Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Expo e Mose non pagano» Mantovani al concordato
Mancano 60 milioni, Mantovani presenta la richiesta al tribunale: «Commissari ostili». Ed è caos lavori
Quasi cinquanta milioni VENEZIA di euro rivendicati nei confronti del Consorzio Venezia Nuova, che però reclama a sua volta svariati milioni per le pendenze fiscali legate alla maxi-inchiesta sulle tangenti del Mose. Una decina attesi invece per i lavori dell’expo 2015. Un fardello di crediti che da tempo tenevano Mantovani, la storica azienda di costruzioni padovana, appesa a un filo. Ma quando nei giorni scorsi è arrivata l’ennesima lettera dei commissari del Cvn Giuseppe Fiengo e Francesco Ossola che minacciavano di mettere tutto in mano agli avvocati, è scattato il piano di difesa e Mantovani ha presentato un’istanza di concordato preventivo (per ora «in bianco»), con l’obiettivo però di mantenere la continuità aziendale. Eventuali procedure ostili dei creditori saranno bloccate, ma l’obiettivo finale è però quello di arrivare a un accordo di ristrutturazione del debito, soprattutto con le banche.
Non solo difesa, però. Nella nota con cui Mantovani conferma di aver presentato l’istanza di concordato al tribunale di Padova, ci sono parole pesanti per i commissari del Cvn: «I loro comportamenti sono divenuti sempre più ostili e conflittuali nei confronti dei maggiori consorziati, in primis la Mantovani - spiegano - Tali circostanze hanno finito per pregiudicare la continuità societaria delle imprese e, fatto ancor più grave, hanno determinato la sostanziale interruzione dei lavori e messo a rischio il regolare completamento dell’opera». Oltre a Mantovani anche il consorzio di coop venete Kostruttiva è in concordato, così come Grandi Lavori Fincosit e Astaldi, mentre Condotte è in amministrazione straordinaria. In questo panorama critico per il settore intero, Mantovani aveva cercato di resistere e dopo un paio d’anni di trattative, quattro mesi fa era arrivato l’accordo con la società lombarda Coge, che aveva affittato il ramo d’azienda del settore costruzioni. Ma l’avvio della Coge Mantovani ha avuto qualche difficoltà, tanto che 116 lavoratori sono stati messi in cassa integrazione per 13 settimane. «Stiamo monitorando la situazione», dice Francesco Andrisani (Cgil). Alla nuova società i commissari non hanno nemmeno riconosciuto il subentro nel Cvn: Mantovani è infatti rimasta titolare di un’ampia quota attraverso il consorzio Covela e Coge Mantovani ha tentato di entrare prima acquistando una piccolissima quota del «sotto-consorzio» Fagos, poi rilevando un mese fa il 3 per cento di proprietà di Mantovani. In entrambi i casi però i commissari hanno detto «no». Ora, con la richiesta di concordato, la stessa Mantovani rischia di finire sotto la «scure» dell’articolo 13 dello statuto del Cvn, che disporrebbe l’esclusione del consorziato sottoposto alle varie procedure fallimentari. I commissari sono per la linea dura, ma tra i consorziati si sta cercando di imporre la tesi secondo cui il concordato in continuità è una formula meno grave, anche perché altrimenti il Cvn si svuoterebbe.
Mantovani, un anno fa, aveva ottenuto due decreti ingiuntivi per un totale di 17 milioni, ma sono stati sospesi dopo l’appello del Cvn. Era stato inoltre impugnato il Sesto atto aggiuntivo sul Mose, che toglieva dei lavori ai consorziati: il ricorso di Mantovani non è stato ancora fissato, ma proprio venerdì il Tar ha deciso su quello di Grandi Lavori Fincosit, bocciandolo perché quell’atto sarebbe poi stato aggiornato a ottobre, ma quella revisione non è stato impugnata. «Non ne eravamo a conoscenza», ha sostenuto l’azienda, ma il Tar ha dato ragione al Provveditorato. Sempre nei giorni scorsi il Cvn ha ottenuto un successo di fronte alla commissione tributaria, che ha accolto il ricorso sulla verifica dell’agenzia delle Entrate per il 2008: lo Stato aveva chiesto di pagare 7 milioni di euro, ma la commissione ha riconosciuto la tesi che c’era già stato un accordo tombale di 19 milioni.
Quanto a Expo, invece, Mantovani avrebbe ricevuto una ventina di milioni di euro di riserve, ma ne avanza altri dieci, stoppati dopo che anche lì c’è stata un’inchiesta per turbativa d’asta e corruzione che ha riguardato l’ex presidente Piergiorgio Baita.