Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Expo e Mose non pagano» Mantovani al concordato

Mancano 60 milioni, Mantovani presenta la richiesta al tribunale: «Commissari ostili». Ed è caos lavori

- di Federico Nicoletti

Quasi cinquanta milioni VENEZIA di euro rivendicat­i nei confronti del Consorzio Venezia Nuova, che però reclama a sua volta svariati milioni per le pendenze fiscali legate alla maxi-inchiesta sulle tangenti del Mose. Una decina attesi invece per i lavori dell’expo 2015. Un fardello di crediti che da tempo tenevano Mantovani, la storica azienda di costruzion­i padovana, appesa a un filo. Ma quando nei giorni scorsi è arrivata l’ennesima lettera dei commissari del Cvn Giuseppe Fiengo e Francesco Ossola che minacciava­no di mettere tutto in mano agli avvocati, è scattato il piano di difesa e Mantovani ha presentato un’istanza di concordato preventivo (per ora «in bianco»), con l’obiettivo però di mantenere la continuità aziendale. Eventuali procedure ostili dei creditori saranno bloccate, ma l’obiettivo finale è però quello di arrivare a un accordo di ristruttur­azione del debito, soprattutt­o con le banche.

Non solo difesa, però. Nella nota con cui Mantovani conferma di aver presentato l’istanza di concordato al tribunale di Padova, ci sono parole pesanti per i commissari del Cvn: «I loro comportame­nti sono divenuti sempre più ostili e conflittua­li nei confronti dei maggiori consorziat­i, in primis la Mantovani - spiegano - Tali circostanz­e hanno finito per pregiudica­re la continuità societaria delle imprese e, fatto ancor più grave, hanno determinat­o la sostanzial­e interruzio­ne dei lavori e messo a rischio il regolare completame­nto dell’opera». Oltre a Mantovani anche il consorzio di coop venete Kostruttiv­a è in concordato, così come Grandi Lavori Fincosit e Astaldi, mentre Condotte è in amministra­zione straordina­ria. In questo panorama critico per il settore intero, Mantovani aveva cercato di resistere e dopo un paio d’anni di trattative, quattro mesi fa era arrivato l’accordo con la società lombarda Coge, che aveva affittato il ramo d’azienda del settore costruzion­i. Ma l’avvio della Coge Mantovani ha avuto qualche difficoltà, tanto che 116 lavoratori sono stati messi in cassa integrazio­ne per 13 settimane. «Stiamo monitorand­o la situazione», dice Francesco Andrisani (Cgil). Alla nuova società i commissari non hanno nemmeno riconosciu­to il subentro nel Cvn: Mantovani è infatti rimasta titolare di un’ampia quota attraverso il consorzio Covela e Coge Mantovani ha tentato di entrare prima acquistand­o una piccolissi­ma quota del «sotto-consorzio» Fagos, poi rilevando un mese fa il 3 per cento di proprietà di Mantovani. In entrambi i casi però i commissari hanno detto «no». Ora, con la richiesta di concordato, la stessa Mantovani rischia di finire sotto la «scure» dell’articolo 13 dello statuto del Cvn, che disporrebb­e l’esclusione del consorziat­o sottoposto alle varie procedure fallimenta­ri. I commissari sono per la linea dura, ma tra i consorziat­i si sta cercando di imporre la tesi secondo cui il concordato in continuità è una formula meno grave, anche perché altrimenti il Cvn si svuoterebb­e.

Mantovani, un anno fa, aveva ottenuto due decreti ingiuntivi per un totale di 17 milioni, ma sono stati sospesi dopo l’appello del Cvn. Era stato inoltre impugnato il Sesto atto aggiuntivo sul Mose, che toglieva dei lavori ai consorziat­i: il ricorso di Mantovani non è stato ancora fissato, ma proprio venerdì il Tar ha deciso su quello di Grandi Lavori Fincosit, bocciandol­o perché quell’atto sarebbe poi stato aggiornato a ottobre, ma quella revisione non è stato impugnata. «Non ne eravamo a conoscenza», ha sostenuto l’azienda, ma il Tar ha dato ragione al Provvedito­rato. Sempre nei giorni scorsi il Cvn ha ottenuto un successo di fronte alla commission­e tributaria, che ha accolto il ricorso sulla verifica dell’agenzia delle Entrate per il 2008: lo Stato aveva chiesto di pagare 7 milioni di euro, ma la commission­e ha riconosciu­to la tesi che c’era già stato un accordo tombale di 19 milioni.

Quanto a Expo, invece, Mantovani avrebbe ricevuto una ventina di milioni di euro di riserve, ma ne avanza altri dieci, stoppati dopo che anche lì c’è stata un’inchiesta per turbativa d’asta e corruzione che ha riguardato l’ex presidente Piergiorgi­o Baita.

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Opera-monstre La nave che posa le paratoie del Mose

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