Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Il monopattino multato «Pensavo a uno scherzo»
Il comandante dei vigili: agenti neo assunti, ma questo è il regolamento
«Mio figlio mi ha chiesto: papà ma ora devo andare in prigione?». Jacopo Caruti racconta come e perché i vigili l’hanno fermato e multato perché il figlio correva in monopattino.
«Mio figlio non stava correndo con il monopattino come un pazzo, in mezzo alla gente che affollava la Piazza, altrimenti mi avrebbero fermato e ripreso, giustamente, perché non tenevo sotto controllo mio figlio: noi andavamo a passo d’uomo». Jacopo Caruti è il papà veneziano multato perché il figlio di nemmeno 5 anni andava sul monopattino, una sera di settembre, in Piazza San Marco. «La persona generalizzata consentiva che il figlio minore utilizzasse un acceleratore di velocità (monopattino) in prossimità della piazzetta dei Leoncini» recita il testo del verbale di contravvenzione, con multa di 66,80 euro. La notizia ha invaso i social e sollevato una tempesta di polemiche e critiche contro i vigili urbani, con pochi commenti a loro sostegno. «Quando sono andato a ritirarla in posta, non potevo crederci» racconta il ristoratore Caruti, spiegando che è deciso a pagare la multa, anche se continua a pensare che quanto accaduto la sera del 19 settembre, non sia così giusto. «Io e mio figlio siamo usciti dalla mia osteria, che è proprio davanti a San Marco, volevamo fare il giro e passare vicino ai leoncini prima di andare a casa». Il piccolo era sul monopattino, a fianco del papà e vicino alla torre dell’orologio sono stati fermati dai vigili, che si sono rivolti a Caruti in inglese. «Quando hanno capito che ero veneziano mi hanno chiesto se non sapevo che è vietato andare in monopattino. Lo so che c’è un regolamento — racconta — ma noi andavamo a passo d’uomo e sì, mi sono stizzito, ma sono rimasto educato, non ho offeso nessuno, me la sono presa perché fermavano me e un bambino di neanche 5 anni, che poi mi ha chiesto se doveva andare in prigione».
L’attuale regolamento del Comune di Venezia vieta i monopattini in tutta la città, ma è in corso di approvazione in Consiglio comunale quello nuovo che li proibisce solo sopra i 10 anni e decreta anche la tutela di zone più delicate come San Marco e Rialto.
«È inutile girarci intorno — dice Caruti — se fossi stato zitto sarebbe andata diversamente. Rispetto il lavoro dei vigili, ci mancherebbe altro, ma a me queste cose non va di sentirle: in Piazza San Marco c’è la delinquenza,
” La critica di Caruti Inutile girarci intorno, se fossi stato zitto forse sarebbe andata diversamente
ci sono i venditori irregolari di tutte le nazionalità, cingalesi, bengalesi. E sì, se proprio vogliamo trovare il pelo sull’uovo, non si va in monopattino».
Il comandante dei vigili urbani di Venezia Marco Agostini, non parla di pelo sull’uovo, ma fa capire che non c’è stata la giusta flessibilità. «Il regolamento di polizia urbana vieta l’uso di monopattini nell’area marciana», dice Agostini. Che però spiega come i due agenti di polizia locale non avessero grande esperienza sul campo: uno era stato assunto da cinque giorni e l’altro da due mesi. «Dunque non avevano la necessaria flessibilità di chi ha trent’anni di esperienza alle spalle», aggiunge.
Quella sera Caruti, durante il diverbio, minaccia di lasciare la piazza con il bambino se i vigili non verbalizzano subito la multa. Gli agenti gli fanno notare che il suo comportamento si configura come una resistenza a pubblico ufficiale e finisce con tutti all’ufficio della polizia locale di San Marco. «In ufficio i vigili pensano che io li abbia derisi per il loro operato — dice Caruti — mi mostrano le cose che hanno sequestrato, io ho replicato che non vendevo monopattini e ho spiegato le motivazioni per le quali non ritenevo giusto quel trattamento. Poi mi hanno chiesto le generalità e le hanno scritte su un “postit”, perché non avevano la carta per fare il verbale. Sono uscito arrabbiato, ma pensavo fosse finita lì».
E invece due mesi dopo è arrivata la multa. Aggiunge: «Non perché sia veneziano e voglia un trattamento particolare, fossi stato colto in flagrante nel centro della piazza con il bambino che correva, avrei anche capito, ma ero sotto muro, a passo d’uomo, mi sembra eccessivo».
Sta di fatto che la multa è stata emessa e Caruti dovrà pagarla, anche se c’è chi fa notare che il cognome scritto sbagliato sull’intestazione (Caputi) potrebbe essere un appiglio per l’impugnazione. Resta il mare di polemiche che la notizia ha sollevato in città. «La città decida ciò che vuole — dice Agostini — quelle sono le regole nate dalla richiesta di dare una salvaguardia particolare alla piazza, si possono modificare ma deve essere il consiglio comunale a farlo».