Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Dopo la pioggia le frane In 17 mila ancora al buio
La polemica del sindaco di Rocca Pietore: «Nessuno parla di noi». E sono ancora 17 mila gli utenti senza luce
Tempo. È la parola che ricorre più spesso nei discorsi che rimbalzano da una vallata all’altra delle Dolomiti. Intanto perché è il tempo atmosferico che ha fatto a pezzi, letteralmente, l’intera provincia di Belluno.
Quella terra frastagliata, che il giornalista e scrittore bellunese Dino Buzzati aveva definito «uno dei posti più belli non già dell’italia ma dell’intero globo terracqueo», non esiste più. O meglio: non esiste più per come la conoscevamo. Sono tante le immagini che testimoniano la devastazione subita dalla montagna nell’ultima settimana. In una, ad esempio, si vedono migliaia di alberi secolari distesi a terra come stuzzicadenti sparsi su una tovaglia verde. Altre raffigurano case scomparse sotto la ghiaia, strade e ponti distrutti dalla furia dell’acqua, tralicci dell’alta tensione piegati dal vento come fili di ferro nelle mani di un bambino.
E poi ci sono le immagini silenziose che nessuna macchina fotografica riuscirà mai a immortalare: una famiglia che cena al lume di candela perché il maltempo ha portato via anche la luce, una coppia che si stringe nel freddo di una casa senza riscaldamento, una donna che si sveglia all’improvviso di notte in un letto che non è il suo.
Ma il «tempo» è anche ciò di cui ha bisogno la montagna per rimarginare le ferite. Ieri il risveglio dei bellunesi è avvenuto sotto la pioggia e le nuvole sono rimaste tutto il giorno. A Cortina, nella zona del Lago Scin, sono caduti i primi fuochi di neve. Gli elicotteri che dovevano trasportare i generatori necessari per far ripartire la corrente elettrica nelle zone isolate non sono riusciti a decollare. L’ultimo aggiornamento ha parlato di 16.800 utenti senza luce. Lunedì erano 113.000. Le zone più martoriate rimangono quelle nella parte alta della provincia: Cadore, Comelico, Agordino, Val del Boite. Alcuni comuni rimangono isolati, senza luce, acqua, copertura telefonica e si devono arrangiare con le proprie forze. A Livinallongo 200 cittadini sono usciti con il badile e la moto-sega per liberare le strade dagli alberi.
Ma sono tanti gli esempi di solidarietà in tutto il territorio. È la montagna che, lasciata sola a se stessa, cerca di risollevarsi da sé. Non sono mancate le polemiche. Ieri lo sfogo del sindaco di Rocca Pietore Andrea De Bernardin: «Si parla del Trentino e di Genova ma non di noi. I danni sono incalcolabili e sto cercando in ogni modo di far giungere la mia voce. Siamo isolati telefonicamente, senza energia elettrica e senz’acqua. Per tre giorni ho tenuto i contatti col mondo grazie a Whatsapp, sfruttando il wi-fi del bar che c’è lì. Poi è saltato anche quello». Una storia che si ripete. «Come per il tornado, come per l’alluvione del 2010 – ha commentato il governatore del Veneto Luca Zaia –. Non se ne parla. Forse perché siamo troppo veloci ad alzarci». Il maltempo ha colpito tutti i settori. Luxottica, leader mondiale dell’occhialeria, terrà chiusi i quattro stabilimenti (a eccezione di alcuni reparti di Sedico) per l’intera settimana. In ginocchio l’agricoltura e l’artigianato. Solo nel Bellunese inoltre, ma sono stime provvisorie, sono stati abbattuti quasi 30.000 ettari di bosco che equivalgono a circa 300 milioni di euro. Il vento, lunedì scorso, ha soffiato dai 160 ai 190 chilometri orari nel triangolo Feltre-belluno-arabba. L’allarme arriva anche dal Cai Veneto: «Alcune strade e alcuni sentieri sono praticamente impercorribili per caduta piante. Si raccomanda quindi a tutte le strutture Cai e ai singoli soci di non intraprendere viaggi e tantomeno escursioni in montagna. Lasciamo la viabilità quanto più possibile libera per i movimenti dei soccorsi, delle forze dell’ordine e di tutti coloro che sono impegnati nelle opere di contenimento dei danni e di ripristino». Da mercoledì sera c’è un’altra emergenza in agguato: le frane. Nel comune di Chies d’alpago si sono mossi un milione mezzo di metri cubi di terra. La frana è monitorata a vista h24 e si sta spin-
gendo lentamente verso l’alveo del torrente Tessina. I cittadini, per ora, non corrono alcun rischio. Ieri l’assessore regionale Gianpaolo Bottacin, coordinatore dell’unità di Crisi del Veneto, ha accolto a Belluno Luigi D’angelo, il direttore operativo della Protezione Civile nazionale. Domani, nel Veneto e successivamente anche nel Bellunese, è atteso il capo del Dipartimento nazionale della Protezione Civile Angelo Borrelli. E non è certo un caso. L’emergenza maltempo in Veneto è ancora valida. Il Centro funzionale decentrato della Protezione civile del Veneto da diramato un nuovo bollettino che prolunga lo stato di allarme («arancione» per la rete idraulica principale e «rosso» per la rete idraulica secondaria) fino alle 14 di oggi.
De Bernardin
Si parla del Trentino e di Genova ma non di noi. Sto cercando di far giungere la mia voce