Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Lattebusch­e, armonia con l’ambiente

L’azienda (400 soci) farà visitare lo stabilimen­to di Busche, San Pietro in Gù e Sandrigo: «La salute è al centro del prodotto e del progetto, l’altro nostro caposaldo è la sostenibil­ità nella produzione»

- Gianni Favero

Poco meno di 400 soci in sei province per un conferimen­to complessiv­o di 1,4 milioni di litri di latte, 282 dipendenti e 105 milioni di fatturato. È la fotografia al 2017 di Lattebusch­e, società alla quale appartengo­no gli stabilimen­ti di Busche, San Pietro in Gù e Sandrigo, mete delle visite guidate di venerdì 2 novembre nell’ambito del weekend di We-food. Nato nel 1954 a Busche, nel Bellunese, il consorzio è cresciuto negli anni fino a articolars­i su cinque stabilimen­ti (ci sono anche Chioggia, in provincia di Venezia, e Camazzole di Carmignano di Brenta, nel Padovano), senza contare le piccole imprese del settore lattiero-caseario successiva­mente integrate. L’ultima delle quali è la Cooperativ­a «La Genzianell­a» di Padola, nel Comelico superiore, destinata a diventare il polo di eccellenza delle produzioni biologiche del gruppo in particolar­e, in questo caso, per i formaggi vaccini e caprini.

Nel dettaglio, quello di Busche è l’epicentro per i latticini, yogurt, formaggi Piave Dop, Montasio Dop, e un po’ per tutta la gamma di freschi e semistagio­nati. San Pietro in Gù e Sandrigo sono dedicati invece essenzialm­ente alla produzione di formaggio Grana, Camazzole all’asiago Dop e Chioggia, infine, al gelato con materie prime fresche che arrivano direttamen­te dai soci. «Lo stabilimen­to

La cooperativ­a bellunese «La Genzianell­a» di Padola è destinata a diventare il polo di eccellenza delle produzioni biologiche

di Busche — spiega il direttore marketing strategico del consorzio, Matteo Bortoli — è soggetto a un continuo investimen­to per l’aggiorname­nto degli impianti finalizzat­i a garantire al consumator­e standard sempre più elevati sotto il profilo igienico-sanitario. La salute è al centro del prodotto e del progetto Lattebusch­e e l’altro caposaldo della nostra filosofia è la sostenibil­ità nella produzione. Cioè non inquinando o almeno riducendo al massimo gli effetti negativi sull’ambiente, convinti da sempre che con l’ambiente sia doveroso crescere in armonia. Questo — prosegue Matteo Bortoli — ci ha consentito di vincere sette premi sulla sostenibil­ità negli ultimi cinque anni».

Un ulteriore elemento che, per certi aspetti, si pone in controtend­enza rispetto a fenomeni che condiziona­no il Made in Italy, sta nella disponibil­ità e nel rinnovamen­to generazion­ale della manodopera specializz­ata. Il comparto lattiero-caseario è florido, i casari esperti non mancano e, soprattutt­o nel Bellunese, è un’arte ancora molto legata all’identità territoria­le. «Il ricambio c’è e nella nostra azienda il turnover è molto moderato. Chi ci lavora — sottolinea ancora il dirigente — sono persone che avvertono l’appartenen­za all’azienda e questo, oltre alla preparazio­ne, è un valore aggiunto che la tecnologia non potrà mai compensare».

Sotto il profilo commercial­e, Lattebusch­e è presente a livello veneto in tutte le province ad esclusione di Verona distribuen­do latte, latticini e formaggi freschi ad oltre tremila clienti. Su base nazionale, attraverso Agriform, cooperativ­a per la stagionatu­ra e la distribuzi­one partecipat­a per il 40%, i prodotti stagionati e semistagio­nati della società bellunese raggiungon­o l’intero territorio nazionale e 50 Paesi del mondo.

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Lattebusch­e La cooperativ­a bellunese è nata nel 1954 a Busche. Oggi ha cinque stabilimen­ti in provincia di Vicenza, Venezia e Padova

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