Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
«Le intercettazioni? Prova del complotto contro la mia persona»
Bitonci: «Il governo tramava sulla Prandina»
Sono passati poco più di due anni da quando, nella notte tra l’11 e il 12 novembre del 2016, l’allora sindaco leghista Massimo Bitonci dovette abbandonare la poltrona più alta di Palazzo Moroni, conquistata neanche trenta mesi prima, perché sfiduciato da 17 consiglieri comunali, di cui 5 della sua maggioranza. Bitonci, oggi, è sottosegretario all’economia nel governo gialloverde presieduto da Giuseppe Conte. E malgrado il ruolo di capogruppo del Carroccio nel parlamentino padovano, segue con un certo distacco quanto succede in città. Ma non ha ancora digerito quella «congiura di palazzo» che lo costrinse a mollare senza nemmeno essere giunto a metà del suo mandato.
«Lo ripeto per l’ennesima volta. Fu una vera e propria congiura di palazzo – sbotta Bitonci – E i gravissimi fatti che continuano ad emergere non fanno che darmi ragione». Il sottosegretario padano si riferisce all’inchiesta in atto sulla gestione dell’accoglienza dei profughi all’ombra del Santo, che vede l’ex viceprefetto vicario Pasquale Aversa indagato per i suoi rapporti troppo «confidenziali» con la cooperativa sociale Ecofficina-edeco, e soprattutto a un’intercettazione telefonica, registrata il 23 ottobre del 2015, nella quale lo stesso Aversa sostiene che l’allora ministro dell’interno, Angelino Alfano, «vorrebbe che ci fosse qualche punto nevralgico (di migranti a Padova, ndr) per dar fastidio a Bitonci». Proprio nell’estate di quell’anno, nonostante la contrarietà del primo cittadino in carica, l’ex caserma Prandina di corso Milano era stata trasformata in un hub per richiedenti asilo. «È inaccettabile che un ministro e un viceprefetto vicario, non eletti da nessuno, tramino alle spalle di un sindaco democraticamente eletto e si mettano d’accordo per dargli fastidio. La verità – dice Bitonci – è che il governo di allora, guidato dal Pd, se le è inventate tutte per indebolire la mia azione amministrativa fino a farmi cadere. Prima aprendo una tendopoli per i profughi in centro città, unico caso in Italia, e poi costringendo alle dimissioni il commissario prefettizio che aveva preso il mio posto, Michele Penta. Guarda caso – ricorda l’ex sindaco – proprio mentre stava per firmare l’accordo di programma sul nuovo ospedale a Padova Est». Un accordo, quello per il doppio polo medico sanitario, che secondo Bitonci sarebbe potuto arrivare molto prima: «Come tutti sanno – evidenzia il sottosegretario – il progetto è stato ideato e avviato dalla mia amministrazione. E il Pd, tramite gli esposti finiti nel nulla dell’allora deputato Alessandro Naccarato, ha fatto di tutto per bloccarlo».