Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
CONOSCENZA IL SALTO CHE SERVE
Oltre che sulla locomotiva lombarda, la rete ad alta velocità dell’economia può fare affidamento sulle motrici del Veneto e dell’emilia-romagna. Quella veneta, nota il Rapporto 2018 della Fondazione Nordest, presenta tre componenti che la contraddistinguono negativamente da quella emiliana. Per i lavoratori della conoscenza rapportati all’occupazione totale, ci sono più di 3 punti di scarto: 13,7% in Veneto, 16,8% in Emilia. Si osserva un esodo dei laureati (fra i 25 e i 39 anni) dal Veneto nell’ordine del 4,6 per mille, a fronte di un’attrazione del 15,3 esercitata dall’emilia. Rispetto alla popolazione attiva, il Nordest ha un percentuale di laureati in discipline scientifiche e ingegneristiche (2,9%) inferiore all’emilia (4,4%). Visto l’appariscente divario circa la fuoriuscita dei laureati, il meno spettacolare, seppur più preoccupante, distacco sul fronte dei lavoratori della conoscenza e l’ingannevole gap per quel che riguarda i laureati Stem (scienza, tecnologia, ingegneria: engineering in inglese) e matematica, i veneti potrebbero essere presi dalla tentazione di applicare le pratiche sin qui adottate dal vicino emiliano. Il quale, a sua volta, si predispone a far sempre meglio ciò che già sta facendo bene. Tuttavia, allargando lo sguardo di là dai campanili del Nordest, per osservare quanto accade nelle regioni europee più innovative, il Veneto non ha da copiare le pratiche dell’emilia.
Si tratta, per entrambe le regioni, di passare alle prossime pratiche, quelle che rispondono ai desideri e alle propensioni delle giovani generazioni. Al centro, c’è la ridefinizione della scuola e dell’impresa. Di quest’ultima, lo sguardo all’abito mentale dei lavoratori della conoscenza resta angusto. Dal canto suo, la scuola presta attenzione al significato di Stem, ma trascura il valore di Stima nel cui crogiuolo scienza, tecnologia, ingegneria e arti si fondono insieme.
Ridefinire l’impresa vuol dire andare oltre la conoscenza spalmata su strumenti, prodotti e lavoro. L’impresa è ridefinita se applica la conoscenza alla conoscenza. Il che richiede che essa affidi ai lavoratori della conoscenza la missione di individuare quali nuove conoscenze occorrano e come renderle efficaci traducendole in innovazioni che sboccano in impieghi produttivi. I dati in possesso permettono di affermare che quanti lavorano sulla conoscenza applicata a se stessa sono in Emilia più numerosi di quelli in Veneto? Piuttosto che passare attraverso lo stadio intermedio delle migliori pratiche dei vicini di casa, gli imprenditori veneti, e con loro gli emiliano-romagnoli, dovrebbero fare un salto che è una discontinuità con il presente stato dell’arte. Solo allora nelle loro imprese le persone colte, nel senso che stanno a cavallo di due culture, l’una delle idee e l’altra dell’organizzazione, potranno correre lungo tutto il terreno di gioco della conoscenza per poi ritagliarsi un ruolo in una zona del campo. Anche la scuola va ridefinita. Le imprese che si accingono a compiere quel salto esigono competenze soft, tra le quali le più importanti sono il lavoro di squadra, la flessibilità, la risoluzione dei problemi, la comunicazione verbale e scritta, il pensiero critico, la negoziazione e la capacità di influenzare gli altri ed essere, a sua volta, ispirati. Le stesse imprese vorrebbero che IA non stesse solo per intelligenza artificiale ma anche per intelligenza umana aumentata. Rispondendo a queste esigenze, le motrici del Veneto e dell’emilia andranno più su di giri se nel sistema d’istruzione avverrà la febbre da fusione tra scienza e umanesimo. Ancora una volta, il Veneto non ha da colmare un divario, né l’emilia gloriarsi del vantaggio. Praticare la Stima è il compito da svolgere in entrambe le regioni.