Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Ponti chiusi o bloccati Marca spaccata a metà Il Piave tocca i 10 metri «Fa la voce grossa»
I piloni altissimi si stagliano sul Piave che scorre in basso. E quel fiume sale, piano e inesorabile, fino a lambirne il ponte. Sono le immagini simbolo dell’onda di piena che ieri è passata a Ponte di Piave, sotto gli occhi attenti dei tecnici della Regione e della Protezione civile, impegnati a misurare i livelli idrometrici, e delle centinaia di cittadini che, incuriositi dall’evento, con una lenta processione, per tutto il giorno hanno popolato gli argini del fiume. La piena era prevista per questo lunedì e sono scattate le evacuazioni nelle aree golenali. Ma alle 8 di ieri il livello dell’acqua aveva già raggiunto gli 8 metri e alle 10 è arrivata la decisione del Centro coordinamento soccorsi di chiudere il ponte sulla Postumia e il ponte ferroviario per l’alto rischio di esondazione in vista del picco di piena, previsto alle 11. Da quel momento, con il ponte bloccato e presidiato da carabinieri e vigili del fuoco, la Marca si è spezzata in due.
A unire la Destra e la Sinistra Piave è rimasto solo il ponte di Maserada, poiché anche il bypass del Ponte della Priula, allagato, è chiuso da domenica. Inevitabili le ripercussioni sul traffico. «Siamo dovuti intervenire — spiega il sindaco Anna Sozza — lanciando un appello sui social e sui media per invitare gli automobilisti a servirsi dell’autostrada A27». Per tutta la giornata si sono segnalati rallentamenti e code anche sul ponte di Cimadolmo, altro attraversamento sul fiume ingrossato. Alle 11 è arrivato il picco di piena previsto, ma si è rivelato solo il primo. Perché, complice la marea, il livello ha continuato a salire fino a quando, alle 14, ha toccato quota 10.93 metri. Gli operai del Comune e i volontari di Protezione civile hanno approntato paratie con sacchi di sabbia e tavoloni per fermare l’acqua là dove l’argine si apriva sulle piazzole di accesso all’area golenale. I curiosi, armati di telefonino per immortalare il momento, sono stati respinti sull’altro lato della strada.
Ma l’afflusso di grandi e piccoli non è mai cessato, con i primi a commentare: «Guarda che è peggio del 1966, non l’ho mai visto così alto»; e i bimbi a chiedere: «Ma se l’acqua esce, che succede?». Per chi vive a contatto con il Piave quello di ieri è stato un evento eccezionale, anche se nessuno ha veramente pensato al peggio: «Il fiume fa così, fa la voce grossa, ma poi torna buono», la rassicurazione degli anziani. Ma a Ponte di Piave il fiume è comunque riuscito a sorprendere amaramente gli abitanti della frazione di Negrisia, uscendo dagli argini e allagando una ventina di case. Tra queste il ristorante «I Sette Nani»: «Sono qui da 30 anni e non era mai successo — spiega il titolare, Claudio Donazzon —. Lunedì ci avevano avvertito di spostare ai piani alti attrezzature e mobili, ma non pensavo sarebbe arrivata così tanta acqua».
Il ristoratore ieri ha fatto arrivare una barca perché la strada che portava al suo locale era sommersa da un metro e mezzo d’acqua: «Devo salvare almeno le agende con le prenotazioni».