Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Aggredita dal profugo che ospitò
Cartura, preso il rapinatore: una coop l’aveva accolto in una proprietà della vittima
L’uomo che all’alba di lunedì scorso ha aggredito in casa propria Luciana Spigolon, casalinga 56enne di cartura, è un richiedente asilo di 26 anni, in Italia da circa un anno. Il ragazzo, Yaya Soumahoro, ivoriano, era stato oltretutto ospitato nella casa accanto a quella della Spigolon, sempre di sua proprietà. La donna l’aveva concessa ad una cooperativa di accoglienza e conosceva bene il ragazzo che l’ha aggredita. Rimpatrio? Deciderà il questore.
L’uomo che all’alba di lunedì ha aggredito in casa sua Luciana Spigolon, casalinga 56enne di Cartura, era ben conosciuto dalla vittima. Era stata lei a dargli ospitalità in una parte di casa disabitata ceduta alla cooperativa Orizzonti di Padova, che si occupa di accoglienza migranti. Lui si chiama Yaya Soumahoro, ha 26 anni, è un richiedente asilo che un anno fa è giunto dall’africa per scappare dal suo paese. Lo hanno arrestato i carabinieri a meno di 24 ore dall’aggressione. Ora si trova in carcere con l’accusa di tentata rapina aggravata. Il giovane, che da settembre era stato trasferito a Padova dove frequentava le scuole medie secondo in progetto di integrazione della coop, lunedì mattina si è presentato a casa dell’amica Luciana, che si era presa cura di lui e di altri migranti ospitati nell’abitazione in fianco alla sua, e l’ha aggredita, gettata a terra, fratturandole le costole. Forse voleva rubare qualcosa. Quanto accaduto ha lasciato sbalorditi i referenti della coop Orizzonti, che da anni si occupano di accoglienza e che mai si erano ritrovati ad affrontare un fatto simile.
«Siamo sconvolti, non sappiamo che cosa gli sia passato per la testa – dice il responsabile Hala Yassin – non ci aveva mai dato problemi quel ragazzo, lo avevamo spostato a Padova, da Cartura, per permettergli di frequentare le scuole, l’altra mattina mi ha telefonato Luciana (la vittima ndr) per dirmi quello che era successo e abbiamo mandato lì subito i nostri collaboratori – racconta –. Ovviamente è partita anche la segnalazione alla prefettura, che deve essere informata». Per Soumahoro ora è compromesso il percorso per ottenere un permesso di soggiorno. Resterà in carcere in attesa del processo, e solo dopo la condanna sarà il questore a decidere di lui. Per questioni di ordine e sicurezza pubblica il questore può deciderne il rimpatrio ma la patita è difficile. Solo da pochi mesi fa, infatti, l’ue ha attivato il dialogo con le autorità ivoriane per stipulare l’accordo bilaterale per i rimpatri, ma per ora non vi è nulla di concreto. Intanto c’è da fare un passo alla volta. Nei prossimi giorni il giudice preliminare dovrà decidere se convalidare il fermo per Soumahoro, e il giovane verrà anche sentito. Non è escluso che possa essere mandato ai domiciliari in una struttura decisa dal gip stesso e che lì debba rimanere in attesa del processo. Intanto i carabinieri del maggiore Marco Turrini, che hanno lavorato al caso, proseguono le indagini per circoscrivere dettagliatamente le accuse e attribuirle allo straniero. La vittima dell’aggressione ha avuto 21 giorni di prognosi. «Andremo a parlare presto con Luciana – spiegano dalla coop – siamo sconvolti per quanto accaduto».
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