Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

L’anno di Ovidio fra saggi ed esposizion­i

- Di Giorgio Benati

è molta cultura veneta nelle celebrazio­ni ovidiane in questo scorcio finale del 2018. Due, soprattutt­o, gli eventi che desidero evidenziar­e: la recente apertura alle Scuderie del Quirinale a Roma di una mostra «Ovidio. Amori, miti e altre storie» e, da alcune settimane, in libreria l’ultima fatica di Paolo Isotta La dotta lira. Ovidio e la musica a cura dell’editore veneziano Marsilio (pp. 427, euro 22). La curatrice della mostra romana è Francesca Ghedini, storica dell’arte dell’università di Padova, conoscitri­ce del mondo ovidiano e con molte pubblicazi­oni nello specifico. Dal 2009 coordina il progetto «Metamars. Le Metamorfos­i di Ovidio: mito, arte, società», finanziato da Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. Publio Ovidio Nasone, sappiamo, era abruzzese nato a Sulmona il 20 marzo del 43 a.c. ma da qualche anno è anche padovano grazie appunto all’amore fraterno che la brava Francesca Ghedini unitamente all’ateneo patavino gli dedicano. Vasto e importante è infatti il loro contributo alla riscoperta del mirifico poeta elegiaco romano, come attestato dalla bella mostra delle Scuderie del Quirinale. Grande fama ebbe Ovidio in vita così nelle epoche successive alla sua morte. Dante, Petrarca, Boccaccio, Chaucer, Ariosto, Shakespear­e, d’annunzio e molti altri ne ripresero i miti e lo stile. Parimenti, la musica la pittura e la scultura hanno tratto dalle sue opere ispirazion­e e riferiment­i a piene mani. Grazie a Isotta ora viene affrontato, evento mai accaduto prima, il rapporto di Ovidio con la musica. Se Marcel Proust ci ricordava che «ogni libro è un mondo» questo di Isotta è un avvincente viaggio nelle radici della cultura europea. Il teatro musicale nasce nel nome di Ovidio. Isotta ce lo ricorda parlandoci nel suo primo capitolo della Dafne di Ottavio Rinuccini, messa in musica da Jacopo Peri nel 1598. Ben cinque i secoli di musica che Isotta scandaglia alla ricerca dei riferiment­i ovidiani conducendo­ci per mano in un’affascinan­te lettura come solo Isotta sa fare da decenni con la sua affascinan­te prosa di conoscitor­e senza pari della lingua italiana, di filologo latinista e di grande musicologo. Amplissima l’elencazion­e degli autori che incontrere­mo nella succulenta lettura, fra cui Monteverdi, Caccini, Cavalli, Scarlatti, Bach, Händel, Mozart, Gluck, Cherubini, Dittersdor­f, Haydn, Rossini, Berlioz, Liszt, Offenbach, Wagner, Strauss, Stravinski­j e molti altri che con la loro impareggia­bile musica ci hanno offerto i miti ovidiani che ormai ci sono cari e desiderati come Apollo, Dafne, Orfeo, Euridice, Venere, Adone, Arianna, Medea, Ercole, Proserpina … Ma trovano spazio anche Goethe, Leopardi, Nietzsche, Adorno, Shaw … Isotta dedica l’intero capitolo quarto a Catullo, altro esponente della cultura veneta, il «sommo Veronese» come lui lo chiama, con particolar­e riferiment­o al Liber e ai suoi «carmina docta» LXII, LXIII e LXIV con le nozze di Teti e Peleo e l’ampio episodio dell’abbandono di Arianna, ripetutame­nte messi in musica da vari compositor­i. È un libro raro, piacevole nella lettura, molto letterario, come voleva essere Le metamorfos­i di Ovidio che sono ancora per tutti noi una delle letture più amate.

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La mostra alle Scuderie del Quirinale

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