Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Coimpo», cattivi odori e lavorazioni dubbie Il medico del paese: residenti con malesseri
Adria, il processo. Il biologo: smaltivano rifiuti, non producevano fertilizzanti
Le lavorazioni di fanghi alla «Coimpo» davano fastidio per i cattivi odori e i metodi di lavoro dentro lo stabilimento a Ca’ Emo di Adria erano a dir poco discutibili.
Nell’udienza di ieri nel processo per le quattro morti sul lavoro del 22 settembre 2014 alla «Coimpo» hanno testimoniato un medico di base che aveva l’ambulatorio nella frazione adriese dove si trovava l’azienda di lavorazione fanghi ed un biologo. Si tratta di testimoni delle parti civili costituite nel procedimento.
Il medico ha raccontato che i pazienti
Otto imputati Nel 2014 morirono sul lavoro quattro persone
gli parlavano frequentemente di sintomatologie quali «bruciore agli occhi, difficoltà a respirare, senso di vomito e insonnia». Il medico ha spiegato che gli odori delle lavorazioni dei fanghi talvolta «si sentivano anche nell’ambulatorio».
Il biologo, consulente di Legambiente, ha spiegato che a suo dire «i tempi previsti per la lavorazione dei fanghi non venivano rispettati». Nella vasca D, dalla quale nel settembre 2014 è scaturita la nube tossica che ha ucciso i quattro lavoratori bruciando loro i polmoni, «avveniva solo una miscelazione di materiali che non serviva a produrre fertilizzante per i campi, ma per smaltire rifiuti».
Nel processo otto imputati per omicidio colposo plurimo, più altri reati a vario titolo: gli adriesi Mauro Luise e sua figlia Glenda; il ferrarese Michele Fiore; i padovani di Noventa Gianni Pagnin e sua figlia Alessia; Rossano Stocco di Villadose; Mario Crepaldi di Adria e il veneziano di Dolo Alberto Albertini.