Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Po, la piena fa paura Ma al momento rischiano le cozze
Allerta arancione per ROVIGO l’ultima onda di piena del Po il cui effetto più grave, al momento, è il colpo pesantissimo inferto alla semina delle cozze, a causa di un abbassamento eccessivo e repentino della salinità nella Sacca di Scardovari, ma anche al Canarin e nella laguna di Barbamarco, posta sulla Busa di Tramontana non distante dal porto di Pila, negli ultimissimi metri prima che il fiume si getti in mare.
«A Barbamarco il Po ha fatto i capricci — commenta preoccupato Luigino Marchesini, presidente del Consorzio delle cooperative dei pescatori — saltando la barriera di terra che, in un territorio in continuo mutamento come il Delta, lo separa dagli specchi lagunari. Temiamo che il raccolto possa essere compromesso». Per questo, ora sono fondamentali le manutenzioni. «Il fiume mette e toglie di continuo — continua Marchesini — allora bisogna investire con sempre maggiore incisività su un piano generale, mirato e urgente».
Tema confermato da Roberto Pizzoli che prova a fare un paio di conti a spanne. «Il rapporto con la Regione e il Genio civile è costante e proficuo — premette il sindaco di Porto Tolle — ma non sempre riusciamo a essere veloci come vorremmo. Sulla laguna di Barbamarco non ci sono, evidentemente, argini veri e propri, ma una lingua di terra di circa 800 metri che va verso Pila e che, stimiamo, necessiti di circa 300 mila euro di interventi per essere consolidata. Per il Canarin, invece, c’è un progetto di rivivificazione che dovrebbe necessitare di circa un milione. Le difficoltà, evidentemente, si acuiscono quando il mare non riceve per l’andamento di venti e maree». Inconvenienti che si vanno a sommare alle forti mareggiate che, nei giorni scorsi, in Sacca di Scardovari hanno abbattuto una decina di capanni da pesca e strappato dagli ormeggi diverse imbarcazioni. Bisognerà aspettare, inoltre, per verificare lo stato degli arenili, in particolare per le spiagge di Boccasette e Barricata, particolarmente frequentate durante la stagione estiva. «In attesa di tirare le somme, abbiamo già chiesto il riconoscimento della calamità naturale» spiega sempre Pizzoli.