Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Qui in Svezia politici svogliati e cittadini indifferenti»
Anche la caduta di Calgary ha lasciato il pubblico indifferente, e la politica svogliata, a Stoccolma. Per più motivi. A quelli strutturali e organizzativi – la proposta svedese prevede che parte dei Giochi si tengano ad Åre, che però dista 520 chilometri dalla capitale – si sono aggiunti quelli finanziari. Che sono legati a quelli politici. Il governo svedese dovrebbe aprire il portafoglio per 200 milioni, solo che dopo le elezioni del 9 settembre la crisi è al buio, due candidati premier sono stati sfiduciati e avanza l’ipotesi di un ritorno alle urne. Favoriti i sovranisti di Sverige Demokraterna, che non sono quelli che avevano promesso i soldi. Ieri è iniziata una campagna con 25 star dello sport che invocano l’arrivo dei Giochi. Ma secondo Erik Karlsson, noto giornalista sportivo dello storico e popolare quotidiano svedese Aftonbladet, «questa mossa non è destinata a cambiare le cose, perché è una questione tutta politica».
Agli svedesi non interessano le olimpiadi?
«Un dibattito c’è stato, contenuto, sottovoce, a Stoccolma. Qualche mese fa, quando a seguito dei tanti ritiri la capitale era rimasta nella terna delle candidature possibili, se ne era parlato un po’. Il fatto, però, è che la gente pensa che i Giochi costeranno cari alle tasche dei contribuenti, anche se è prevista una versione low-budget».
Ed è vero?
«Il comitato olimpico ha promesso che i Giochi non costeranno una corona ai contribuenti. A Stoccolma non sono previsti investimenti particolari nelle infrastrutture e in città non verranno costruite arene. Un paio di Comuni più piccoli della periferia potrebbero investire nelle piste da fondo e in un’arena per pattinaggio. Il governo aveva promesso una cifra pari a 200 milioni di euro in finanziamenti; ma poi ci sono state le elezioni, e da più di un mese la Svezia non ha più un esecutivo. Insomma, regna una grande incertezza».
E non è un bene che la città non tiri fuori una corona?
«Per certi versi no. Se togli ai politici la ribalta, non sono spinti ad attivarsi».
E la questione dei 25? «Farà poco rumore, perché la faccenda è politica».
Quella nazionale, perché quella locale non è interessata.
«Appunto».