Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
TEMPI (E RISPOSTE) ECCEZIONALI
Atempi eccezionali, risposte eccezionali. Lo si era detto a mo’ di spiegazione quando Lega (fu?) Nord e Movimento 5 Stelle sottoscrissero il contratto – già questa, di per sé, una modalità del tutto fuori dall’ordinario – per dare vita a un governo che non si era mai visto prima in Italia: forte di un consenso elettorale massiccio, garantito da un votante su due (il 32% abbondante dei 5 Stelle sommato al 17,3 raccolto da Salvini, entrambi risultati storici nelle proporzioni), salvo che non uno di quei 16 milioni e passa di elettori avrebbe mai immaginato, in partenza, che il suo consenso sarebbe andato a sostenere l’alleanza più inedita della storia politica tricolore. C’era una logica di emergenza nazionale, sottostante a quel contratto di governo, in nome della quale i due contraenti si impegnavano a superare le evidenti distanze dei programmi originari a proposito di molte questioni cruciali, cominciando dalle politiche economiche. A sei mesi di distanza, quello spirito dei tempi sembra avere generato, per reazione, forze uguali e contrarie altrettanto sorprendenti.
Viene da pensarlo leggendo le cronache dal congresso regionale della Cgil, il sindacato rosso per eccellenza.
Qui si è presentato il capo dei «paroni» Matteo Zoppas, presidente regionale di Confindustria, rivelando al mondo come due soggetti strutturalmente antagonisti possano condividere la sostanza di una «piattaforma per il lavoro» che guarda in direzione opposta rispetto alle politiche messe in atto dal governo gialloverde, a cominciare dal quel reddito di cittadinanza verso il quale l’ostilità è netta e ampiamente condivisa. A tempi eccezionali, risposte eccezionali: il fatto che il leader degli industriali e il segretario generale della Cgil, almeno nel Veneto, si trovino in forte sintonia su temi che in epoche normali costituirebbero terreno di scontro dialettico, rappresenta l’ennesima dimostrazione concreta del malessere che sta attraversando il «nocciolo duro» del Pil italiano. Qui a Nordest è il mondo della manifattura, nel suo complesso, a farsi opposizione reale rispetto al governo del Paese. Lo ha ben sintetizzato Christian Ferrari, numero uno del sindacato: «Penso che ci siano temi importanti di strategia industriale da condividere con Confindustria e magari incalzare insieme su questi la politica». Potrebbe essere un ottimo incipit per un «manifesto dei produttori» capace di guardare oltre gli storici steccati e le incrostazioni create dalla contrapposizione sindacale. Il vento rigido che dal Nord soffia in direzione di Roma alimenta anche una rinnovata voglia di piazza. Gli artigiani uniti, sospinti dalle organizzazioni di categoria che operano nella Pianura Padana, hanno già individuato una data – il prossimo 13 dicembre – per manifestare pubblicamente il loro dissenso verso quello che definiscono «il partito della decrescita irresponsabile». Un preavviso ai governanti che rimbomba minaccioso: lassù al Nord qualcuno si è stancato, e sarà difficile liquidarlo sbrigativamente come il solito nemico del cambiamento.