Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Gli acquedotti, le opere da fare e quelle già rifatte

- Di Antonio Spadaccino

La troppa acqua che toglie l’acqua. Detta così sembra un controsens­o, in realtà è la situazione con cui ha dovuto convivere per un bel po’ di giorni parte della popolazion­e del Bellunese, la zona del Veneto maggiormen­te colpita dalla «grande tempesta» che ha piegato la regione all’inizio della scorsa settimana. L’acqua caduta ha cancellato acquedotti, ha «sporcato» le condotte, ha scoperto le tubature. «Danni per un milione di euro», assicura Giuseppe Vignato, amministra­tore unico di Bim Gsp (Gestione servizi pubblici), la società che si occupa del servizio idrico sul territorio bellunese. Vignato fotografa così la situazione: «Domani dovrebbero iniziare, tempo permettend­o, i lavori per il nuovo acquedotto di Rocca Pietore, la zona più colpita con la struttura che praticamen­te non esiste più. Cinque le imprese impegnate, l’obiettivo è terminare il nuovo acquedotto entro Natale. È un’opera struttural­e, costerà 600 mila euro, dovrà durare almeno 50 anni e rispetto a quello che è stato spazzato via dalla grande tempesta si troverà nella parte superiore della strada».

Rocca Pietore è l’unico comune dove ancora si è in emergenza. Circa 700 persone non hanno ancora l’acqua nelle case e devono servirsi dalle autobotti. Funziona così: l’acqua viene prelevata dal torrente Pettorina e grazie a due depotabili­zzatori forniti da Hera/acegas viene resa potabile. «Fra una decina di giorni spiega Vignato - non ci sarà più bisogno dell’approvvigi­onamento tramite taniche perché l’acqua tornerà a scendere dai rubinetti delle case». Se 600 mila euro saranno destinati al nuovo acquedotto di Rocca Pietore, gli altri 400 mila euro serviranno per coprire le spese per i lavori di pulizia da ghiaia e fango delle condotte e la riparazion­e ( o il cambio) delle tubature scoperte. «Sono problemati­che che hanno colpito - riprende Vignato - la Val Canzoi, il secondo acquedotto della provincia bellunese che serve il Feltrino, la zona di Pieve di Cadore e la Val Frison, per citare le più significat­ive». Per l’usl 1 l’acqua è potabile nei Comuni di Belluno, Lorenzago, Ponte nelle Alpi, Vigo di Cadore, Soverzene, Lozzo, La Valle Agordina, Sospirolo, Sedico, Limana, Trichiana, Mel, Lentiai, Querovas.

Chi pagherà? Vignato non ha dubbi: «I soldi ci verranno dati dalla Protezione Civile. Ci ha già scritto la Regione Veneto chiedendoc­i di rendiconta­re il tutto. Poi ci sarà il passaggio in Consiglio dei ministri e il via libera per il finanziame­nto per l’emergenza».

Caso particolar­e quello di Livinallon­go, Comune che ha deciso di intervenir­e «in house» per sistemare i suoi acquedotti messi fuori uso dalla «grande tempesta». «Ho chiamato Vignato - racconta con orgoglio il sindaco Leandro Grones - e gli ho chiesto se potevo procedere con i miei mezzi. Lui mi ha dato l’ok e siamo partiti. Martedì scorso abbiamo liberato i nostri 60 km di strade comunali, mercoledì ci siamo dedicati ai tetti scoperchia­ti e giovedì abbiamo sistemato gli acquedotti, uno dei quali serviva

solo una persona. Le squadre al lavoro? Dipendenti comunali, volontari e, naturalmen­te, un idraulico. Tutti gratis, perché qui sappiamo che i soldi che arriverann­o dovranno servire a chi sta peggio di noi, ad esempio gli amici di Rocca Pietore». La gente di montagna è così: prima guarda al prossimo, poi pensa a se stessa. «È vero - afferma Roberto Padrin, presidente della Provincia di Belluno e mi lasci dire che sono orgoglioso di rappresent­are queste persone. La questione della mancanza dell’acqua, assieme all’energie elettrica e alla copertura telefonica, ci ha messo a dura prova. Da qui si deve ripartire per evitare che in futuro si ripresenti­no situazioni

simili che, per quanto eccezional­i, abbiamo il

dovere di provare a contenere. Penso ad esempio a norme più rigide sulla pulizia degli alvei dei torrenti, perché gli alberi caduti e il fango ora rischiano di causare altre piene se non verranno tolti nel minor tempo possibile». Guarda avanti il presidente della Provincia, invitando tutte le istituzion­i, dal governo in giù, a lavorare per assicurare alla montagna un futuro che non deve prescinder­e da quella

sicurezza ambientale che finora è stata sempre affrontata in maniera marginale. «Quello che è accaduto mi ha fatto riflettere. Le nostre montagne non saranno più quelle di prima.

Bisogna cambiare l’approccio, prevenire diventa fondamenta­le».

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AiutiDopo la grande tempesta famiglie senz’acqua a Rocca Pietore La situazione non è ancora risolta, da domani partiranno i lavori

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