno condotto fin qui, dal referendum alla consulta che riunisce gli stakeholde­r della regione. Fin qui, sulla soglia di Palazzo Chigi dove giace un’intesa da firmare.

” Gasparin Oltre al referendum c’è il coinvolgim­ento degli stakeholde­r

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy