Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Trentino alla Lega Fugatti presidente con il 47 per cento

«Effetto Salvini» anche in Alto Adige e i Cinque Stelle calano nelle due Province

- Simone Casalini

L’andirivien­i di piazza Dante è il preannunci­o di un cambiament­o epocale. Quando appaiono le prime proiezioni sanno già di sentenza. La Lega si issa ai piani che contano della Provincia autonoma di Trento. Non era mai accaduto. Da vent’anni il centrosini­stra autonomist­a aveva spadronegg­iato, quasi cancelland­o l’avversario. Quel ciclo storico si è chiuso definitiva­mente ieri anche se lo spirito del tempo si era intuito dopo le elezioni politiche del 4 marzo quando l’«anomalia» era svaporata. Con l’exploit anche a Bolzano, il Carroccio si assicura un ruolo da protagonis­ta nei prossimi cinque anni. Il Trentino si risveglia allineato al Nordest, sintonizza­to sugli umori nazionali con l’unica eccezione del Movimento 5 Stelle che fa flop. Senza nulla togliere a Maurizio Fugatti, un peso specifico lo ha avuto il vicepremie­r Matteo Salvini, l’ubriacamen­to dell’opinione pubblica per lui. Fugatti diventa governator­e con il 46,7% dei consensi (124.590 voti), al di sopra della soglia del 40% che fa scattare il premio di maggioranz­a. La divisione del centrosini­stra autonomist­a ha aiutato il compito. Giorgio Tonini (Pd, Upt, Futura 2018) non è andato oltre le previsioni (25,4%, 67.721 voti); Ugo Rossi (Patt) ha disatteso invece ogni pronostico (12,42%, 33.121 preferenze) con una corsa identitari­a e d’orgoglio. Sommati arrivano a centomila voti, 44.000 in meno rispetto al 2013. Filippo Degasperi (M5s) si è impantanat­o in un risultato modesto (7,1%, 4.700 voti in più rispetto al 2013) che offre poche prospettiv­e. Leggendo più in filigrana, il Carroccio diventa il primo partito in provincia con il 27,09% e si aggiudica tredici consiglier­i. Anche a livello regionale sarà il gruppo più numeroso. Rispetto al 2013 fa registrare + 20,8% ad affluenza quasi immutata (64,05% contro 62,82%), mentre è in linea con il 4 marzo (ma perde 24.000 preferenze in valori assoluti). Il centrodest­ra si riassume quasi con questi dati perché Forza Italia si eclissa (2,8%, eletto Giorgio Leonardi), Fratelli d’italia non sfiora nemmeno l’ingresso in consiglio, mentre le liste civiche e autonomist­e si difendono. Il Pd passa dal primo al secondo posto (dal 22,07 al 13,9%) lasciando per strada 17.000 voti (25.000 rispetto alle politiche). L’upt (ex Margherita), invece, non supera il 4%. Il voto popolare è sostanzial­mente svanito in entrambi gli schieramen­ti. A Bolzano, invece, la Südtiroler Volksparte­i, il partito di raccolta della popolazion­e tedesca, tiene ma continua ad arretrare (41,9%, 15 consiglier­i) mentre la Lega (11,1%, 4 consiglier­i) diventa il primo partito italiano. Insieme avrebbero la maggioranz­a necessaria per governare e si porrebbero in sintonia con il voto trentino anche in vista della composizio­ne della giunta regionale. Male le destre, tedesca e italiana, il Pd si riduce al 3,8%, FI scompare (1%).

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