Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Ritorno ai campi, business e valori: «La scelta green stimola i giovani»

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Consorzi di piccoli agricoltor­i che si uniscono per gestire un laboratori­o dove produrre snack. C’è chi mette i cerali o le crusche antiche, chi il miele, chi le mele essiccate, chi l’uva sultanina. Ma anche le focacce distribuit­e in monoporzio­ni nei distributo­ri delle merendine, a scuola. Sono due immagini, due visioni dell’agricoltor­e del futuro proposte da Daniele Salvagno, veronese, presidente regionale della Coldiretti. Un profession­ista dell’agricoltur­a: produttore di olio veneto Dop, titolare di un’azienda leader che fa anche vino, esperto di marketing, oggi è affiancato nell’associazio­ne di categoria da una squadra di dirigenti con l’età media di 40 anni in rappresent­anza di oltre 70mila associati, che coltivano una superficie di 400 mila ettari e generano un valore pari a circa 2,5 miliardi.

Un movimento economico in espansione: il «ritorno alla terra» è un trend chiarissim­o. Molto spesso sono i giovani a impegnarsi in queste attività, sia per le opportunit­à di business, sia per i valori sani ed etici che le produzioni a chilometro zero portano intrinseci. «Il cibo ormai è una frontiera - dice Salvagno -. L’attenzione al green è di stimolo per i giovani, che trovano occupazion­e e fanno scelte di vita sane. Negli ultimi tempi sono nate nuove attività, da chi coltiva zafferano in alta montagna per gli agri-chef ai nuovi produttori di olio e vino. Ma la verità è che cambia il mondo dell’alimentazi­one, si mangia sempre meno a casa e sempre di più fuori. Ecco perché l’agricoltur­a deve iniziare a specializz­arsi nelle microlavor­azioni. Non possiamo vendere solo il prodotto del campo, dobbiamo mettere sul mercato prodotti unici e di alto valore».

Corollario sono i due esempi degli snack e delle focaccemer­endine. «Ma penso anche alla montagna - incalza Salvagno, che nei cinque anni di mandato vuole cambiare alcune prospettiv­e -: gli alpeggi e le malghe devono tornare a vivere, durante tutto l’anno. Solo un terzo del latte di montagna veronese viene trasformat­o in formaggio, bisogna portare questo valore al 5070%. C’è anche la partita del fieno, sempre più usato nei centri benessere. Dobbiamo produrlo e venderlo al giusto prezzo. E do un consiglio ai papà e agli zii: se un nipote o un figlio vuole investire in agricoltur­a, aiutatelo». (m.p.)

Salvagno (Coldiretti) Il cibo ormai è una frontiera e l’agricoltor­e deve puntare a prodotti unici

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