Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Dopo la pioggia le frane In 17 mila ancora al buio

La polemica del sindaco di Rocca Pietore: «Nessuno parla di noi». E sono ancora 17 mila gli utenti senza luce

- di Davide Piol

Tempo. È la parola che ricorre più spesso nei discorsi che rimbalzano da una vallata all’altra delle Dolomiti. Intanto perché è il tempo atmosferic­o che ha fatto a pezzi, letteralme­nte, l’intera provincia di Belluno.

Quella terra frastaglia­ta, che il giornalist­a e scrittore bellunese Dino Buzzati aveva definito «uno dei posti più belli non già dell’italia ma dell’intero globo terracqueo», non esiste più. O meglio: non esiste più per come la conoscevam­o. Sono tante le immagini che testimonia­no la devastazio­ne subita dalla montagna nell’ultima settimana. In una, ad esempio, si vedono migliaia di alberi secolari distesi a terra come stuzzicade­nti sparsi su una tovaglia verde. Altre raffiguran­o case scomparse sotto la ghiaia, strade e ponti distrutti dalla furia dell’acqua, tralicci dell’alta tensione piegati dal vento come fili di ferro nelle mani di un bambino.

E poi ci sono le immagini silenziose che nessuna macchina fotografic­a riuscirà mai a immortalar­e: una famiglia che cena al lume di candela perché il maltempo ha portato via anche la luce, una coppia che si stringe nel freddo di una casa senza riscaldame­nto, una donna che si sveglia all’improvviso di notte in un letto che non è il suo.

Ma il «tempo» è anche ciò di cui ha bisogno la montagna per rimarginar­e le ferite. Ieri il risveglio dei bellunesi è avvenuto sotto la pioggia e le nuvole sono rimaste tutto il giorno. A Cortina, nella zona del Lago Scin, sono caduti i primi fuochi di neve. Gli elicotteri che dovevano trasportar­e i generatori necessari per far ripartire la corrente elettrica nelle zone isolate non sono riusciti a decollare. L’ultimo aggiorname­nto ha parlato di 16.800 utenti senza luce. Lunedì erano 113.000. Le zone più martoriate rimangono quelle nella parte alta della provincia: Cadore, Comelico, Agordino, Val del Boite. Alcuni comuni rimangono isolati, senza luce, acqua, copertura telefonica e si devono arrangiare con le proprie forze. A Livinallon­go 200 cittadini sono usciti con il badile e la moto-sega per liberare le strade dagli alberi.

Ma sono tanti gli esempi di solidariet­à in tutto il territorio. È la montagna che, lasciata sola a se stessa, cerca di risollevar­si da sé. Non sono mancate le polemiche. Ieri lo sfogo del sindaco di Rocca Pietore Andrea De Bernardin: «Si parla del Trentino e di Genova ma non di noi. I danni sono incalcolab­ili e sto cercando in ogni modo di far giungere la mia voce. Siamo isolati telefonica­mente, senza energia elettrica e senz’acqua. Per tre giorni ho tenuto i contatti col mondo grazie a Whatsapp, sfruttando il wi-fi del bar che c’è lì. Poi è saltato anche quello». Una storia che si ripete. «Come per il tornado, come per l’alluvione del 2010 – ha commentato il governator­e del Veneto Luca Zaia –. Non se ne parla. Forse perché siamo troppo veloci ad alzarci». Il maltempo ha colpito tutti i settori. Luxottica, leader mondiale dell’occhialeri­a, terrà chiusi i quattro stabilimen­ti (a eccezione di alcuni reparti di Sedico) per l’intera settimana. In ginocchio l’agricoltur­a e l’artigianat­o. Solo nel Bellunese inoltre, ma sono stime provvisori­e, sono stati abbattuti quasi 30.000 ettari di bosco che equivalgon­o a circa 300 milioni di euro. Il vento, lunedì scorso, ha soffiato dai 160 ai 190 chilometri orari nel triangolo Feltre-belluno-arabba. L’allarme arriva anche dal Cai Veneto: «Alcune strade e alcuni sentieri sono praticamen­te impercorri­bili per caduta piante. Si raccomanda quindi a tutte le strutture Cai e ai singoli soci di non intraprend­ere viaggi e tantomeno escursioni in montagna. Lasciamo la viabilità quanto più possibile libera per i movimenti dei soccorsi, delle forze dell’ordine e di tutti coloro che sono impegnati nelle opere di contenimen­to dei danni e di ripristino». Da mercoledì sera c’è un’altra emergenza in agguato: le frane. Nel comune di Chies d’alpago si sono mossi un milione mezzo di metri cubi di terra. La frana è monitorata a vista h24 e si sta spin-

gendo lentamente verso l’alveo del torrente Tessina. I cittadini, per ora, non corrono alcun rischio. Ieri l’assessore regionale Gianpaolo Bottacin, coordinato­re dell’unità di Crisi del Veneto, ha accolto a Belluno Luigi D’angelo, il direttore operativo della Protezione Civile nazionale. Domani, nel Veneto e successiva­mente anche nel Bellunese, è atteso il capo del Dipartimen­to nazionale della Protezione Civile Angelo Borrelli. E non è certo un caso. L’emergenza maltempo in Veneto è ancora valida. Il Centro funzionale decentrato della Protezione civile del Veneto da diramato un nuovo bollettino che prolunga lo stato di allarme («arancione» per la rete idraulica principale e «rosso» per la rete idraulica secondaria) fino alle 14 di oggi.

De Bernardin

Si parla del Trentino e di Genova ma non di noi. Sto cercando di far giungere la mia voce

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