Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Il direttore confida «Ho dipinto il carcere di Treviso di azzurro in onore del Napoli»
Il direttore Massimo: «Era il 1990, era ruggine e lo scudetto mi ha ispirato»
E’ azzurro il carcere TREVISO di Treviso. L’idea è stata del direttore Francesco Massimo, che l’ha voluto del colore del Napoli, la sua squadra del cuore. «L’ho fatto ridipingere quando il Napoli ha vinto il secondo scudetto», conferma. Era il 1990.
” Verso la pensione Resto a Treviso, mi dedicherò a mio nipote e al mio hobby: il poker Texas Holdem
Per la rubrica «Forse TREVISO non tutti sanno che»: se il carcere di Treviso è azzurro lo si deve al suo storico direttore, Francesco Massimo, e alla sua passione calcistica, diventata un gigantesco omaggio sotto gli occhi di tutti i trevigiani, a due passi dalle mura della città. «L’ho fatto ridipingere quando il Napoli ha vinto il secondo scudetto». Era il 1990, il Napoli macinava trofei internazionali e Massimo, arrivato da soli due anni, ha dato subito un’impronta netta a quella che sarebbe diventata la sua casa per trent’anni.
Direttore, una curiosità: nessuno ha contestato o commentato questa decisione? «Ma no (sorride). All’interno del carcere sono io la massima autorità. Prima era color ruggine, troppo triste. Meglio azzurro, no? E poi mi hanno fatto notare che anche il Treviso indossa i colori biancocelesti». Mentre parla, seduto alla sua scrivania in una stanza all’interno della casa circondariale, alza lo sguardo sulla parete di sinistra. C’è un enorme stemma della squadra partenopea. «Bello, vero? L’ha disegnato un detenuto». Al cuor non si comanda, soprattutto quando si lascia una terra così amata. Massimo dal 13 giugno 1988 è il responsabile di una struttura con 147 dipendenti del comparto di sicurezza, una ventina del comparto ministeri e 220 detenuti. Arrivava dal carcere di Poggioreale, dov’era vicedirettore. «Dovevo ridare prestigio all’istituto, recuperare il rapporto con il personale che non si sentiva rappresentato, insomma rimettere a posto il carcere. Oggi sono orgoglioso del lavoro fatto».
Direttore Massimo, il sistema carcerario riceve la giusta attenzione dalle istituzioni?
«Diciamo che rispetto a trent’anni fa il rapporto si è rovesciato. Prima l’attenzione era nei confronti del personale e della popolazione detenuta, oggi sembra che venga prima la popolazione detenuta e poi quella dei lavoratori».
Lo dice con rammarico... «Con il personale ho un ottimo rapporto, di stima e collaborazione reciproca».
Com’è cambiata la popolazione carceraria in questo lasso di tempo?
«Trent’anni fa c’erano molti più italiani, oggi sono circa la metà e l’anno scorso abbiamo contato 37 diverse nazionalità».
Che tipo di attività vengono svolte per il reinserimento dei detenuti?
«Devo ringraziare innanzitutto il personale, gli insegnanti e la Cooperativa Alternativa. L’impegno sulla rieducazione dovrebbe interessare solo le condanne definitive ma noi cerchiamo di coinvolgere
tutti. Ci sono corsi scolastici, attività lavorative, gruppi di sostegno con psicologi e famiglie, partite di calcio e rugby, corsi di musica e fotografia, gruppi di lettura e di integrazione».
Il carcere di Santa Bona ha vissuto un periodo di sovraffollamento. L’avete risolto?
«Certamente. Più di cinque anni fa eravamo arrivati a trecento detenuti, ma oggi abbiamo la garanzia che ogni detenuto ha lo spazio stabilito per legge. Credo che il calcolo di 3 metri quadrati per persona, a dire il vero, sia troppo ridotto, ma è la legge ed è pienamente rispettata». Come sono stati questi 30 anni a Treviso?
“Impegnativi ma meravigliosi, ricostruendo i rapporti con le istituzioni. Con il sacrificio ho cambiato il volto a questa struttura, le tante cattiverie che ho dovuto sopportare sono state ripagate dal personale, e addirittura dai detenuti e dalle loro famiglie che hanno capito più dei dirigenti superiori quali sforzi siano stati fatti”.
L’anno prossimo va in pensione. Cosa farà?
«Rimarrò a Treviso, mi dedicherò a mio nipote e farò quello che non sono riuscito a fare in questi 30 anni. Andrò in giro per il mondo e mi dedicherò al mio hobby preferito, il poker Texas Holdem».