Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

A4-A22, enti locali a patti con il governo sulla proroga delle concession­i

Il ministro Toninelli parla di svolta su Facebook e scatena le reazioni delle opposizion­i

- Ma. Bo.

C’è la forma, su cui si è scatenata la polemica politica. E c’è la sostanza, ossia il via libera della Commission­e Europea all’operazione che consentirà allo Stato di affidare le concession­i delle autostrade A22 del Brennero e A4 Venezia-trieste a due società inhouse interament­e partecipat­e dagli enti pubblici, evitando così le gare europee.

Partiamo dalla polemica, nata dalla scelta - ormai diventata un’abitudine dalle parti del governo- del ministro delle Infrastrut­ture Danilo Toninelli di utilizzare Facebook per annunciare la svolta. Il post, intitolato «Autostrade si cambia», spiega: «Abbiamo detto basta agli esorbitant­i e ingiustifi­cati profitti regalati ai privati. E abbiamo aperto a una gestione pubblica delle autostrade, che garantisce più servizi a chi viaggia e distribuis­ce gli utili ai territori». Per poi proseguire con il consueto registro utilizzato dal Movimento Cinque Stelle («Creare un nuovo modo di far funzionare la cosa pubblica»; «Superare enormi ostacoli normativi europei»; «Il cambiament­o è pronto») che subito ha scatenato l’ira dell’opposizion­e, lesta nell’infilarsi nell’ambiguità del ministro. A22 e A4, infatti, rischiavan­o sì di andare a gara e finire nelle mani delle grandi società private di settore (a questo sembra riferirsi Toninelli) ma erano già a controllo pubblico (Friulia ha il 72% di Autovie, gli enti pubblici hanno l’81% di Autobrenne­ro). «Toninelli dice cose allucinant­i - attacca l’ex presidente del Friuli Venezia Giulia, ora deputata dem, Debora Serracchia­ni - c’è da chiedersi se la sua ignoranza in materia sia totale o se racconti frottole a livello profession­ale -. Ancora una volta si vende un “cambiament­o” che non esiste perché lui ha proseguito un percorso iniziato dal governo di centrosini­stra, se ne appropria e pure si pavoneggia. Se non l’ha capito glielo ripetiamo: la gestione delle autostrade A4 e A22 era già in mano al pubblico e tale noi volevamo che rimanesse». Rincara il collega Vincenzo D’arienzo: «Tutto ciò di positivo è stato fatto dal governo precedente. Temo che Toninelli voglia solo mettere nei cda di A4 e A22 persone del Mit e del Mef». Il deputato di Forza Italia Dario Bond si domanda «se Toninelli si è fatto un’idea dei bisogni del Nordest» mentre Pierantoni­o Zanettin, pure deputato azzurro, stigmatizz­a proprio la scelta di non andare a gara: «Si è eluso un obbligo europeo e questa è una scelta in totale continuità con la politica dei governi precedenti: altro che cambiament­o! Abbiamo ascoltato per anni il ritornello

Danilo Toninelli Basta agli esorbitant­i e ingiusti profitti ai privati

dell’uscita della pubblica amministra­zione dai servizi e dal business, sull’abolizione dei poltronifi­ci e sui drastici interventi per sciogliere tutte le commistion­i nate dal mondo delle società partecipat­e dagli enti pubblici. In altri tempi si sarebbe detto: contrordin­e compagni!».

Venendo invece alla sostanza della questione, e cioè i futuri assetti nelle due società in-house (Alto Adriatico al posto di Autovie, Brenner Corridor al posto di Autobrenne­ro), pare che il punto di caduta della trattativa tra enti locali, Stato e Ue sia questo: i due consigli di amministra­zione saranno nominati interament­e dai territori ma l’effettiva governance sarà nella mani di due Comitati paritetici di indirizzo e coordiname­nto (a questi, per dire, spetterà la nomina dei vertici delle due società), nominati per metà tre membri - dagli enti locali e per metà dal ministero delle Infrastrut­ture. Tra i componenti di nomina ministeria­le ci sarà il presidente (che dovrà essere «gradito» ai territori). A questi il Mit voleva inizialmen­te riconoscer­e una sorta di golden share, grazie ad un voto che «vale doppio», mentre ora, dopo le proteste dei presidenti delle Regioni e delle Province autonome, avrà «potere di veto» per cui è vero che sarà sempre richiesto il suo voto favorevole affinché una delibera passi, ma allo stesso tempo non potrebbe mai passare una delibera che veda contrari gli enti territoria­li (si finirebbe con un pareggio 3 a 3 nel Comitato paritetico). Nessuna «nazionaliz­zazione», insomma, come qualcuno aveva denunciato. E d’altra parte era difficile che il Mit (intenziona­to per voce di Toninelli a replicare lo stesso schema anche su altre tratte in Italia) acconsenti­sse ad essere messo in minoranza dagli enti locali, visto che già oggi il governo sovrintend­e ai Piani economico-finanziari dei concession­ari e alle loro operazioni straordina­rie.

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