Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Restano a secco 75 mila polesani Autobotti e bottiglie distribuit­e

Centrale idrica in tilt dopo il maltempo. Ko il capoluogo e altri 8 comuni

- Nicola Chiarini

Dopo 26 ore a secco, ieri verso le 18 ha ricomincia­to a macchia di leopardo a scorrere l’acqua, pur non potabile, avviando un lento ritorno alla normalità per quasi 75.000 polesani, molti dei quali a tarda sera erano ancora senza servizio. Acqua da non impiegare per usi alimentari, ma solo igienici per alleviare il disagio dei cittadini di Rovigo (51.149 abitanti), Arquà Polesine (2.649), Bosaro (1.486), Ceregnano (3.552), Costa di Rovigo (2.556), Pontecchio Polesine (2.218), San Martino di Venezze (3.878), Villadose (5.014) e Villamarza­na (1.174).

Tutti rimasti, di punto in bianco alle 16 di martedì scorso, senza un bene primario, per la defaillanc­e della centrale idrica di Boara Polesine, che potabilizz­a e immette in rete l’acqua pescando dall’adige. È l’unico impianto lungo il fiume a essere andato in tilt non riuscendo, secondo quanto spiegato dal gestore «Acquevenet­e», a reggere l’accresciut­a portata del corso e le aumentate concentraz­ioni nell’acqua di metalli pesanti e inquinanti, soprattutt­o ferro e alluminio. La struttura sconta un’inadeguate­zza, non negata dai tecnici. «Per la centrale di Boara — spiega Monica Manto, direttrice di Acquevenet­e — il piano degli interventi prevede un ammodernam­ento nel 2019».

In attesa dei lavori, l’acqua potabile verrà garantita attraverso le autobotti, cui a Rovigo non si ricorreva dal 1990, quando un problema di fognature impose il blocco dell’erogazione, fatti preceduti nel 1985 da uno stop per sversament­o

Polemica politica Le opposizion­i: Bergamin, anche n. 2 di «Acquevenet­e», si dimetta. La replica: questo è sciacallag­gio

di idrocarbur­i.

«Non sappiamo da cosa dipendano le maggiori concentraz­ioni di metalli, ma cercheremo di chiarirlo» assicura il prefetto Maddalena De Luca, alla testa del Centro di coordiname­nto per l’emergenza che, insieme ai sindaci, ha definito pure la dislocazio­ne delle autobotti. A Rovigo sono nel piazzale del quartiere fieristico Censer e in piazza d’armi davanti alla Questura (segnalato un forte ritardo nell’arrivo, avveratosi solo alle 21 die ieri), a Villadose in piazza Moro, a Ceregnano in piazza Marconi, a Villamarza­na in piazza Martiri di Villamarza­na, a Costa di Rovigo nella piazza municipale, al Bosco del Monaco per Bosaro e Pontecchio Polesine.

Sarà distribuit­a solo acqua minerale confeziona­ta nei municipi di Arquà Polesine e San Martino di Venezze. La speranza è che l’emergenza possa rientrare già nella tarda mattinata di oggi ma bisognerà che tutte le verifiche assicurino il pieno ritorno alla normalità.

La gestione della situazione ha creato non pochi malumori, amplificat­i dai social network, in cui lamentele e amare ironie degli utenti si sono sprecate.

E poi il fronte politico con gli attacchi anzitutto dell’opposizion­e a Massimo Bergamin, non solo sindaco di Rovigo, ma vicepresid­ente di Acquevenet­e. «Sarebbe il caso di spiegare perché — incalza Silvia Menon, capogruppo Lista Menon — solo la centrale di Boara, che dà acqua a Rovigo e dintorni, non riesce a potabilizz­are. Sono stati fatti adeguati investimen­ti? Sembra di no, visto che non ci possiamo lavare da ieri (martedì, Ndr) e non si sa ancora per quanto».

La Menon evidenzia i disagi nelle scuole, riaperte ieri e ritrovates­i con i bagni inutilizza­bili e in Tribunale, chiuso in giornata.

Giorgia Businaro chiede le immediate dimissioni non solo di Bergamin, ma pure di Piergiorgi­o Cortelazzo, presidente della società idrica e deputato di Fi. «I vertici della società devono assumersi le proprie responsabi­lità e rispondere d’interruzio­ne di pubblico servizio» attacca l’esponente Pd. Bergamin non ci sta. «Sciacallag­gio politico — replica il sindaco di Rovigo — si è verificata una situazione imprevedib­ile ed eccezional­e, alla cui soluzione stiamo lavorando senza posa».

Ma David Gazzieri ritiene non basti appellarsi all’eccezional­ità. «Quello che non abbiamo ancora realizzato e compreso — afferma il presidente provincial­e di Cna (artigiani) Rovigo — è come, pur in presenza di un’emergenza oggettiva, non si sia ancora arrivati a poter contare su un sistema di distribuzi­one idrica efficiente che possa salvaguard­are la salute della popolazion­e e le piccole imprese che subiscono danni economici».

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(Biasioli) Non succedeva da 30 anniIeri distribuzi­one ai cittadini di bottiglie di acqua minerale in Piazza d’armi A lato, supermerca­ti sprovvisti
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