Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Restano a secco 75 mila polesani Autobotti e bottiglie distribuite
Centrale idrica in tilt dopo il maltempo. Ko il capoluogo e altri 8 comuni
Dopo 26 ore a secco, ieri verso le 18 ha ricominciato a macchia di leopardo a scorrere l’acqua, pur non potabile, avviando un lento ritorno alla normalità per quasi 75.000 polesani, molti dei quali a tarda sera erano ancora senza servizio. Acqua da non impiegare per usi alimentari, ma solo igienici per alleviare il disagio dei cittadini di Rovigo (51.149 abitanti), Arquà Polesine (2.649), Bosaro (1.486), Ceregnano (3.552), Costa di Rovigo (2.556), Pontecchio Polesine (2.218), San Martino di Venezze (3.878), Villadose (5.014) e Villamarzana (1.174).
Tutti rimasti, di punto in bianco alle 16 di martedì scorso, senza un bene primario, per la defaillance della centrale idrica di Boara Polesine, che potabilizza e immette in rete l’acqua pescando dall’adige. È l’unico impianto lungo il fiume a essere andato in tilt non riuscendo, secondo quanto spiegato dal gestore «Acquevenete», a reggere l’accresciuta portata del corso e le aumentate concentrazioni nell’acqua di metalli pesanti e inquinanti, soprattutto ferro e alluminio. La struttura sconta un’inadeguatezza, non negata dai tecnici. «Per la centrale di Boara — spiega Monica Manto, direttrice di Acquevenete — il piano degli interventi prevede un ammodernamento nel 2019».
In attesa dei lavori, l’acqua potabile verrà garantita attraverso le autobotti, cui a Rovigo non si ricorreva dal 1990, quando un problema di fognature impose il blocco dell’erogazione, fatti preceduti nel 1985 da uno stop per sversamento
Polemica politica Le opposizioni: Bergamin, anche n. 2 di «Acquevenete», si dimetta. La replica: questo è sciacallaggio
di idrocarburi.
«Non sappiamo da cosa dipendano le maggiori concentrazioni di metalli, ma cercheremo di chiarirlo» assicura il prefetto Maddalena De Luca, alla testa del Centro di coordinamento per l’emergenza che, insieme ai sindaci, ha definito pure la dislocazione delle autobotti. A Rovigo sono nel piazzale del quartiere fieristico Censer e in piazza d’armi davanti alla Questura (segnalato un forte ritardo nell’arrivo, avveratosi solo alle 21 die ieri), a Villadose in piazza Moro, a Ceregnano in piazza Marconi, a Villamarzana in piazza Martiri di Villamarzana, a Costa di Rovigo nella piazza municipale, al Bosco del Monaco per Bosaro e Pontecchio Polesine.
Sarà distribuita solo acqua minerale confezionata nei municipi di Arquà Polesine e San Martino di Venezze. La speranza è che l’emergenza possa rientrare già nella tarda mattinata di oggi ma bisognerà che tutte le verifiche assicurino il pieno ritorno alla normalità.
La gestione della situazione ha creato non pochi malumori, amplificati dai social network, in cui lamentele e amare ironie degli utenti si sono sprecate.
E poi il fronte politico con gli attacchi anzitutto dell’opposizione a Massimo Bergamin, non solo sindaco di Rovigo, ma vicepresidente di Acquevenete. «Sarebbe il caso di spiegare perché — incalza Silvia Menon, capogruppo Lista Menon — solo la centrale di Boara, che dà acqua a Rovigo e dintorni, non riesce a potabilizzare. Sono stati fatti adeguati investimenti? Sembra di no, visto che non ci possiamo lavare da ieri (martedì, Ndr) e non si sa ancora per quanto».
La Menon evidenzia i disagi nelle scuole, riaperte ieri e ritrovatesi con i bagni inutilizzabili e in Tribunale, chiuso in giornata.
Giorgia Businaro chiede le immediate dimissioni non solo di Bergamin, ma pure di Piergiorgio Cortelazzo, presidente della società idrica e deputato di Fi. «I vertici della società devono assumersi le proprie responsabilità e rispondere d’interruzione di pubblico servizio» attacca l’esponente Pd. Bergamin non ci sta. «Sciacallaggio politico — replica il sindaco di Rovigo — si è verificata una situazione imprevedibile ed eccezionale, alla cui soluzione stiamo lavorando senza posa».
Ma David Gazzieri ritiene non basti appellarsi all’eccezionalità. «Quello che non abbiamo ancora realizzato e compreso — afferma il presidente provinciale di Cna (artigiani) Rovigo — è come, pur in presenza di un’emergenza oggettiva, non si sia ancora arrivati a poter contare su un sistema di distribuzione idrica efficiente che possa salvaguardare la salute della popolazione e le piccole imprese che subiscono danni economici».