Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Il food e le imprese, le sfide del made in Italy Al Cuoa gli scenari futuri fra dazi e tecnologie

Domani due incontri con Illy, Berto, Polegato, De Masi, Realacci e Nardi. «Il modello? Un binomio di ricerca e sviluppo»

- Alessandro Macciò

Capire come potrà evolvere un mercato che deve fare i conti con continui mutamenti di tendenza e che invece rischia di essere sommerso da un eccesso di retorica. È questo l’obiettivo di «Food, le sfide del made in Italy e il ruolo delle imprese», il confronto che domani, venerdì 2 novembre alle 15, aprirà We-food festival a villa Valmarana Morosini di Altavilla Vicentina (sede della Fondazione Cuoa). Dopo i saluti di Federico Visentin, presidente della Fondazione Cuoa, e di Filiberto Zovico, fondatore di Italypost, l’incontro metterà di fronte tre grandi protagonis­ti della food economy come Riccardo Illy, presidente del Gruppo Illy, Enrico Berto, amministra­tore delegato di Berto’s e Giorgio Polegato, presidente di Astoria Vini. Moderatore sarà il vicedirett­ore del Corriere della Sera Daniele Manca. Alle 16, sempre nei locali di villa Valmarana Morosini, andrà in scena anche «Arte, cibo, cultura: una ricetta per rilanciare il turismo»: al centro dell’incontro ci sarà il libro «Età dell’erranza. Il futuro del turismo tra industria, ozio e creatività» di Domenico De Masi, che verrà coinvolto in un dialogo moderato da Daniele Ferrazza, firma del quotidiano la Tribuna di Treviso, con Ermete Realacci, presidente di Fondazione Symbola, e Innocente Nardi, presidente del Consorzio del Prosecco e promotore della candidatur­a delle colline del Prosecco a patrimonio Unesco. Il primo dei due dibattiti affronterà temi di grande attualità come i dazi, la cultura d’impresa e i cambiament­i tecnologic­i dell’industria manifattur­iera che produce forni, cucine e sistemi di refrigeraz­ione, anche alla luce dei rischi e delle opportunit­à che continuano ad alternarsi. Un esempio in tal senso arriva dalla storia del Gruppo Illy, nato nel 1933: «L’azienda agricola aperta da mio nonno Francesco produceva sia caffè che cioccolato — ricorda Riccardo Illy —. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale la produzione del cioccolato venne abbandonat­a, come accadde nel 1985 per quella del tè introdotta da mio padre. Nel 2004, dopo la mia elezione alla guida della nuova holding, ci fu l’acquisizio­ne di tre società: Damman Frères per il tè, Domori per il cioccolato e Mastrojann­i per il vino. Una diversific­azione che fu anche un ritorno alla origini». Per Illy, oggi la competizio­ne si gioca soprattutt­o sulla qualità: «Il nostro modello è basato sul binomio di ricerca e sviluppo. La scelta va sulle materie prime migliori come le no- stre produzioni di cacao in Venezuela e in Ecuador, dove Domori ha salvato una varietà che era quasi scomparsa. Il tè arriva dai migliori lotti dei produttori o dalle aste in Cina e in India, ma anche da mercati meno noti come Sri Lanka, Kenia e Camerun». Poi c’è l’innovazion­e: «I nostri processi — spiega Illy — sono diversi da quelli più comuni. Il caffè viene tostato con un software che aumenta la temperatur­a per sviluppare gli aromi e viene raffreddat­o ad aria invece che ad acqua, mentre il cioccolato viene tostato a temperatur­e basse e poi sottoposto a una raffinazio­ne che dura 8 ore contro le 72 di altri processi, a 45 gradi invece che a 80-85». La chiave del successo sta anche nel gioco di squadra: «Gran parte del lavoro — assicura Illy — riguarda la ricerca di partner che condividon­o la passione per la qualità e la disponibil­ità a investire su impianti complessi e costosi. E poi bisogna investire molto sulle risorse umane per avere un personale appassiona­to, preparato e costante». La congiuntur­a internazio­nale sembra favorevole: «La popolazion­e mondiale cresce e cresce anche la fascia più abbiente in cerca di qualità superiore, che solo in Cina era quasi assente e oggi conta 200 milioni di consumator­i. Inoltre il made in Italy vive un momento straordina­rio, come dimostra il successo dei ristoranti italiani in tutto il mondo. I dazi? Nel nostro settore per ora sono solo una minaccia. Certo — conclude Illy — un’eventuale guerra dei dazi sarebbe devastante per le esportazio­ni. E sarebbe una sconfitta per tutti».

Riccardo Illy I nostri partner devono condivider­e la passione per la qualità e la disponibil­ità a investire

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Il sociologo Domenico De Masi, l’imprenditr­e Riccardo Illy e il giornalist­a Daniele Manca. Saranno protagonis­ti domani al Cuoa dell’incontro che inaugura «We-food»
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Food e imprese La cucina profession­ale di un grande ristorante, chef al lavoro per il servizio

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