Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
L’ex modella e il chirurgo condannato «Io, sfigurata al volto e mai risarcita»
Operazione estetica ad Abano, un anno al medico per lesioni gravissime
Originario di Foligno ma laureato con lode in Medicina e chirurgia all’università di Padova, dove poi si è specializzato in Chirurgia generale, il professor Massimo Rambotti (62 anni) si occupa di chirurgia estetica e riceve i suoi pazienti in 17 strutture sparse in tutta Italia, tra cui il poliambulatorio Esculapio di Albignasego. Quel che non c’è scritto sul suo sito è che due settimane fa il tribunale di Padova lo ha condannato a un anno (con pena sospesa) per lesioni gravissime ai danni di Cristina Guidetti, un’ex modella modenese di 45 anni che il 31 gennaio 2012 si era risvegliata con il volto sfigurato da un trattamento laser eseguito al poliambulatorio Orchidea di Abano Terme. «Ho conosciuto il professor Rambotti nel 2009, quando mi sono sottoposta a un intervento di mastoplastica additiva che si è svolto a Bologna ed è andato a buon fine racconta Cristina -. Rambotti mi era stato consigliato da un’amica ed era un chirurgo rinomato, così nel 2012 ho fatto l’errore di affidarmi a lui anche per un altro intervento con il laser, che si è svolto ad Abano perché il suo studio era lì: doveva togliermi alcune cicatrici lasciate dall’acne giovanile, mi sono ritrovata praticamente senza viso». L’ultimo scambio di mail tra i due risale sempre al 2012: «Il professor Rambotti non ha mai ammesso il suo errore dice l’ex modella -. Continuava a dirmi che si trattava solo di una complicanza temporanea, che col tempo si sarebbe rimarginata e che avrei solo dovuto portare un po’ di pazienza. Purtroppo l’accertamento del medico legale mi ha messa di fronte alla verità e mi ha fatto precipitare dentro a un incubo». Oltre a perdere il lavoro di modella, in questi anni Cristina ha affrontato 42 trattamenti estetici, spendendo 93 mila euro per ricostruire almeno in parte il suo volto. In attesa del risarcimento, («che non ho finora visto»), l’anno scorso Cristina ha deciso di voltare pagina e aprire un bar in centro a Modena. Nel frattempo è arrivata anche la sentenza, ma a lei non basta. Anche perché la denuncia risale al 2012 e quindi il rischio della prescrizione è dietro l’angolo. «Io non potevo stare all’aria aperta e prendere il sole, il professor Rambotti invece ha continuato a lavorare e fare la sua vita come niente fosse - conclude Cristina -. Sono andata a tutte le udienze e lui non si è mai visto. Provo un senso di ingiustizia perché il prezzo più alto di questa vicenda l’ho pagato io. Ad ogni modo credo nella giustizia e spero di arrivare al dunque, anche se la strada è ancora lunga».