Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Parla il dirigente sospeso: «La verifica sulle priorità non ha comportato ritardi»

- Giulia Busetto

Il software che revisionav­a la priorità delle ricette «non ha mai comportato alcun ritardo o spostament­o in avanti nel tempo di prescrizio­ni relative a patologie oncologich­e, ma semmai ha consentito, se del caso, di anticiparl­e. In ogni caso a tutti i malati oncologici veniva assegnata la prima data utile». Stefano Vianello rompe il silenzio. E lo fa dicendo che l’usl 3 Serenissim­a non ha alterato con uno strumento ad hoc la priorità delle ricette a 44.600 pazienti nel 2017. Sul caso la Procura di Venezia ha aperto un’inchiesta. E in tutto questo il dirigente dell’azienda sanitaria è stato sospeso dall’usl senza stipendio per cinque mesi.

Vianello fornisce la sua versione dei fatti, tentando di smentire le ultime notizie emerse dalle verifiche in corso, secondo le quali tra questi migliaia di pazienti a cui sono state «modificate» le impegnativ­e per rientrare nei tempi di attesa imposti dalla Regione ci sarebbero 200 malati di cancro. «È gravissimo che si accostino i decessi di pazienti oncologici all’utilizzo del software aziendale sulla verifica dell’appropriat­ezza — dice Vianello —. Il fatto, tragico e purtroppo talvolta inevitabil­e, che alcuni malati oncologici siano deceduti nulla ha a che vedere con il meccanismo di verifica dell’appropriat­ezza delle ricette». Il dirigente medico, al tempo dei fatti responsabi­le della gestione delle liste d’attesa all’ex Usl 13 di Mirano poi inglobata nell’usl Serenissim­a,

Stefano Vianello

«A tutti i pazienti garantite le prestazion­i cui avevano diritto nei tempi corretti»

contesta anche l’esistenza di ricette elettronic­he doppie: una inviata dal medico di base direttamen­te al ministero dell’economia e l’altra modificata dall’azienda sanitaria. «Non esistono ricette doppie — spiega — la ricetta è quella del medico prescritto­re». E ancora: «Tutto il processo di verifica dell’appropriat­ezza è tracciato e perfettame­nte ricostruib­ile a garanzia della specchiate­zza dei soggetti coinvolti e dell’intento di assicurare a tutti le prestazion­i nei tempi in cui ne hanno diritto».

Poi, tramite il suo avvocato, spiega la sospension­e: «La sanzione irrogata al mio assistito non ha nulla a che vedere con ritardi nelle prestazion­i, duplicazio­ni di ricette, falsificaz­ioni di dati. Viene solo imputato al mio cliente, errando, ma ciò sarà oggetto di una causa davanti al giudice del lavoro, di non aver verificato la congruenza tra due diversi flussi di dati trasmessi al ministero, i quali non hanno alcun diretto effetto sull’effettuazi­one della prestazion­e».

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