Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Ducale, il ladro tenta di evadere ma viene preso
Il «palo» della banda ha tentato inutilmente la fuga: in dubbio l’estradizione in Italia
È in Serbia, sotto la custodia della polizia che lo tiene sotto stretta osservazione: Dragan Mladenovic, del «palo» della banda di Palazzo Ducale, dopo l’arresto era riuscito a evadere, ma è stato subito catturato.
È in Serbia, sotto la custodia della polizia che lo tiene sotto stretta osservazione: la fuga di Dragan Mladenovic, uno dei sei sospettati di aver partecipato al clamoroso furto di gioielli a Palazzo Ducale e che dopo l’arresto era riuscito a evadere, è stata breve.
L’uomo, 54enne serbo, era stato catturato giovedì mattina in Croazia, al valico di Tovarnik ma alcune ore più tardi, dopo aver aggredito un agente, era scappato. Non appena messo piede in Serbia, la polizia lo ha però arrestato e, almeno per il momento, intenzione di trattenerlo.
Mladenovic, alias Dragan Filipovic, alias Igor Derda, durante le indagini era stato rintracciato dagli investigatori della squadra mobile di Venezia e dello Sco anche grazie al suo numero di cellulare, che aveva avuto contatti con una donna, Zojka Petrovic, già coinvolta in un’inchiesta per furto insieme a lui. Il 54enne è l’uomo immortalato dalle telecamere di Palazzo Ducale all’interno della Sala dello Scrutinio insieme a Vinko Tomic, il capo banda. Secondo la polizia, Mladenovic avrebbe fatto da «palo» mentre Tomic prelevava i gioielli. Il 3 gennaio insieme a loro, all’esterno, c’era anche il serbo Goran Perovic, l’unico ancora latitante. Mladenovic era stato l’ultimo dei cinque a essere fermato.
Mercoledì scorso la polizia croata oltre a Tomic aveva arrestato i tre croati Vladimir Durkin, Zvonko Grgic e Zelimin Grbavec. Il giorno successivo, poco prima dell’ora di ha pranzo, gli agenti avevano intercettato Mladenovic mentre cercava di fuggire in Serbia. Intorno alle 16, negli uffici della polizia di frontiera, l’uomo ha aggredito un agente facendolo finire a terra. È scappato dalla finestra del bagno e si è messo a correre verso la Serbia dove, poco dopo, è stato fermato. Il 54enne è accusato dell’aggressione e, per adesso, la polizia serba preferisce tenerlo sotto custodia lì. L’uomo, per il furto a Palazzo Ducale, è stato raggiunto da un mandato di arresto europeo che in Serbia non è valido ma che era già stato eseguito in Croazia, perciò serviranno nuovi accordi di cooperazione tra Stati per estradarlo. Gli altri, invece, entro fine anno potrebbero già essere in Italia, nonostante alcuni si siano opposti. Come Vinko Tomic, che aveva chiesto il rilascio sotto una cauzione di 50mila euro. Richiesta negata, anche perché le prove riportate dal gip David Calabria nelle ordinanze di custodia cautelare sembrano schiaccianti.
Le prime analisi del traffico telefonico hanno ricostruito la presenza di alcune utenze croate agganciate dalle celle di Palazzo Ducale negli orari sensibili dei giorni del furto: sei utenze erano presenti il 2 gennaio, cinque di queste anche il 30 (cioè i due giorni in cui ci furono i due tentativi di furto), mentre il 3 gennaio, il giorno del colpo, ce n’erano quattro. Da lì è partita la ricerca di qualsiasi possibile indizio per trovarli. Per esempio, il numero che si riteneva essere di Vinko Tomic è stato associato dopo che si erano scoperte numerose telefonate con due utenze intestate a Irena Tomic, la moglie, una delle quali in uso lei (e anche qui erano state ricostruite le telefonate con il padre), l’altra al figlio. Inoltre, è stato riconosciuto in foto anche dalla receptionist dell’hotel Base di Noventa di Piave, dove aveva pernottato con Mladenovic la sera prima del colpo: lei se lo ricordava bene e ha testimoniato che parlava italiano, tanto che questo è stato fondamentale per convincere il giudice a non disporre per lui la traduzione dell’ordinanza in lingua croata. E’ emerso inoltre che usava degli alias come Bladen Prebeg e Vinko Osmacic.