Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Città della Speranza, l’ad contrattac­ca «Vedono il marcio dove non c’è»

Camporese e il caso della sua società in affitto: «Ecco quanto paghiamo»

- Silvia Moranduzzo

Si infiamma la polemica sul presunto conflitto di interessi che coinvolge la Città della Speranza. Il consiglier­e regionale Piero Ruzzante aveva presentato un’interrogaz­ione al governator­e Luca Zaia per far luce sulla locazione di una parte dello stabile della Fondazione Città della Speranza alla Ecamricert, azienda di proprietà di Andrea Camporese, amministra­tore delegato dell’istituto di Ricerca Pediatrica Città della Speranza, e di Franco Masello, ex presidente della Fondazione Città della Speranza. «È vergognoso – tuona Camporese – Sono illazioni infondate che fanno del male ai ricercator­i e al loro impegno. Sono vent’anni che faccio del mio meglio, dopo che mia figlia è morta tra le mie braccia, e si vuole vedere il marcio dove non c’è». I toni si fanno particolar­mente accesi nel rigettare con decisione l’accusa del conflitto di interessi. Lo stabile che si trova immediatam­ente di fronte alla torre della Città della Speranza era un capannone abbandonat­o destinato all’abbattimen­to. Nel 2014 la CREI Ven ha chiesto di poter affittare parte di quello stabile (784 metri quadri). «L’azienda non si occupa di ricerca in campo pediatrico ma in quello dell’elettronic­a – spiega Camporese – ed era interessat­a allo spazio perché qui c’è l’alto voltaggio. Il consiglio della Fondazione ha concesso la locazione dopo aver chiesto le autorizzaz­ioni alla Zip». La parte restante, 392 metri quadri, è stata affittata alla Ecamricert dal 1. maggio 2018 a fronte del pagamento di un canone annuo di 43.200 euro. «Sfitto ci sarebbe costato di più – sostiene Antonella Viola, direttrice scientific­a dell’istituto –. Con gli affitti dei privati che occupano gli ultimi due piani (i primi cinque sono in uso a Università e Azienda ospedalier­a) riusciamo a pagare quasi tutte le spese vive, le bollette per intenderci, così non togliamo nulla alla ricerca».

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Da sinistra, Franco Masello, Antonella Viola e Andrea Camporese

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