Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
La Cassazione: «Villa Rodella confiscata, non c’è alcun dono»
I giudici di Cassazione gli hanno risposto così: va escluso «che l’acquisizione al patrimonio dello Stato di “Villa Rodella” sia conseguenza anche di una donazione da parte di Galan del “valore eccedente l’importo oggetto di confisca”». É una parte, quella più curiosa, della sentenza sul ricorso di Giancarlo Galan contro il rigetto, da parte dei giudici di Sorveglianza, della richiesta di liberazione anticipata che l’ex governatore aveva presentato quattro anni fa, in relazione al periodo trascorso ai domiciliari tra 22 luglio 2015 e 21 gennaio 2016. La detenzione derivava dal patteggiamento di ottobre 2014 per la corruzione negli appalti del Mose: 2 anni e 10 mesi di reclusione, oltre a 2,6 milioni di risarcimento allo Stato, tramite confisca dei beni fino a quel valore: nello specifico Villa Rodella, dimora a cinque stelle di Galan a Cinto Euganeo, Padova. Lì, il due volte ex ministro aveva trascorso la prima parte dei domiciliari; ceduta la villa al Demanio, il 19 ottobre si era trasferito a Rovolon: ancora Colli, piccolo appartamento stavolta. Dopo il trasloco, Demanio e finanzieri, nel corso di un sopralluogo a Cinto, avevano però scovato un problema: andandosene, il Doge decaduto aveva portato con sé caminetti, lavabi, bidet e sanitari tutti. Tratta(va)si di reato: sottrazione o danneggiamento di cose sottoposte a sequestro. Galan mette tutto a posto a proprie spese, il procedimento è archiviato, ma arriva il no allo sconto di pena. L’ex presidente ricorre e, tra i punti a proprio favore, ricorda di aver «donato» allo Stato 900 mila euro: la differenza tra i 2,6 milioni del risarcimento e il reale valore di Villa Rodella. La Cassazione, sentenza pubblicata due giorni fa, scrive: «Nell’esecuzione di un ordine di confisca manca in chi lo subisce lo spirito di liberalità» tipico della donazione. Tutto, ma non benefattore verso lo Stato. Ricorso respinto. (r.piv.)