Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Pediatri dipendenti della Regione «Si parte a gennaio»
A partire da gennaio, i pediatri di libera scelta diventano dipendenti della Regione. Lo prevede il Piano sociosanitario 2019/2023 approvato martedì sera in quinta commissione Sanità, ora in procinto di ricevere il «sigillo» della copertura finanziaria dalla commissione Affari istituzionali (la spesa rientra nei 9 miliardi del Fondo sanitario regionale), per poi tornare in quinta. E, a inizio dicembre, approdare in Consiglio regionale per il via libero definitivo, che lo trasformerà nella legge di riforma dell’assistenza ospedaliera e territoriale.
Uno dei punti salienti riguarda appunto il passaggio dei 560 pediatri di libera scelta da convenzionati a dipendenti, organizzati però non in singoli studi ma in poliambulatori associati e con un centralino unico per ognuna delle nove Usl. La rivoluzione sarà anticipata da una sperimentazione che partirà a Padova, Treviso e Vicenza subito dopo il «sì» al Piano da parte dell’assemblea di Palazzo Ferro Fini e prevede che i poliambulat ori associati rimangano aperti dal lunedì alla domenica, con orario
8/20. L’idea è di garantire sempre la presenza di un medico per i bambini, attraverso le turnazioni, oltre a infermieri e alle visite domiciliari, oggi praticamente scomparse. La Regione conta di finanziare l’operazione con i soldi che risparmierà dal passaggio dei pediatri dalla convenzione — oggi un professionista con 800 assistiti costa dai 151.500 ai 159.300 euro l’anno — alla dipendenza (costo: 80mila euro l’anno). Nessun effetto ha dunque sortito il documento di contrarietà depositato in commissione Sanità da Franco Pisetta, segretario regionale della Fimp, sigla di categoria. Aria nuova pure per i medici di famiglia. Gli attuali 3100 già convenzionati restano tali, mentre i nuovi saranno accreditati, ovvero la Regione comprerà da loro un tot di prestazioni, quindi avranno un budget predefinito. Così saranno garantite le visite domiciliari e la copertura delle zone nelle quali ora i camici bianchi non vogliono andare, come quelle di montagna o le frazioni isolate e disagiate. «Ci sono 800 medici di base in graduatoria e nessuno accetta di andare in quelle aree — conferma Fabrizio Boron, presidente della commissione Sanità — da dipendenti non potranno rifiutarsi e lavoreranno di più». Passaggio importante infine per la cura della sclerosi multipla. «E’ previsto un protocollo per la diagnosi precoce, fondamentale per l’utilizzo di farmaci in grado di bloccare la malattia — spiega Boron —. In Veneto ne soffrono 9mila persone e si registrano 200 nuovi casi all’anno».
La rivoluzione Ambulatori aperti dal lunedì alla domenica, con orario 8-20 e visite domiciliari