Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Dalla Cav alla Save «Noi vittime dei furbi, abbiamo agito bene»
Da Autovie a Save, fino a Cav e Aspi: «Sempre agito correttamente»
Massima disponibilità e collaborazione nei confronti della magistratura. È ciò che hanno garantito nella giornata di ieri Autovie Venete, il gruppo Save, Concessioni autostradali Venete (Cav) e Autostrade per l’italia in merito alle indagini avviate dalla Procura di Gorizia che ha visto coinvolti circa quattrocento militari della guardia di finanza del Comando regionale Friuli Venezia Giulia.
Il nome delle quattro società compare insieme a quello di altre quattordici nell’elenco delle stazioni appaltanti presso le quali i finanzieri hanno disposto l’acquisizione di documenti.
Nel caso specifico, Autovie Venete, Save e Cav hanno precisato che le loro sedi non sono state oggetto di perquisizioni ma di aver ricevuto la richiesta da parte della Procura, attraverso le Fiamme Gialle, di fornire alcuni documenti relativi all’esecuzione di lavori negli anni scorsi e inoltre, attraverso tre distinte note ufficiali, hanno sottolineato di essere coinvolte nella vicenda quali «parti offese».
«Siamo assolutamente fiduciosi nel lavoro della magistratura e consapevoli, per quanto ci riguarda, di aver ben operato» è stato il commento del presidente di Autovie Venete, Maurizio Castagna, il quale ha poi spiegato che gli uffici della società hanno già fornito «tutta la
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documentazione richiesta dagli inquirenti» assicurando infine «massima disponibilità e collaborazione».
Le gare sulle quali la magistratura starebbe cercando di fare luce riguarderebbero la realizzazione della terza corsia e nello specifico i due sublotti e il lotto i cui lavori non sono ancora stati completati, ma non i tratti dove la corsia è già stata terminata.
Simile a quella di Autovie Venete è la posizione del gruppo Save, che spiega di aver ricevuto la richiesta di fornire della documentazione relativa «ad alcune gare d’appalto agli aeroporti Marco Polo di Venezia, Canova di Treviso e Valerio Catullo di Verona», gestiti da tre società della holding: rispettivamente Save, Aer Tre e Catullo. «Il gruppo risulta parte offesa nell’ambito del procedimento, come esplicitamente riportato nel decreto di acquisizione della documentazione del tribunale» sottolineano i vertici del gruppo.
«Naturalmente Cav offrirà la più ampia collaborazione agli organi inquirenti fornendo tutta la documentazione richiesta e le informazioni del caso» fa eco la presidente Luisa Serato, che come i vertici di Save sottolinea poi che la propria società risulta «vittima» degli eventuali illeciti che emergeranno dall’indagine.
Nel caso di Cav, la documentazione richiesta riguarderebbe
i lavori di manutenzione eseguiti sul passante di Mestre, ma non la sua costruzione, quindi tutti gli interventi realizzati dopo il 2009, anno di apertura della strada. Cav sarebbe da considerarsi estranea anche alle indagini relative all’affidamento degli appalti dato che, come spiegano i vertici aziendali, queste procedure vengono eseguite da ditte esterne.
«Parte offesa» si dichiara anche Autostrade per l’italia (Aspi), che a cavallo fra il Veneto e il Friuli Venezia Giulia è concessionaria di numerose tratte autostradali tra cui la Venezia-belluno e la Udine Sud-tarvisio. Aspi sottolinea inoltre in una nota che la procedura di aggiudicazione degli appalti pubblici «avviene tramite una commissione di gara nominata dal Ministero delle infrastrutture e trasporti, come previsto dalla normativa vigente».
«La società - aggiungono i vertici di Aspi - resta a disposizione degli organi inquirenti per fornire il massimo supporto e collaborazione».
Nessuna perquisizione né alcuna richiesta di documentazione sarebbe invece pervenuta da parte della Procura a Veneto Strade, nonostante la società che cura la manutenzione delle strade regionali e provinciali del Veneto compaia nel lungo elenco di imprese ed enti contattati dalla guardia di finanza. Una notizia, quest’ultima, che i vertici della società avrebbero appreso dagli organi di informazione.
Il nome di nessuno dei dirigenti o dei dipendenti delle cinque società, infine, sarebbe tra il centinaio che la Procura ha attualmente iscritto nel registro degli indagati.