Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Registrati come deceduti per alterare i test antidroga
Per non essere scoperti erano stati registrati come «deceduti» e si erano fatti fare le analisi del sangue di nascosto nei laboratori di Medicina legale per scoprire se tracce di cocaina fossero visibili. C’è un nuovo capitolo sul caso patenti, ovvero i test antidroga alterati con il coinvolgimento di Medicina legale. La polizia giudiziaria lunedì ha sequestrato centinaia di provette di persone decedute conservate nei laboratori e ipotizza il reato di peculato, che potrebbe aggiungersi a quello di falso già contestato ai sei protagonisti dello scandalo. Nel fascicolo del pm Silvia Golin compaiono i nomi di Massimo Montisci, direttore dell’ unità operativa di Medicina legale, Alessandro Nalesso, chimico nel medesimo istituto, i due consumatori di droghe (E.U. che gestisce un’agenzia infortunistica e R.S., albergatore di Abano), la specializzanda Arianna Giorgetti e il dottor Fabio Fenato, medico legale privato che avrebbe fatto da collettore tra i due e i vertici dell’istituto. Stando alle indagini sembra che i trasgressori, che si erano visti ritirare la patente per droga e che si preparavano a chiedere alla Commissione una nuova valutazione, volessero verificare la presenza di stupefacenti nel sangue. Per non essere scoperti hanno avuto accesso ai laboratori attraverso il canale dei deceduti, per i quali si segue una procedura meno tracciabile. Gli esami, che non risultano pagati con il ticket (di qui l’ipotesi di peculato), avrebbero dimostrato la loro positività e sarebbero stati nascosti. La procura ora vuole capire quante altre analisi di persone vive si nascondono tra le boccette dei morti.