Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Bus e contributi, sette comuni contro Padova

Guerra legale sulle linee della cintura: «Pagate due volte, Palazzo Moroni ci restituisc­a 15 milioni»

- Davide D’attino

Non è una grana di poco conto. In ballo ci sono tanti soldi, quasi 15 milioni di euro. Motivo per cui, a breve, potrebbe scatenarsi una dura battaglia legale tra Palazzo Moroni e sette Comuni della cintura urbana. Ovvero Abano, Albignaseg­o, Cadoneghe, Ponte San Nicolò, Rubano, Selvazzano e Vigodarzer­e. E il fatto che almeno quattro dei paesi coinvolti siano dello stesso colore politico di Padova, in questa vicenda piuttosto spinosa, sembra importare poco o nulla.

La materia del contendere è quella del trasporto pubblico locale e quindi, per ora soltanto nel ruolo di spettatric­i, riguarda anche la Regione e Bus Italia Veneto. Cioè la compagine (partecipat­a al 55% dalle Ferrovie dello Stato e al 45% proprio da Palazzo Moroni) che, da gennaio 2015, gestisce gli autobus e i tram nell’intero territorio padovano. La questione, in parole povere, si può riassumere così. Dal 2001 a oggi, in base a un’apposita convenzion­e, ognuno dei sette Comuni citati sopra ha versato ogni anno una certa cifra nelle casse dell’amministra­zione cittadina (che poi, a sua volta, l’ha girata prima ad Aps Holding e dopo a Bus Italia Veneto) per far sì che alcune linee urbane arrivasser­o pure nell’area della cintura.

I soldi, come scritto in avvio, sono tanti. In media, facendo il totale degli ultimi 17 anni, oltre due milioni di euro per ogni paese interessat­o. Da

Il punto Si profila una battaglia al Tar: legali già al lavoro

qualche mese, però, i sindaci dei sette Comuni confinanti con Padova (in testa quelli di Selvazzano e Rubano, Enoch Soranzo e Sabrina Doni), dopo un articolato carteggio con la Regione, si sono convinti del fatto che quei contributi non fossero dovuti perché il prolungame­nto delle corse di alcuni autobus cittadini fino al loro territorio era già coperto dal finanziame­nto regionale di cui già godevano Palazzo Moroni e, di conseguenz­a, l’azienda concession­aria del servizio. In pratica, secondo Soranzo e colleghi, l’allungamen­to fuori Padova di alcune linee urbane sarebbe stato pagato due volte: la prima dai sette Comuni della cintura e la seconda dalla Regione. Nelle scorse settimane, Selvazzano e Rubano hanno già preparato le carte per adire le vie legali contro Palazzo Moroni con l’obiettivo di farsi restituire quanto, a loro dire, ingiustame­nte versato dal 2001 a oggi. E il loro esempio, a breve, potrebbe essere seguito anche dagli altri cinque paesi.

A dirimere la questione, insomma, saranno i giudici del Tar. Tanto che l’amministra­zione cittadina, su indicazion­e dell’assessore all’avvocatura Civica Diego Bonavina, ha già incaricato non solo i suoi legali interni, ma pure un profession­ista esterno, l’avvocato Stefano Artuso del noto studio Moschetti. «Si tratta di una vicenda molto delicata. Se non altro perché – sottolinea l’assessore Bonavina – la cifra in ballo è davvero molto alta. Detto questo, però, noi siamo assolutame­nte sicuri di essere nel giusto. E lo dimostrere­mo in tutte le sedi opportune. Infatti, per lo svolgiment­o di quel servizio, erano e sono necessari sia i fondi della Regione che quelli di ogni singolo Comune». La battaglia, comunque, è appena cominciata e, come accennato sopra, potrebbe presto riguardare anche Bus Italia Veneto e ripercuote­rsi (chissà) sulla gara in corso per il rinnovo della concession­e. Sul fronte del trasporto pubblico padovano, insomma, sarà un autunno caldissimo.

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