Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
I vicini: «Impossibile sia stato lui. Era un padre premuroso e gentile»
Erano tornati dalla Puglia 15 anni fa e da Marano Vicentino non si erano più mossi. Angelo Lavarra e Anna Filomena Barretta per i condòmini erano una coppia esemplare. Pacati e apprezzati: lei con un sorriso per tutti al supermercato Carrefour di Thiene, dove lavorava, lui guardia giurata alla Civis di Vicenza. «Mai un urlo o qualcosa che sbatte, mai un litigio», assicurano i vicini: Lavarra viene ritratto come un uomo gentile che la domenica portava le figlie a messa e qualche volta a mangiare un gelato in centro. Dopo le manette il sentimento che prevale, oltre al dolore e allo sconcerto, è l’incredulità: «Non posso crederci, non può essere stato lui».
Nel condominio di Marano la famiglia abitava al secondo piano. «Vivo qui da nove anni, li incontravo sulle scale e non è che ci dicessimo molto: ma devo dire che mi sono sempre sembrate persone molto tranquille e gentili — racconta una signora straniera che vive in un appartamento sullo stesso livello —. Non ci credo, non può essere stato lui». Barbara Pierantoni, che vive all’ultimo piano col marito e i figli, si è trasferita qui «lo stesso anno in cui sono arrivati loro». «Ricordo Anna Filomena in gravidanza, i nostri figli hanno più o meno le stesse età — rivela —. Sono incredula, era una famiglia normalissima: non ricordo di aver mai sentito nemmeno un urlo provenire da quella casa. Lui ogni tanto veniva nella pasticceria che gestisco in centro con le figlie, mangiavano un gelato». Angelo Lavarra era conosciuto, di vista, anche in canonica: più di un parrocchiano assicura che il 43enne ogni domenica sera andava a messa con le figlie. Ma anche Anna Filomena viene descritta come «una persona solare». «La incontravo al supermercato dove lavorava da molti anni e aveva sempre una battuta, un complimento pure per i miei nipoti», racconta Florinda, la madre di Barbara Pierantoni.
«Da qualche tempo però la signora appariva molto seria — riporta un ragazzo che vive nello stesso palazzo — prima mi salutava, da un paio di mesi sembrava distratta e preoccupata». In Comune la preoccupazione principale sono le due figlie. «Con l’arresto la situazione è cambiata, non c’è più un genitore che le possa accudire. Sul caso stanno lavorando gli assistenti sociali comunali e gli psicologi dell’usl 7 — dichiara il sindaco Marco Guzzonato —. Dopo quanto accaduto alla madre erano ospitate con il padre da alcuni vicini, ora si sta cercando la soluzione migliore».