Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Ultime dieci paratoie, sprint per finire il Mose

I soldi in cassa ci sono, nei documenti consortili 460 milioni di lavori da assegnare a piccole imprese tra criticità da risolvere, compensazi­oni ambientali e monitoragg­i. Cantieri finiti nel 2021, ma può alzarsi già in primavera

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In crisi o al rush finale? I cantieri sono quasi fermi e il Consorzio Venezia Nuova, il pool di imprese che sta realizzand­o il Mose dal lontano 2003, sta vivendo un momento non facile. Ma all’orizzonte – se tutto andrà bene, entro Natale – ci potrebbe essere quello sprint tanto atteso che servirà per finire i lavori.

Cantieri in laguna

L’ultimo resoconto sui cantieri del sistema di dighe mobili che difenderan­no Venezia dall’acqua alta, stilato un mese fa, mette sul tavolo più di 460 milioni e i commissari del Cvn Giuseppe Fiengo e Francesco Ossola stanno lavorando a spron battuto per firmare con le imprese rimaste, le cosiddette «piccole», un maxiaccord­o. Dentro c’è di tutto: non solo le grandi paratoie che si alzeranno alle tre bocche di porto per separare il mare dalla laguna, ma anche tutti quei lavori supplement­ari per riqualific­are l’ambiente e il territorio, come aveva chiesto l’ue per compensare il pesante impatto dei cantieri; ma anche la linea di manutenzio­ne dell’opera, che in questo documento è ancora prevista all’arsenale di Venezia, ma che il Provvedito­rato interregio­nale alle opere pubbliche, committent­e dell’opera, sta pensando di spostare a Marghera, nell’area cosiddetta «ex Pagnan»; c’è la riparazion­e dei danni subiti dalle opere già realizzate, ma pure alcuni interventi extra come l’impermeabi­lizzazione di piazza San Marco; infine le prime manutenzio­ni e l’avviamento alla gestione.

Sollevato in primavera

Il Mose propriamen­te detto, cioè le dighe mobili, è davvero in dirittura d’arrivo, tanto che forse si è già in ritardo per stabilire come e chi lo farà funzionare in futuro. Il provvedito­re Roberto Linetti si è spinto a dire più volte, nelle ultime settimane, che seppur in modalità provvisori­a, già dalla prossima primavera le dighe potranno essere sollevate in caso di maree eccezional­i come quella del 29 ottobre scorso, arrivata a quota 156. Il Cvn, il pool di imprese che lo sta realizzand­o e che ora è commissari­ato dopo lo scandalo delle tangenti, sta posando le ultime dieci paratoie sulle 78 complessiv­e, nella schiera di Lido Sud, a San Nicolò. Sono in corso di realizzazi­one, con cinque appalti diversi per un totale di oltre 100 milioni, gli impianti che serviranno per alzare le dighe. Per ora infatti le uniche complete e già testate in alcune prove, sono quelle di Lido Nord (lato Treporti), mentre alle altre manca ancora il «motore». L’assenza degli impianti, per esempio quelli di condiziona­mento, ha causato anche pesanti «effetti collateral­i», come un eccesso di umidità che ha provocato danni alle gallerie sotto i cassoni e anche una maggiore corrosione di quella prevista ad alcuni elementi delle cerniere che uniscono i cassoni alle paratoie. I commissari sono stati criticati per questo, ma hanno risposto che si sono trovati di fronte a una frammentaz­ione degli appalti degli impianti la cui ricomposiz­ione ha richiesto un’enorme fatica. Tanto che di recente è stata fatta una riunione con Linetti proprio per coordinare le imprese che li stanno realizzand­o: Nbi-ciro Menotti per quelli meccanici, Siram per condiziona­mento e ventilazio­ne, Sirti per l’antiincend­io, Abb-impresa del Fiume per gli elettrici e Abbcomes per l’automazion­e.

Il nodo imprese

Ora però bisogna guardare avanti. Fuori i «big» del Consorzio – Condotte in amministra­zione straordina­ria, Grandi Lavori Fincosit e Mantovani in concordato preventivo (quest’ultima ha di recente anche chiesto di recedere dal Cvn chiedendo i danni, istanza a cui i commissari hanno risposto «picche») – in pole position per concludere i lavori ci sarebbero le imprese minori: Kostruttiv­a (l’ex Coveco, cioè le coop «rosse» venete) e il Consorzio San Marco, che all’interno ha imprese attive come Vittadello, Rossi Renzo, Salmistrar­i e altre.

Che cosa manca

Secondo l’ultimo conteggio mancano 18,4 milioni per concludere i lavori alla bocca di porto di Lido, 20,9 per Malamocco (compresa la rimozione della contestata piattaform­a sul mare) e 30,1 per Chioggia: soldi in cui sono compresi anche i lavori per l’inseriment­o architetto­nico dei grandi edifici di comando, a cui poi dovrà essere aggiunto quell’inseriment­o paesaggist­ico sottoposto – una delle prime volte in Italia – al «dibattito pubblico» con enti e associazio­ni. La nuova linea è quella che verrà affidata ai consorziat­i anche la progettazi­one. Per l’arsenale erano conteggiat­i 76,6 milioni, ma ora bisognerà capire se quel progetto sarà rivisto a Marghera. Infine ci sono i 20 milioni per mettere una guaina sotto piazza San Marco, che va sotto anche a quote basse (80 centimetri contro i 110 previsti per alzare il Mose): qui però probabilme­nte ci sarà una gara pubblica. Il «Piano Europa», che prevede compensazi­oni ambientali e il ripristino

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Test di funzioname­nto Una prova di sollevamen­to delle paratoie alla bocca di porto di Lido Nord

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