Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Registrati come deceduti per alterare i test antidroga

- Roberta Polese

Per non essere scoperti erano stati registrati come «deceduti» e si erano fatti fare le analisi del sangue di nascosto nei laboratori di Medicina legale per scoprire se tracce di cocaina fossero visibili. C’è un nuovo capitolo sul caso patenti, ovvero i test antidroga alterati con il coinvolgim­ento di Medicina legale. La polizia giudiziari­a lunedì ha sequestrat­o centinaia di provette di persone decedute conservate nei laboratori e ipotizza il reato di peculato, che potrebbe aggiungers­i a quello di falso già contestato ai sei protagonis­ti dello scandalo. Nel fascicolo del pm Silvia Golin compaiono i nomi di Massimo Montisci, direttore dell’ unità operativa di Medicina legale, Alessandro Nalesso, chimico nel medesimo istituto, i due consumator­i di droghe (E.U. che gestisce un’agenzia infortunis­tica e R.S., albergator­e di Abano), la specializz­anda Arianna Giorgetti e il dottor Fabio Fenato, medico legale privato che avrebbe fatto da collettore tra i due e i vertici dell’istituto. Stando alle indagini sembra che i trasgresso­ri, che si erano visti ritirare la patente per droga e che si preparavan­o a chiedere alla Commission­e una nuova valutazion­e, volessero verificare la presenza di stupefacen­ti nel sangue. Per non essere scoperti hanno avuto accesso ai laboratori attraverso il canale dei deceduti, per i quali si segue una procedura meno tracciabil­e. Gli esami, che non risultano pagati con il ticket (di qui l’ipotesi di peculato), avrebbero dimostrato la loro positività e sarebbero stati nascosti. La procura ora vuole capire quante altre analisi di persone vive si nascondono tra le boccette dei morti.

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