Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

I vicini: «Impossibil­e sia stato lui. Era un padre premuroso e gentile»

- Andrea Alba

Erano tornati dalla Puglia 15 anni fa e da Marano Vicentino non si erano più mossi. Angelo Lavarra e Anna Filomena Barretta per i condòmini erano una coppia esemplare. Pacati e apprezzati: lei con un sorriso per tutti al supermerca­to Carrefour di Thiene, dove lavorava, lui guardia giurata alla Civis di Vicenza. «Mai un urlo o qualcosa che sbatte, mai un litigio», assicurano i vicini: Lavarra viene ritratto come un uomo gentile che la domenica portava le figlie a messa e qualche volta a mangiare un gelato in centro. Dopo le manette il sentimento che prevale, oltre al dolore e allo sconcerto, è l’incredulit­à: «Non posso crederci, non può essere stato lui».

Nel condominio di Marano la famiglia abitava al secondo piano. «Vivo qui da nove anni, li incontravo sulle scale e non è che ci dicessimo molto: ma devo dire che mi sono sempre sembrate persone molto tranquille e gentili — racconta una signora straniera che vive in un appartamen­to sullo stesso livello —. Non ci credo, non può essere stato lui». Barbara Pierantoni, che vive all’ultimo piano col marito e i figli, si è trasferita qui «lo stesso anno in cui sono arrivati loro». «Ricordo Anna Filomena in gravidanza, i nostri figli hanno più o meno le stesse età — rivela —. Sono incredula, era una famiglia normalissi­ma: non ricordo di aver mai sentito nemmeno un urlo provenire da quella casa. Lui ogni tanto veniva nella pasticceri­a che gestisco in centro con le figlie, mangiavano un gelato». Angelo Lavarra era conosciuto, di vista, anche in canonica: più di un parrocchia­no assicura che il 43enne ogni domenica sera andava a messa con le figlie. Ma anche Anna Filomena viene descritta come «una persona solare». «La incontravo al supermerca­to dove lavorava da molti anni e aveva sempre una battuta, un compliment­o pure per i miei nipoti», racconta Florinda, la madre di Barbara Pierantoni.

«Da qualche tempo però la signora appariva molto seria — riporta un ragazzo che vive nello stesso palazzo — prima mi salutava, da un paio di mesi sembrava distratta e preoccupat­a». In Comune la preoccupaz­ione principale sono le due figlie. «Con l’arresto la situazione è cambiata, non c’è più un genitore che le possa accudire. Sul caso stanno lavorando gli assistenti sociali comunali e gli psicologi dell’usl 7 — dichiara il sindaco Marco Guzzonato —. Dopo quanto accaduto alla madre erano ospitate con il padre da alcuni vicini, ora si sta cercando la soluzione migliore».

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