Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
La «cricca» degli appalti truccati
Autostrade, aeroporti, ponti: due cordate di imprese del Nordest accusate di spartirsi i lavori
Un centinaio di indagati nell’ambito di una maxi inchiesta della guardia di finanza di Gorizia che ipotizza la creazione di «cartelli» di imprese, soprattutto venete e friulane, che si spartivano gli appalti. Sono 150 i bandi sospetti, che riguardano gli aeroporti veneti, ma anche le autostrade e la Pedemontana.
Cartelli di imprese, soprattutto venete e GORIZIA friulane, avrebbero pilotato l’assegnazione di lavori per conto delle più grandi stazioni appaltanti del nord Italia. Un mastodontico bluff costruito a tavolino, per spartirsi 150 gare da oltre un miliardo di euro all’interno di strade, aeroporti, gasdotti, perfino in aree colpite dal terremoto che nel 2016 aveva devastato la zona di Norcia. Opere che, in alcuni casi, venivano poi fatte «al risparmio», con materiali non certificati o smaltendo irregolarmente i rifiuti.
L’inchiesta, condotta dalla guardia di finanza, è culminata ieri con una raffica di perquisizioni negli uffici di enti pubblici, società e abitazioni di oltre cento indagati tra manager, imprenditori e consulenti. Per l’accusa, le aziende si accordavano sulle offerte da presentare in occasione delle gare, in modo tale da decidere a priori chi si sarebbe aggiudicato l’opera. E a favorirli, in alcuni casi, è stata la mancanza di controlli da parte di chi aveva il compito di vigilare.
Dal Marco Polo alla Pedemontana
Alcune delle procedure di affidamento giudicate sospette, riguardano i lavori alle piste aeroportuali. Gli investigatori hanno quindi acquisito documenti dalla società Aer Tre (che gestisce il «Canova» di Treviso), alla Save del «Marco Polo» di Venezia, e all’aeroporto Catullo di Villafranca, nel Veronese.
In Veneto una grossa fetta degli appalti riguarderebbe opere viarie. Per questo, all’alba di ieri gli inquirenti hanno richiesto materiale sulle gare indette da Autovie Venete, Autostrade per l’italia, Veneto Strade, Anas, Cav, dal commissario per la A4 e da quello per la Pedemontana.
La terza corsia sull’a4
Tra gli appalti finiti nel mirino, c’è quello da 106 milioni di euro relativo alla terza corsia, in particolare il tratto tra San Donà di Piave e lo svincolo di Alvisopoli. In questo caso, l’accordo puntava a far vincere l’associazione di imprese (Ati) costituita da Saicam, Rizzani De Eccher Spa e Pizzarotti & C. Spa. Stando alla ricostruzione del pm di Gorizia, che ipotizza la turbativa d’asta, il gruppo di imprese «aveva già debiti con la struttura commissariale derivanti da altri lavori aggiudicati per la terza corsia dell’a4». E anche per questo, secondo i finanzieri «la commissione giudicatrice e il responsabile del procedimento facevano in modo che il lotto venisse aggiudicato» alle imprese indagate, mentre queste «si accordavano con appaltatori e subappaltatori che avevano partecipato alla gara, con l’intento di cedere irregolarmente i lavori». In pratica l’ati otteneva il cantiere e subito dopo lo dava in subappalto alle imprese che - almeno sulla carta - aveva sconfitto.
” La difesa Accuse infondate non c’è stato alcun accordo anzi, abbiamo sempre sgomitato per avere gli appalti
I lavori Anas
Il metodo di spartizione, era sempre lo stesso. «Con collusioni» scrive il pm nei decreti di perquisizione, le imprese mettevano in piedi «un complessivo accordo finalizzato a rendersi reciprocamente note le rispettive intenzioni di partecipare a un lotto piuttosto che a un altro». Il tutto per poi concordare «l’entità e il contenuto dell’offerta da presentare, in modo da permettere di volta in volta, all’impresa individuata all’interno della “cordata”, di aggiudicarsi l’appalto alle condizioni più favorevoli». Un patto che consentiva di azzerare ogni tipo di concorrenza e che sarebbe stato all’origine dei due appalti da 25 milioni per le strade venete aggiudicati nella
primavera del 2017 da Anas, ai quali partecipò l’ati composta dalla Costruzioni Generali Girardini Spa con Deon Spa ed Ecovie.
Autostrade e Autovie
La Girardini, una grossa azienda vicentina, è nei guai anche per un’altra gara (stavolta persa), indetta da Autostrade per l’italia: oltre cinque milioni di euro per la manutenzione del tratto Venezia-belluno della A27 e Udine-tarvisio dell’a23. «Accuse infondate - ribatte l’avvocato Marco Dal Ben, che difende la Costruzioni Generali non c’è stato alcun accordo anzi, l’impresa ha sempre dovuto sgomitare per aggiudicarsi gli appalti». Se per Cav si esaminano le gare per la manutenzione dal 2009 a oggi, un’altra assegnazione sospetta è il bando da 8 milioni per la sistemazione della pavimentazione dei tratti gestiti da Autovie Venete: le imprese decisero «a tavolino» le offerte (la gara fu vinta da Brussi Costruzioni srl per il primo lotto, Adriastrade con Ecovie per i lotti 2 e 3) anche rinunciando - è il caso del Gruppo Adige Bitumi - a partecipare.