Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
I due omicidi agli Istituti Polesani nel 2014 «Frutto del clima dopo gli arresti di massa»
Processo al ricoverato che uccise due compagni, parlano i testi della difesa
Gli arresti del giugno 2014 per maltrattamenti agli Istituti Polesani di Ficarolo di un dirigente e nove operatori socio-assistenziali avevano creato tensioni dentro l’ente, specie tra i pazienti. L’hanno spiegato ieri in aula due testimoni della difesa nel corso del processo per omicidio colposo a Mauro Mantovani (avvocato Marco Linguerri), il 57enne ferrarese l’ex amministratore delegato dell’ente di Ficarolo nonché esponente della famiglia proprietaria della struttura.
La coordinatrice del Personale agli Istituti e un’assistente sociale hanno spiegato che, il mese dopo gli arresti, «la gestione della cura sanitaria degli ospiti venne affidata ai medici dell’usl. In precedenza c’era un dipendente della struttura, che conosceva bene gli ospiti».
E ha aggiunto l’assistente sociale: «Dopo i 10 arresti la tensione era forte e ne hanno risentito tutti, dipendenti e pazienti».
La vicenda processuale è quella delle due morti violente dell’autunno 2014 nel nucleo 11 della struttura di Ficarolo. Quattro anni fa un vicentino (oggi 38enne) affetto da ritardo mentale uccise due ospiti degli Istituti, il 51enne di Rovigo Riccardo Tammiso e Pierpaolo Nonnis, un 49enne di origini sarde. Il vicentino da dicembre 2014 è all’ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia per il reato di omicidio volontario. Un provvedimento a carico di una persona ritenuta non imputabile perché incapace di intendere (ma capace di volere).
A Mantovani la Procura contesta non aver installato le dovute apparecchiature per prevenire questi fatti, come ad esempio la videosorveglianza e di non aver ampliato le porte delle stanze di degenza per permettere agli operatori una migliore vigilanza dei pazienti.